di
Leonard Berberi

Il 16 gennaio «Starship» si è disintegrato dopo il lancio. Migliaia di detriti sono caduti in un’area piena di jet in volo. Tre di loro hanno dichiarato «Mayday». Cosa dicono i documenti della Faa

Il 16 gennaio scorso i detriti infuocati del razzo di SpaceX — esploso pochi minuti dopo il decollo — hanno rischiato di colpire ad altissima velocità tre aerei (due di linea e un jet privato) in volo nell’area, mettendo «potenzialmente» in pericolo le vite di circa 450 persone a bordo. E mentre i controllori dei centri radar cercavano di tenere tutti alla larga dalla zona interessata dalla caduta dei pezzi, un equipaggio ha dichiarato «Mayday», altri due hanno annunciato «l’emergenza carburante» e c’è stato un avvicinamento pericoloso tra un paio di velivoli, nel caos improvviso.

I documenti

«Il successo è incerto, il divertimento garantito», ha scritto su X (l’ex Twitter) Elon Musk, proprietario di SpaceX e del social network, commentando l’intoppo e corredandolo del video dei detriti. Ma l’evento — emerso per la prima volta sul Wall Street Journal e confermato dai documenti della Federal aviation administration statunitense — ha fatto arrabbiare, e non poco, le compagnie aeree che volano nell’area, stando a quanto spiegano al Corriere due dirigenti di altrettante aviolinee.



















































L’incidente

Quel 16 gennaio «Starship» avrebbe dovuto lambire la Terra per poi atterrare nell’Oceano Indiano. Ma il razzo è esploso poco dopo il decollo (avvenuto alle 17.38 locali, le 23.38 ora italiana) del suo settimo volo di prova dal Texas meridionale. I detriti, ad altissima velocità, hanno iniziato a cadere in una zona con un intenso traffico tra la Florida e le isole caraibiche. L’analisi del Corriere sui movimenti di quel giorno mostra che almeno 23 velivoli commerciali e privati stavano volando sopra quota 20 mila piedi (6.096 metri) nelle tre aree di «pericolo» secondo la mappa ufficiale della Faa.

I tre voli interessati

Tra questi c’erano anche gli aerei di JetBlue (un Airbus A321) e Iberia (un Airbus A330) in rotta verso Porto Rico. I velivoli sono prima entrati nel cosiddetto «circuito di attesa» per evitare i detriti — caduti per 50 minuti —, poi si sono ritrovati a corto di carburante. Stessa sorte è toccata anche a un Gulfstream G550 decollato da New York. «Se volete andare a San Juan (Porto Rico, ndr) lo potete fare a vostro rischio e pericolo», ha detto un controllore di volo all’equipaggio JetBlue (volo 561, partito da Boston) quella sera di gennaio, mentre i passeggeri potevano vedere dai finestrini le scie luminose.

L’«emergenza carburante»

In tutte e tre le circostanze i piloti hanno dichiarato l’«emergenza carburante» e hanno attraversato una delle tre zone temporaneamente interdette al volo, stando ai documenti. I controllori del traffico aereo di Porto Rico hanno chiesto ai velivoli interessati di allontanarsi (se avevano cherosene sufficiente) o di restare in attesa a distanza di sicurezza dalla caduta dei detriti. È in questi minuti che due dei jet gestiti sono finiti per volare un po’ troppo vicini tra loro, tanto da costringere a un intervento urgente per evitare una collisione.

21 dic 2025

Le zone di interdizione

La Faa ha creato zone temporanee di interdizione al volo («Debris response areas») che vengono individuate prima del lancio di un razzo e attivate «dopo la conferma di un malfunzionamento di un veicolo spaziale, con la presenza di detriti non previsti in grado di mettere a rischio gli aeromobili», spiega l’autorità sul proprio sito. L’interdizione resta in vigore «fino a quando i detriti del veicolo di lancio non sono caduti al suolo». Solo al momento dell’attivazione i centri radar comunicano agli aerei di dirigersi altrove o di attendere nella posizione in cui si trovano.

Il ritardo nella segnalazione

Stando ai documenti depositati dai vari protagonisti, SpaceX non avrebbe informato subito la Faa dell’esplosione. Quanto alle zone di interdizione, queste sono state attivate quattro minuti dopo che Starship ha smesso di fornire dati in tempo reale. Un quarto d’ora dopo l’esplosione, la società di razzi ha segnalato all’ente federale dell’aviazione Usa che il mezzo — lungo 120 metri, con un diametro di 9 metri e un peso di 5 mila tonnellate — si stava disintegrando. Un vuoto «informativo» che ha portato i controllori di Miami a venire a conoscenza dell’evento dai piloti che vedevano i detriti.

21 dic 2025

Le repliche

Da JetBlue fanno sapere che tutti i suoi aerei hanno evitato le zone in cui i detriti erano stati segnalati o osservati. «La sicurezza non è mai stata in discussione», replica al Corriere una portavoce di Iberia. «Il volo IB379 (decollato da Madrid, ndr) ha dichiarato un’emergenza carburante dopo essere rimasto in circuito di attesa per un periodo prolungato, aspettando l’autorizzazione all’atterraggio presso l’aeroporto di destinazione, poiché l’area era stata chiusa». «Una volta che il rischio legato alla possibile caduta di detriti si è esaurito, lo spazio aereo è stato riaperto e l’aeromobile ha effettuato avvicinamento e atterraggio in condizioni normali e pienamente sicure».

Undici missioni, 5 insuccessi

Nessun commento è arrivato da SpaceX al momento della pubblicazione dell’articolo. Finora sono stati 11 i lanci di Starship: il primo il 20 aprile 2023, l’ultimo il 13 ottobre 2025. Di questi, sei hanno avuto successo e cinque no. Nelle missioni, il razzo è progettato per salire sopra il Golfo del Messico, volare nello spazio e ammarare nell’Oceano Indiano, cosa che ha creato qualche problema quest’anno ai voli dell’australiana Qantas.

L’approfondimento fermato

Il Wall Street Journal segnala che a febbraio i vertici della Faa hanno convocato un panel di esperti per riesaminare come gestire i rischi legati ai detriti derivanti dai fallimenti dei voli spaziali. Un lavoro diventato ancora più urgente a marzo, quando un altro Starship è esploso durante un ulteriore lancio di prova. Ma ad agosto la revisione è stata sospesa. Il motivo? Secondo la Faa perché «la maggior parte delle raccomandazioni in materia di sicurezza di SpaceX era già in fase di attuazione» e perché «è necessario consultare ulteriori esperti, anche al di fuori degli Stati Uniti».

Le previsioni entro il 2034

In una recente previsione la Faa stima di dover supervisionare una media di 200-400 lanci o rientri di razzi all’anno da qui fino al 2034. Erano 14 nel 2015, poi sono saliti a 74 nel 2022, 113 nel 2023 e 148 nel 2024. Per quest’anno il totale è compreso tra 174 e 183. Nel 2034 si va da un minimo di 259 a un massimo di 566. «Entro il 2026, Starship dovrebbe essere in grado di effettuare fino a 25 lanci all’anno», si legge nel documento. «Una volta pienamente operativo, New Glenn (il razzo rivale sviluppato da Blue Origin di Jeff Bezos, ndr) dovrebbe essere in grado di effettuare fino a 24 lanci all’anno».

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22 dicembre 2025