di
Rosanna Scardi
Marco Santin e Giorgio Gherarducci si incontrarono nelle sale della mitica emittente della sinistra milanese che compie 50 anni: «Siamo stati querelati da Cesare Previti e dal pugile Tonino Puddu, ma abbiamo vinto». «Io ero nel traghetto da cui evase Vallanzasca, temetti di passare per complice»
«Noi eravamo i reprobi, ci guardavano con sufficienza, perché non discutevano di grandi temi, ma di cavolate. Per fortuna, quando andavamo in onda, la domenica a tarda sera, non incontravamo molti colleghi…». A parlare è Marco Santin che, con Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto (quest’ultimo ha lasciato il trio), ha fondato la Gialappa’s band, la cui gavetta è iniziata a Radio Popolare, l’emittente milanese che, il 24 dicembre, spegne cinquanta candeline. I padri fondatori appartengono ai sindacati Fim, Fiol, Uil, e a Lotta Continua, Autonomia Operaia e Pdup. Le intuizioni brillanti, tuttavia, non sono solo sul versante sociopolitico: «Bar Sport», nella seconda metà degli anni ’80, è un vero fenomeno che darà poi vita al trio comico.
Vi sentite ancora parte di questa grande famiglia?
Santin: «Bisogna dare a Radio Popolare quel che è di Radio Popolare. È stato bellissimo per noi iniziare lì, da illustri sconosciuti, con libertà di parola».
Gherarducci: «Non eravamo molto amati, eravamo un po’ i cretini del gruppo. E avevano ragione. A chi si dedicava all’impegno politico e sociale facevamo storcere il naso. Ma sono fiero di averne fatto parte, non lo nascondo come fa, ad esempio, Michele Cucuzza. Quando Aldo Grasso è stato direttore dei programmi di Radio Rai c’è stato un piano occupato da transfughi di Radio Popolare. Da lì provengono Giorgio Lauro di Un giorno da pecora, Sergio Ferrentino e Massimo Cirri di Caterpillar».
Come nasce «Bar Sport»?
Gherarducci: «Carlo (Taranto) conosceva uno dei conduttori e lo tampinò per poter intervenire. Era un programma che si faceva gratis, dovevi avere un altro lavoro. Io allora studiavo alla Bocconi. Furono determinanti una mia telefonata divertente e il lavoro che mi aveva trovato papà, che faceva il giornalista del Corriere della Sera: la domenica a San Siro battevo a macchina i comunicati stampa per i giornalisti. Tutto questo mi aprì le porte per un provino».
Santin: «Io, invece, ammetto di non aver mai ascoltato una puntata di Bar Sport. Avevo fatto qualcosa in alcune radioline di quartiere, dove mettevo i dischi con gli amici. Era settembre del 1985 e stavo facendo il servizio civile e un corso per programmatore di pc in un ufficio in centro a Milano. Serviva un interista e Gherarducci mi chiamò per la prova…».
La formula, vincente, è quella del bar dove si commenta con ironia e leggerezza.
Gherarducci: «Volevamo rendere il mondo del calcio meno serio. In Rai ci avvisarono che il calcio in Italia è una religione e che non si sputa sul sagrato. La nostra missione è, quindi, clamorosamente fallita. Il calcio si prende troppo sul serio».
Avete incrociato in radio personaggi importanti?
Santin: «Era molto difficile, per l’orario di messa in onda, dalle 23 a mezzanotte e mezza».
Gherarducci: «Però io mi presi uno spavento: il 18 luglio del 1987 ero sullo stesso traghetto, partito da Genova per Porto Torres, dal cui oblò evase Renato Vallanzasca che avrebbe dovuto essere condotto nel carcere di Nuoro; quando lo ritrovarono, a Gorizia, aveva i documenti di un giornalista di Radio Popolare, Fabio Poletti. Temevo che potessero collegarmi alla sua evasione…».
«Bar Sport» ha proseguito fino agli Europei del 1988, nel frattempo era arrivata la chiamata da Mediaset.
Santin: «Prima siamo stati semi-autori, ricercatori di filmati e montatori per Un fantastico tragico venerdì con Paolo Villaggio e Carmen Russo; poi autori per Drive in ed Emilio. Finché è iniziata la lunga serie di format dal titolo Mai dire…, a partire da Mai dire Banzai nel 1989».
Gherarducci: «In fondo, Bar Sport è stato un Mai dire gol radiofonico. Marco ha inventato anche il nome Gialappa’s band: gialappa è una pianta messicana dal cui tubero si ricava un lassativo per cavalli. Una scelta non casuale: durante i Mondiali del 1986 in Messico si verificarono numerosi casi di calciatori con problemi intestinali».
In tv avete portato l’idea del microfono aperto, senza mediazioni, né filtri.
Santin: «Un’idea copiata da Crozza con la voce fuoricampo di Andrea Zalone. Diversamente non avremmo potuto fare, non siamo attori. La nostra abilità è commentare filmati o cose montate apposta».
Risate e parodie che non tutti hanno preso bene.
Santin: «Le querele però sono state molto meno di quello che ci aspettavamo. Cesare Previti ci denunciò per un servizio di Fabio De Luigi, in cui, fingendosi “iena”, andava a citofonare alla sua villa per chiedergli di un articolo. Ha perso ed è stato condannato a pagare le spese processuali».
Gherarducci: «Un pugile degli anni ’70, Tonino Puddu, provò a farci causa per uno sketch con Bisio nei panni del pugile pavido Lino Puddu. La scelta del nome era casuale, il giudice archiviò».
I calciatori come la prendevano?
Santin: «Ci aspettavamo che ci tagliassero la gola. Invece, dopo essere stati presi di mira, erano loro a segnalarci azioni o a dirci che in una tale intervista Fontolan o Zenga avevano sbagliato un verbo. Si divertivano come matti».
Gherarducci: «Sono stati delatori. A divertirsi meno è stato qualche allenatore e presidente…».
E la prossima volta dove vi vedremo?
Santin: «Lunedì 22, alle 21.30, andrà in onda su TV8 il secondo best of del GialappaShow che tornerà in primavera. Gialappa’s night invece tornerà il 21 e 28 gennaio con gli ultimi due turni del girone di Champions League, in seconda serata, dopo le partite. Il 23 gennaio è in programma Red Carpet, lo show condotto da Alessia Marcuzzi e commentato da noi. Insomma, l’avventura continua».
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22 dicembre 2025
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