di
Salvatore Mannino

L’attore e regista toscano ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa» ripercorre gli anni della sua infanzia e anche prima: dai cocomeri della madre al «miracolo» della Madonna di Piero della Francesca

È un Roberto Benigni inedito quello che domenica sera (21 dicembre) ha rubato la scena nella trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa. Quarantacinque minuti di intervista show in cui riemergono le radici aretine, anzi chianine, del Piccolo Diavolo, nato a Castiglion Fiorentino, anzi nella frazione di Manciano-Misericordia, nel cuore della Valdichiana, con un commosso racconto della devozione da povera gente dei genitori, mamma Isolina e babbo Pietro, che ben si confà alla ritrovata vena religiosa dell’attore comico, passato dalle invettive blasfeme dei tempi d’oro del Cioni Mario di Gaspare fu Giulia e del film che celebrò quel personaggio, Berlinguer ti voglio bene, alla vita di San Pietro che un paio di settimane fa ha fatto il pieno di ascolti su Rai Uno.

Il primo degli episodi che Benigni sfodera nel duetto con Fazio ha il sapore delle storie mai raccontate prima o quasi, di quella miseria tagliata a fette nella quale nacque il protagonista prima che la famiglia emigrasse in cerca di miglior fortuna a Vergaio di Prato.



















































Correva dunque l’immediato dopoguerra, prima che Roberto Benigni nascesse, appunto a Manciano, nel 1952. Babbo Pietro tornava a casa dopo gli anni della prigionia in Germania: «Quando arrivò davanti a mia madre, ebbe solo il tempo di dirle “ho pensato solo a te”, per poi svenire ed entrare in coma per lo sfinimento, ridotto a 40 kg per la fame patita»

Mamma Isolina («era così bella, non potete sapere»») pensa allora, nella sua semplicità di contadina, di affidarsi alla Madonna del Bagno, un santuario famoso della zona, in piena Val di Chio, la parte del comune di Castiglion Fiorentino che confina con le montagne della Valtiberina umbra, a un paio di chilometri dal paese. «Raccolse i tre anatroccoli che aveva nell’aia, indossò il suo vestito migliore e si presentò davanti a Maria: questi tre animali sono tutto quello che ho ma fammi la grazia».

Tre giorni, racconta ancora Benigni, e il babbo si riprese. Tanto bene, viene da aggiungere, da mettere al mondo qualche anno dopo il futuro premio Oscar per La vita è bella.

E proprio alla sua nascita è legato il secondo episodio che Roberto racconta in diretta, questo per la verità non inedito, perchè l’attore-regista lo aveva già narrato in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte della Notre Dame University, a Roma, nel febbraio 2024. Le condizioni economiche della famiglia erano così misere che durante la gravidanza Mamma Isolina si era nutrita quasi solo dei cocomeri coltivati nei campi vicino a casa, sempre a Manciano, col timore che una dieta così povera potesse influire negativamente sul figlio che portava dentro.

Perciò Isolina, originaria della Valtiberina aretina, pensò bene di affidarsi a un’altra immagine cara alle partorienti dell’Aretino, la Madonna del Parto di Piero della Francesca, che al tempo era ancora collocata nella chiesetta del cimitero o cappella di Momentana, non nel centro di Monterchi come adesso.

Benigni non lo spiega in diretta per brevità, ma deve essere stato un pellegrinaggio faticoso, perchè la via più breve fra Castiglion Fiorentino (la definisce «un posto bellino, una cittadina memorabile») e Monterchi è quella del valico della Foce, fra Valdichiana e Valtiberina, irto di curve, salite e discese. Ancora una volta la richiesta di grazia di una fede semplice va a buon fine, perchè il Piccolo Diavolo nasce sano e vivace, come si può vedere anche adesso che ha superato i 70 anni. «Sono figlio dei cocomeri – scherza lui con Fazio – se mi aprite dentro sono come un cocomero, pieno di gioia».

È l’occasione per consentire a Benigni di lanciarsi in un elogio della donna che prende spunto dal confronto fra Madonna del Parto e Madonna Sistina di Raffaello, da lui visitata a Dresda: «Piena di dignità, come le donne, ma come si fa ad usare violenza verso di loro?». Chissà se dopo questo show il sindaco di Castiglion Fiorentino Mari Agnelli rilancerà l’invito a questo figlio illustre perchè torni a visitare il suo luogo natale, dove vivono ancora alcuni parenti. Roberto aveva promesso, ma l’impegno è poi rimasto a mezz’aria. Potrebbe allora sfoderare ancora quello squillante «alò« con cui ha aperto la serata da Fazio, un invito comprensibile solo ad Arezzo e dintorni che vuole dire ««andiamo», dal francese «allons», ultimo residuo dell’occupazione napoleonica di oltre due secoli fa.

Da Che tempo che fa, intanto, Benigni riemerge con l’impegno a quattro nuove trasmissioni sul modello San Pietro, dedicate a Madonna, Sant’Agostino, Baudelaire («poeta maledetto ma che conosceva la preghiera«) e Trump. Non rimanere che attendere.


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22 dicembre 2025