Pedro Almodóvar sembra tornare a a casa, geograficamente ma anche poeticamente, nella sua nuova fatica cinematografica Amarga Navidad (Natale Amaro). Il teaser trailer diffuso di recente (breve, ellittico, quasi ostinatamente avaro di parole) è già una dichiarazione d’intenti.
Il regista spagnolo abbandona l’apertura internazionale e la compostezza anglofona de La stanza accanto per riappropriarsi del suo melodramma più intimo, ferito. Un ritorno alla Spagna che non ha nulla di nostalgico ma che è necessario.Natale Amaro e il peso del silenzio
Le immagini anticipano un Natale atipico, tutt’altro che rassicurante. Immagini fredde, silenzi che pesano (molto) più dei dialoghi si fanno subito notare. Almodóvar lavora per sottrazione, lasciando che siano i volti e i corpi a raccontare ciò che le parole non osano dire.
Natale Amaro (in uscita a marzo) si preannuncia un film sul lutto, sull’esaurimento emotivo e sulla frattura invisibile che può aprirsi all’interno di una relazione proprio quando il calendario imporrebbe serenità.

Copyright by production studio and/or distributor
La storia ruota intorno a Elsa, direttrice pubblicitaria interpretata da Bárbara Lennie, una donna che reagisce alla morte della madre rifugiandosi nel lavoro fino all’autodistruzione. Quando un attacco di panico la costringe a fermarsi, la fuga prende la forma di un viaggio a Lanzarote insieme all’amica Patricia. Il compagno Bonifacio, invece, resta a Madrid.
La separazione geografica diventa subito emotiva, Almodóvar la utilizza come dispositivo narrativo per riflettere, ancora una volta, sul desiderio e sulla solitudine condivisa.
Il teaser suggerisce una struttura metacinematografica tipica del suo cinema maturo, che confonde i confini tra la vita e la rappresentazione. Una riflessione coerente, d’altronde, con l’intera filmografia almodovariana: il cinema diventa l’unico spazio possibile per dire la verità emotiva, anche quando questa fa male.
Il cast nutrito (che include Milena Smit, Carmen Machi, Aitana Sánchez-Gijón, Rossy de Palma, Leonardo Sbaraglia, Victoria Luengo e Gloria Muñoz) ha il chiaro scopo di costruire un affresco corale, dove ogni personaggio sembra portare addosso una crepa, un’irrisoltà fragilità. Nessuna figura appare rassicurante, tantomeno salvifica. E questo, nel cinema di Almodóvar, è sempre un segnale preciso.
Natale Amaro è il controcampo ideale de La stanza accanto (premiato a Venezia). Più radicato, visceralmente spagnolo. Un film che cerca l’urgenza espressiva, non il consenso del pubblico. Ed ecco che il Natale, da sempre simbolo di riconciliazione, qui diventa un momento crudele, lo spazio in cui le maschere cadono e il dolore si fa visibile.
Foto copertina: Copyright by production studio and/or distributor