Una vita costruita “giorno per giorno”, un amore che dura da una vita intera, il cinema come missione e la morte affrontata con ironia. Lino Banfi si racconta nel nuovo episodio del podcast Sette Vite, dove Hoara Borselli lo incontra per una lunga conversazione che attraversa quasi un secolo di storia personale, artistica ed emotiva. 


Il “Nonno d’Italia” ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera, dagli esordi al successo popolare, fino al momento attuale che lo vede record d’incassi al cinema con Pio e Amedeo.






 Un traguardo che Banfi accoglie con gratitudine e semplicità: «Con Pio e Amedeo mi sono trovato benissimo: sono due ragazzi pieni di cuore e di rispetto». Nel film Oi vita mia, Banfi ha potuto finalmente mostrare anche un lato diverso di sé, più drammatico e profondo: «Ho interpretato un vecchio saggio con l’Alzheimer. È un personaggio che riesce a unire due mondi lontani: fa ridere e commuovere insieme. Per me questo è il cinema più bello». 



Il ricordo della moglie Lucia

Impossibile non parlare di Lucia, la moglie scomparsa, presenza costante nel racconto e nella vita dell’attore. «Io la mia vita me la sono costruita come un muratore che mette il cemento buono. Con Lucia ho costruito la casa più solida che ci sia», racconta Banfi, lasciando emergere una dimensione privata fatta di dedizione e amore assoluto.



«Per anni mi hanno sottovalutato»

Nel rapporto con il pubblico, Banfi rivendica con orgoglio le sue origini e la sua coerenza: «La gente mi sente uno di loro perché non ho mai dimenticato da dove vengo. Quando arrivo in un posto vado prima da chi soffre e poi dai potenti». Un legame costruito anche attraverso un linguaggio comico che lui stesso rivendica come innovativo: «Per anni mi hanno sottovalutato, ma oggi molti si sono ricreduti. Ho inventato un linguaggio, un modo di far ridere e commuovere insieme: quattro generazioni mi conoscono per questo».


Non manca lo sguardo al futuro. In programma ci sono ancora diversi progetti: una docufiction su RaiUno, in onda a luglio in occasione del suo 90esimo compleanno, un libro dal titolo Fede, speranza e varietà e persino un racconto a fumetti sulla sua vita. «Mi restano due o tre cose da fare: uno spot istituzionale, un ultimo film come voglio io e poi mi godo gli anni che restano. Sono ai tempi supplementari, ma voglio giocarli bene».



Il rapporto con la morte

E anche il tema più delicato, quello della fine, viene affrontato con la leggerezza che lo ha sempre contraddistinto: «Ho già parlato con la morte. Non la chiamo più morte, ma ‘Mo’. Quando arriverà, voglio che la gente sorrida. Sulla mia tomba ci sarà scritto: “Se ci tieni, falla la lacrimuccia, però sorridi”».




Ultimo aggiornamento: lunedì 22 dicembre 2025, 17:48





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