Scott Credit: Getty Images

MacKenzie Scott, ex moglie di Jeff Bezos, filantropa e una delle donne più ricche del pianeta, ha reso noto il bilancio finale delle sue donazioni per il 2025. I numeri, come sempre, colpiscono: 7,17 miliardi di dollari distribuiti a circa 225 organizzazioni. Lo ha raccontato lei stessa in un post pubblicato sul suo blog, mantenendo un tono sobrio e riflessivo che ormai rappresenta un tratto distintivo del suo modo di comunicare. Ma, come spesso accade nei suoi interventi pubblici, Scott ha subito chiarito che la cifra, per quanto enorme, non è il vero punto della storia.

“Questo totale in dollari finirà probabilmente nei titoli dei giornali, ma qualunque cifra rappresenta solo una frazione minuscola delle espressioni personali di cura che ogni anno vengono condivise nelle comunità”, ha scritto. Un invito esplicito a spostare l’attenzione dalla spettacolarizzazione dei grandi patrimoni al valore più profondo della solidarietà.

Con le donazioni del 2025, il totale delle elargizioni di MacKenzie Scott dal 2019 arriva a 26,3 miliardi di dollari, sulla base delle comunicazioni pubbliche rilasciate negli ultimi anni. Secondo Forbes, questo la colloca subito dietro due colossi della filantropia globale come Warren Buffett e Bill Gates per quanto riguarda le donazioni complessive nel corso della vita. Un dato che assume un peso ancora maggiore se si considera che Forbes stima il patrimonio netto attuale di Scott in circa 29,9 miliardi di dollari.

Scott è entrata stabilmente nell’élite dei grandi patrimoni mondiali dopo il divorzio, nel 2019, dal fondatore di Amazon Jeff Bezos. Da quel momento, però, ha scelto di dare alla sua ricchezza una direzione chiara, trasformandola in uno strumento di redistribuzione su larga scala, ma con modalità molto diverse rispetto a quelle tradizionali dei grandi filantropi.

Le donazioni del 2025 sono state destinate a un’ampia gamma di organizzazioni non profit. Tra i beneficiari figurano diversi college e università storicamente afroamericani (HBCU), ma anche enti impegnati su temi come la lotta alla povertà, le disuguaglianze sociali, l’ingiustizia razziale e il cambiamento climatico. Una varietà che riflette una visione sistemica dei problemi sociali, affrontati non in modo isolato, ma come elementi interconnessi.

Dopo il divorzio, MacKenzie Scott ha aderito al Giving Pledge, l’iniziativa lanciata da Buffett e Gates che impegna i grandi patrimoni a donare la maggior parte della propria ricchezza durante la vita. Per rendere concreto questo impegno, Scott ha affidato a un team di consulenti il compito di individuare organizzazioni con leadership solide e risultati tangibili.

In un post del 2020 aveva spiegato di voler concentrare l’attenzione su realtà che operano in contesti particolarmente difficili: comunità con alti livelli di insicurezza alimentare, forti disuguaglianze razziali, tassi di povertà elevati e scarso accesso ai capitali filantropici. In altre parole, dove il bisogno è maggiore e i finanziamenti sono più rari.

Nel suo intervento più recente, Scott ha però voluto ridimensionare anche il peso delle sue stesse donazioni, inserendole in un quadro più ampio. Ha citato i dati di Giving USA, secondo cui nel 2024 gli americani hanno donato complessivamente oltre 590 miliardi di dollari. La maggior parte di questa generosità, ha sottolineato, non arriva da grandi fondazioni, ma da milioni di persone comuni.

Secondo Scott, oltre il 70% degli americani dichiara di aver donato sia tempo che denaro a persone che conosce, mentre circa la metà afferma di aver fatto lo stesso anche nei confronti di sconosciuti. «È facile concentrarsi sulle forme di partecipazione civica che fanno notizia», scrive, «ed è difficile immaginare l’importanza delle cose che facciamo ogni giorno con la nostra mente e il nostro cuore».

Per rendere questo messaggio ancora più concreto, Scott ha condiviso alcuni episodi personali risalenti a prima della sua ricchezza. Ha ricordato un dentista che le offrì cure gratuite quando, da studentessa, cercava di sistemare un dente rotto con della colla per dentiere. O una compagna di stanza a Princeton, Jeannie Ringo Tarkenton, che le prestò mille dollari per evitarle di dover abbandonare l’università. Anni dopo, quella stessa persona avrebbe fondato Funding U, un istituto che concede prestiti agli studenti a basso reddito senza richiedere un garante.

Un elemento che distingue in modo netto la filantropia di MacKenzie Scott è l’assenza di condizioni sulle donazioni. I fondi arrivano alle organizzazioni senza vincoli, lasciando piena libertà su come utilizzarli. È una scelta controcorrente, che punta a rafforzare l’autonomia di chi opera sul campo e a ridurre il protagonismo del donatore.

Come aveva scritto già nel 2021, il suo obiettivo è “de-enfatizzare le voci privilegiate” come la propria e lasciare spazio a chi combatte quotidianamente contro le disuguaglianze. «Le persone che lottano contro le inequità meritano di essere al centro delle storie di cambiamento che stanno creando», spiegava allora. Una filosofia che continua a guidare una delle esperienze filantropiche più influenti e atipiche del nostro tempo.