di
Simone Canettieri

La battuta della premier: «Già mi rode all’idea di rivedervi il 29…scherzo, vi voglio bene, buon Natale»

Prima i regali ai ministri: un piatto di Ginori della boutique “Campo Marzio 70” (costo: 245 euro a pezzo, con le immagini di Firenze e Milano). Poi la battuta in romanesco, dissacrante e forse spia di una certa stanchezza tendente al fastidio. Voce dal sen fuggita: «Già mi rode all’idea di rivedervi il 29…». Pausa. «Scherzo, vi voglio bene a tutti, tanti auguri di buon Natale». 

Giorgia Meloni presiede l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle feste, il primo dopo il pasticciaccio brutto sulla Manovra. Cioè il cortocircuito Lega contro Lega, andato in scena in Senato nel fine settimana. La riunione dura cinquanta minuti. Il piatto forte, che non è quello di Ginori, resta imballato: è il decreto Ucraina rinviato al 29.



















































A Palazzo Chigi c’è curiosità intorno a due protagonisti: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Matteo Salvini. I due, raccontano, non si scambiano nemmeno uno sguardo. Né una parola. C’è il classico «gelo». Almeno davanti al resto della squadra di governo, che li osserva garrula, pronta a spifferare la distanza fra il leader della Lega e il suo storico braccio destro. Banalissimo, e già rivisto, gioco delle parti. Forse.

Nonostante tutto, Meloni viene descritta di «buon umore». Quando il ministro Adolfo Urso presenta il piano filatelico 2026 — dedicato, fra gli altri, a Giorgio Armani, Pippo Baudo, Vittorio Bachelet, Papa Francesco, Frate Indovino, Piero Gobetti e Claudia Cardinale — la premier scherza: «Ve lo dico, eh: quando morirò non voglio finire su un francobollo!».

Anche se Giorgetti e Salvini si ignorano, il clima è disteso. Il regalo di Francesco Lollobrigida serve anche a questo: ad addolcire gli animi. Il capodelegazione di Fratelli d’Italia dona ai colleghi una confezione del «suo» miele a chilometro zero, prodotto sul tetto del ministero che fu di Cavour in Via XX Settembre. Miele diventato mitologico: lo scorso anno le vespe sterminarono 50mila api ospitate in tre alveari tricolori, ma Lollobrigida non si è rassegnato ed ecco il suo nettare come strenna. E per accompagnare il miele ci sono anche dei biscottini offerti a tutti dalla leghista con delega alle Disabilità Alessandra Locatelli.

Il movimento è però altrove, seppur stanco. È in Senato dove, dopo frontali e sbandamenti, la Manovra è approdata in Aula. Il senatore di Forza Italia Claudio Lotito riassume queste giornate caotiche: «Purtroppo i tecnici non hanno sensibilità politica e sono rigidi. Dovremmo mettere a bilancio il nostro patrimonio. Lo sa che ho fatto stimare il Colosseo da Deloitte».  Davvero? «Vale 80 miliardi di euro». Lotito, lo ammetta, questa Manovra è espansiva come il calciomercato della sua Lazio: zero. Il senatore ride, ce l’ha con Daria Perrotta, a capo della Ragioneria dello Stato, di cui imita la voce.

 Sono stati giorni di battaglie in maggioranza a colpi di emendamenti e sabotaggi. Il leghista Claudio Durigon entra spavaldo nel Salone Garibaldi seguito da un codazzo di parlamentari del Carroccio: è stato uno dei registi dell’assalto alle finestre delle pensioni del Mef. Alla buvette si stappano prosecchi. C’è la consapevolezza che il peggio è alle spalle. Oggi la Manovra, qui, sarà licenziata: la Vigila di Natale è salva per i senatori di destra, sinistra e centro. Dietro le quinte infatti c’è stato un accordo fra maggioranza e opposizione per chiudere oggi. «Se avessero voluto votare in Commissione i 5mila emendamenti, uno a uno, saremmo stati qui fino al 2026», ammette Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia, uno dei quattro relatori. «Invece, diciamo, abbiamo trovato un accordo per venire incontro alle loro richieste». Così il cenone è stato messo in sicurezza con la scusa dell’esercizio provvisorio. E le onorevoli rotelle dei trolley sfrecceranno sui sampietrini direzione stazione Termini o aeroporto di Fiumicino.

Anche alla Camera i capigruppo hanno deciso che, cadesse il mondo, il 30 dicembre all’ora di pranzo tutto sarà chiuso (Capodanno a Montecitorio sarebbe stato un fantastico Cinepanettone). Giorgetti intanto appare e scompare. Si presenta di mattina in Aula e ritorna in tarda serata. L’immagine di una maggioranza in ordine sparso forse ha fatto «rodere» Meloni. Che alle 15 alla Camera riceverà il regalo dei suoi parlamentari: un super computer portatile.


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22 dicembre 2025 ( modifica il 22 dicembre 2025 | 21:22)