La Federazione Ciclistica Italiana interviene ufficialmente dopo il grave episodio avvenuto in Val d’Adige, che ha coinvolto un gruppo di giovani atleti della SC Padovani Polo Cherry Bank durante un allenamento su strada. Un fatto che ha immediatamente suscitato preoccupazione non solo per le conseguenze dirette sui ciclisti coinvolti, ma anche per il messaggio che rischia di trasmettere all’intero movimento.
In una comunicazione formale indirizzata alla società, la FCI ha messo a disposizione l’assistenza dei propri legali, offrendo supporto completo per valutare e intraprendere ogni azione ritenuta opportuna nei confronti dei responsabili. Un segnale chiaro di vicinanza agli atleti e alla squadra, ma anche di attenzione istituzionale verso un tema che da tempo riguarda la sicurezza di chi si allena quotidianamente sulle strade.
La Federazione ha inoltre annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento penale che dovesse aprirsi una volta individuati i colpevoli. Una scelta che rafforza il peso dell’azione legale e che sottolinea come l’episodio non venga considerato un fatto isolato, ma un gesto che, per modalità e contesto, sembra rivolto simbolicamente contro l’intero mondo del ciclismo.
La presa di posizione della FCI assume quindi un valore che va oltre il singolo caso: da un lato tutela direttamente atleti e società, dall’altro ribadisce la necessità di contrastare con decisione ogni forma di violenza, intimidazione o pericolo nei confronti di chi pratica ciclismo su strada. In un momento in cui il tema della convivenza tra utenti della strada è sempre più centrale, l’intervento federale rappresenta un passaggio significativo sul piano giuridico e culturale.