Le prime somme sono state accreditate sui conti correnti. Eppure quello degli ex iscritti all’Ipa sarà un Natale di rabbia e amarezza. Sono insoddisfatti e frustrati i dipendenti del Comune di Roma che per anni hanno versato i propri contributi all’istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti capitolini (e non solo).

Il tracollo dell’Ipa

Nato nel lontano 1940, l’Ipa è naufragato tra gravi problemi di natura gestionale, finanziaria e contabile che si sono trascinati per oltre un decennio. Un modello gestionale “destinato al default” aveva sottolineato la Corte dei Conti. L’Ipa oggi è in liquidazione e destinato alla dismissione entro un anno. Gli iscritti rimasti fino all’ultimo hanno così dovuto scegliere se iscriversi al Perseo Sirio, il fondo pensione complementare dei lavoratori della pubblica amministrazione e della sanità, o optare per la restituzione della quota del capitale versato. Senza rivalutazione. Senza quegli interessi che chi per due o tre decenni ha riempito le casse dell’Ipa attendeva.

Il disastro dell’Ipa, la rabbia per gli interessi zero. Ecco che fine fa la previdenza dei dipendenti capitoliniLa rabbia degli ex iscritti all’Ipa

Tre le tranche di restituzione previste dall’istituto. Ma già la prima ha mandato su tutte le furie i dipendenti capitolini che denunciano somme inferiori rispetto a quelle attese, incertezza sui conti e comunicazioni inesistenti. Ipa infatti ha sospeso il riscontro alle email fino a metà gennaio 2026. Per quanto riguarda i rimborsi sanitari, le richieste rimaste inevase da novembre 2022 sono state prese in carico, mentre i pagamenti partiranno da febbraio prossimo.

“Prima tranche inferiore a un terzo di quanto promesso, ma nessuno sa dirci con precisione, nero su bianco, quanto dovremmo prendere in totale”. “Serve un prospetto chiaro e completo, non conti approssimativi”, si sfogano i comunali tra chat e gruppi social. C’è chi ha preso poco più di 2mila euro dopo oltre 40 anni di servizio e versamenti all’Ipa. “La cosa peggiore che il Comune sta permettendo all’Ipa è quella di spadroneggiare sui nostri soldi versati per anni” scrive una dipendente di Roma Capitale che ha fatto la disdetta all’istituto nel 2023 e ha visto restituirsi “solo la metà di quanto conteggiato”.

I 37 milioni dal Campidoglio

Da qui l’intervento dei sindacati per placare gli animi e fare da mediatori tra i lavoratori e il Campidoglio che all’Ipa ha riconosciuto 37,5 milioni di euro “per garantire la tutela dei dipendenti iscritti”. Per la copertura di quei contributi dovuti e non più erogati dal 2011 in avanti.

Le organizzazioni sindacali reclamano un intervento immediato volto a determinare condizioni di risposta tempestiva e chiarezza informativa nei confronti del personale interessato dalla fase liquidatoria dell’istituto. “Non è più rinviabile” hanno scritto Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl in una nota inviata al Direttore Generale e al Capo di Gabinetto, per conoscenza anche al Sindaco.

Irregolarità e gestione contabile “opaca”: così la previdenza dei dipendenti comunali è implosaL’intervento dei sindacati

Nella lettera i sindacati hanno sottolineato come i dipendenti lamentino in particolare l’assenza di un prospetto analitico e dettagliato individuale dal quale risultino in modo chiaro il capitale versato all’istituto nel corso dei tempi di iscrizione ed eventuali compensazioni operate o da operare per debiti in essere nei confronti dell’istituto; l’impossibilità di ottenere riscontri tempestivi ed esaustivi da parte degli uffici Ipa. “Tale situazione sta generando forte disagio e un diffuso senso di sfiducia e frustrazione tra lavoratrici e lavoratori, i quali, a fronte di comunicazioni generiche sulle tranche di liquidazione, non sono messi nelle condizioni di comprendere né verificare la correttezza delle somme erogate o da erogare”.

Da qui il sollecito a intervenire per trovare soluzioni immediate “volte a risolvere in tempi celeri le problematiche” rappresentate. Mentre tra gli ex iscritti monta la polemica e c’è chi propone anche un sit-in sotto Palazzo Senatorio.