Le tre vetrine su via Torino del Carrefour Express restano quelle di sempre. Qualche tag colorato qua e là a imbrattare le pareti avana che disegnano i tre archi con le insegne del supermercato. Passandoci davanti, all’indomani della violenta rapina che poteva costare carissima a un cassiere di 23 anni, non si trova alcuna traccia dell’assalto.
Il supermercato rapinato in centro a Milano
Nessun nastro azzurro e bianco della polizia, niente caos, né macchie di sangue verso l’ingresso del negozio. A distanza di 18 ore dal colpo, il supermercato va avanti nella sua routine quotidiana con clienti abituali che comprano qualcosa per il pranzo e turisti in coda in tre delle cinque casse disponibili.
Mettendoci piede dentro però si capisce che qualcosa è cambiato. Una cliente affezionata, entrando, scuote la testa e si rivolge a uno dei dipendenti chiedendo notizie e informazioni sullo stato di salute del collega accoltellato la sera prima. Lo descrive fisicamente per certificare di aver capito di chi si tratta. Commenta di aver letto la notizia. Dello stupore. Dell’assurdità.
Il cassiere accoltellato sta meglio
La direttrice, oltre al suo normale lavoro, oggi ha dovuto anche gestire più pubbliche relazioni del solito. Incluso con i giornalisti. Spiega che non può parlare. Semplicemente conferma la dinamica della rapina e, tirando un sospiro di sollievo, spiega che il dipendente ventitreenne sta meglio. Così come sta meglio il vigilante trentanovenne colpito con una bottigliata in testa dal rapinatore ventenne.
L’accusa di tentato omicidio
Un giovane che fino al pomeriggio di domenica non aveva avuto mai alcun problema con la giustizia. Niente che facessi sospettare che di punto in bianco avrebbe agito con tale violenza. Azioni che gli sono valse le accuse di tentata rapina aggravata e il ben più grave tentato omicidio. Con le due coltellate alla spalla e all’addome avrebbe potuto uccidere. Prima che venisse del tutto immobilizzato dagli altri dipendenti del Carrefour, da qualche cliente e dai poliziotti delle volanti.