di
Claudia Voltattorni

Alle 10 di oggi l’ultimo atto l’aula del Senato darà il via libera alla quarta legge di Bilancio dell’esecutivo Meloni per inviarla alla Camera e approvarla il 30 dicembre

Un maxiemendamento con 973 commi «interamente sostitutivo» su cui il governo ha posto la questione di fiducia. E alle 10 di martedì 23 dicembre l’ultimo atto quando l’aula del Senato darà il via libera alla legge di Bilancio per inviarla poi alla Camera per l’approvazione definitiva.
Ma un ultimo «inciampo» rende il già «tortuoso» (come definito dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti) percorso della manovra economica ancora più accidentato: l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo la questione di fiducia posta lunedì sera dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, è arrivato lo stralcio di ben 5 misure contenute nel maxi-emendamento

Lo «scudo» a protezione dei datori di lavori per i dipendenti sottopagati

Tra queste anche il comma 176, che esonera i datori di lavoro dal pagare gli arretrati ai lavoratori sottopagati in caso di condanna ai sensi dell’articolo 6 della Costituzione: tutto il pomeriggio aveva scatenato le opposizioni che unite ne chiedevano la cancellazione: «Anticostituzionale, vergognosa, una vigliaccata», E la leader Pd Elly Schlein accusava il governo di «colpo di mano sul salario equo» e di «meschinità». Secondo alcune fonti parlamentari ci sarebbe stato l’intervento del Quirinale dietro lo stralcio della norma, così come anche nel caso dell’altra misura stralciata, quella che introduce lo spoil system per le authority
Stop anche alla inconferibilità di incarichi nelle amministrazioni pubbliche a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle stesse; alla riduzione da 10 a 4 anni dell’anzianità per il collocamento di magistrati fuori ruolo; alla revisione della disciplina del personale Covip.



















































Sono 90 miliardi l’anno gli interessi sul debito

D’altronde il ministro dell’Economia lo aveva detto nel pomeriggio che l’approvazione di questa legge di Bilancio «è come arrivare in vetta, non c’è un’altra strada». E, ascoltati quasi tutti gli interventi dei senatori, in Aula a Palazzo Madama aveva voluto dare la sua idea sulla manovra economica che per tutto il pomeriggio le opposizioni avevano bollato come «la peggiore di sempre», perché «colpisce i più fragili» (Iv), «non muove nulla, ma taglia, tassa e impoverisce» (M5S), «di austerità, senza progetto e senso di giustizia» (Pd). Prendendo la parola in Aula aveva rigettato le accuse: «Politica di austerità? Io la traduco con il termine prudenza visto il livello del debito pubblico di questo Paese». E aveva chiarito: «Non so se tutto questo passerà alla storia, so soltanto che grazie a questo tipo di politica l’Italia si presenta a testa alta in Europa e nel mondo», e «la nostra prudenza non è affatto stagnante, della nostra prudenza ne beneficeranno i governi a venire per i prossimi 10 anni, anche se – sorridendo – spero non vostri». 
Aveva spiegato che con «90 miliardi di interessi sul debito, io non posso continuare a ragionare come si ragionava 4-5 anni fa: è finita un’epoca e noi siamo tenuti a maturare una fiducia, una credibilità». 

L’illustrazione delle misure

Aveva poi elencato poi le varie misure contenute nel disegno di legge, dai «6 miliardi per la sanità» agli «sforzi» per i lavoratori dipendenti, dalla «flat tax al 5% sui dipendenti più poveri», passando per quanto Confindustria «ha ottenuto e non pensava di ottenere».
Aveva poi rivendicato Giorgetti «la tassa sui pacchi: non è solo una politica fiscale, io la rivendico, sono tra quelli che in Europa l’ha proposta». Perché «l’overcapacity di alcuni Paesi asiatici avrebbe distrutto la rete Ue del commercio al dettaglio: ci sono anche i negozi costretti a chiudere per pratiche scorrette». E a queste parole, era anche scoppiato un botta e risposta con il senatore M5S Bruno Marton che aveva bollato le tasse sui pacchi extra Ue come «baggianate»: «Bisogna cominciare a ragionare seriamente sul contrasto a queste forme di concorrenza sleale altrimenti in cinque anni la manifattura non sopravvivrà più e non sono purtroppo baggianate». 

L’emendamento sulla caccia

Giorgetti aveva ricordato anche la riforma della previdenza complementare inclusa in manovra: «Questa sì rimarrà nella storia, è un pilastro fondamentale, una scelta che rivendico e che farà un gran bene ai giovani di questo Paese». Parole che comunque non hanno convinto le opposizioni che hanno lamentato le lentezze del governo (il maxi-provvedimento è arrivato solo in tarda serata) e hanno attaccato norme infilate nel testo in extremis, tra queste, quella che reintroduce la caccia selvaggia: un «blitz» , secondo il Pd, per trasformare «le aziende faunistico venatorie in parchi giochi per ricchi per sparare a piacimento».

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23 dicembre 2025 ( modifica il 23 dicembre 2025 | 08:23)