Inaugurato nel 2010, il Maxxi ha compiuto 15 anni – 10mila i visitatori in un solo giorno, il 30 maggio scorso, per l’anniversario – e conferma una programmazione e un consenso più vivaci che mai. 

Maria Emanuela Bruni, presidente della Fondazione Maxxi, nella Capitale il Contemporaneo sta conoscendo un nuova vitalità? 

«Sì e molto forte. Il Maxxi è al centro di questo fenomeno e, in un certo senso, ne è un volano. Mettiamo in moto numerose realtà, nella nostra area e non solo. Abbiamo dato un’impronta al quadrante, che adesso, non a caso, è chiamato Distretto del Contemporaneo». 

E il pubblico? 

«Il consenso è grande. Ci sono anche molti stranieri, che vengono per visitare l’architettura, che è stata progettata da Zaha Hadid. Da quest’anno, peraltro, il Maxxi è monumento nazionale, alla stregua del Pantheon». 

Una nuova idea museo?

«È cambiata la concezione. Prima il museo era ritenuto un luogo che conteneva e custodiva collezioni. La nostra filosofia, invece, è incentrata sul movimento, con nuove mostre e ulteriori progetti ogni tre/quattro mesi. I visitatori ricevono tanti stimoli differenti. E non penso solo in termini visivi ma concettuali». 

C’è anche un tema di codici: oggi è più facile per il pubblico “riconoscersi” in un’opera d’arte contemporanea piuttosto che in temi dell’iconografia classica? 

«L’arte contemporanea è incentrata su una realtà più vicina e dunque comprensibile per il pubblico. Adesso ad esempio, nella mostra Rosa Barba. Frame Time Open, c’è la pellicola di celluloide ma ci sono anche le proiezioni a parete. E al Maxxi L’Aquila ora abbiamo un’opera sul soggetto Susanna e i vecchioni ma è di Andrea Pazienza. L’attualità è una chiave importante per comprendere il linguaggio dell’arte». 

Il grande fermento si traduce anche in novità strutturali. 

«A breve partiremo con un lento restyling, che prenderà il via con la piantumazione di alberi nel piazzale Alighiero Boetti. Il museo sarà ancora più accogliente, anche per chi non è abituato a entrare. E progetti in tal senso sono previsti nella parte retrostante l’edificio: in modo che la gente possa passeggiare intorno alla struttura. Poi, appunto, il progetto del Grande Maxxi, sostenibile e multifunzionale». 

Il “segreto” del museo?

«Zaha Hadid ha progettato questa architettura, immaginando un forte dialogo tra spazi interni ed esterni. Ed è quello che cerchiamo di sviluppare anche noi, sin dall’ingresso e dai lavori di arte e design all’interno, per coinvolgere tutti». 
 


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