di
Guido Olimpio
Guidava la Direzione dell’addestramento nello stato maggiore: aveva contribuito all’invasione dell’Ucraina. In passato era stato coinvolto prima nel conflitto in Cecenia e poi nell’intervento in Siria
Gli esecutori di un’azione mirata devono tener conto almeno di tre fattori. La sicurezza attorno all’obiettivo. La finestra di opportunità per attuare il piano. La rilevanza del bersaglio. Perché c’è sempre un margine di rischio, legato a elementi imprevedibili o errori specie se devono agire a Mosca, come è avvenuto ieri con l’uccisione del generale Fanil Sarvarov. Gli agenti di Kiev hanno puntato, come già altre volte, a un personaggio con una storia e un «grado» sottolineato dalle medaglie al merito conferitegli dallo stesso Vladimir Putin con cerimonie pubbliche.

Nato nel 1969 vicino a Perm, l’ufficiale ha frequentato la scuola per comandante-carri a Kazan per poi specializzarsi in Accademia con due successivi corsi. La sua biografia ne elenca le numerose missioni, molte in aree di crisi, a testimoniare un’esperienza ampia e prolungata. Ha combattuto in Ossezia, quindi in un conflitto duro come quello in Cecenia, con almeno un paio di «turni» alla testa di reparti.
Sarvarov è stato poi coinvolto nell’intervento in Siria nel periodo 2015-2016 assistendo il contingente schierato dal Cremlino a puntellare il regime di Assad contro la guerriglia. Un passaggio comune per molti ufficiali chiamati a una rotazione in una guerra lontano dai confini nazionali diventata anche un momento per sperimentare tattiche, fiancheggiare un alleato e gestire una proiezione strategica con numeri non troppo ampi. Lo scudo di Mosca ha dato ossigeno al dittatore Bashar al Assad tenendo a lungo il suo regime in vita, ma non è poi riuscito a impedirne il tracollo repentino nel dicembre di un anno fa con l’esercito sfaldatosi e la fuga del leader proprio in Russia.
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Dopo il dossier mediorientale, Sarvarov ha assunto la guida della Direzione dell’addestramento nello stato maggiore, carica che ha mantenuto fino all’agguato di ieri. Un settore importante quanto delicato, in un’Armata che non sempre ha dato prova di efficienza. Durante questo periodo ha partecipato a manovre con l’esercito cinese— nel 2020 — ed ha dato il suo contributo all’invasione dell’Ucraina. Un’ offensiva iniziata male, con la sottovalutazione dell’avversario, un’avanzata lenta e costosa ostacolata da una logistica precaria e dall’inadeguatezza della gerarchia. Con il tempo, però, la Difesa si è adeguata, ha apportato correzioni, ha messo in campo un vasto potenziale. E così Mosca ha ripreso a premere sulle linee ucraine ottenendo risultati, conquistando villaggi, mettendo in seria difficoltà l’avversario. Successi costati tuttavia migliaia di morti. Una lista di caduti ai quali si è aggiunto lunedì lo stesso Sarvarov, eliminato lontano dal fronte.
23 dicembre 2025 ( modifica il 23 dicembre 2025 | 08:18)
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