di
Luca Bertelli

La Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Brescia ha dato ragione all’ex presidente in merito ai crediti fittizi acquistati, a causa dei quali il club fu penalizzato e retrocesso in C prima della mancata iscrizione: «Accolta integralmente l’istanza di sospensione dell’atto ritenendo ragionevolmente fondato anche il fumus e dunque la tesi difensiva sulla buona fede del club»

Massimo Cellino batte un colpo e lo fa in tribunale. La Corte di Giustizia tributaria di primo grado di Brescia, ritenendo fondata la buona fede del club,  ha accolto il ricorso dei suoi legali e ha disposto la sospensione delle cartelle esattoriali che l’ex presidente del Brescia avrebbe dovuto pagare relativamente ai crediti d’imposta fittizi acquistati dal gruppo Alfieri, che hanno generato il -4 e la retrocessione in Serie C lo scorso maggio prima della mancata iscrizione. 

Come riferito al Corriere dallo studio Tonucci & Partners, che assiste Cellino, «Brescia Calcio, con gli avvocati Giorgio Altieri e Valentina Guzzanti, ha impugnato l’atto di recupero relativo al disconoscimento del credito Iva e conseguente irrogazione delle sanzioni per asserito credito inesistente, maggiorate in virtù del ruolo originariamente attribuito dall’Ufficio delle Entrate al club di corresponsabile della frode. La Corte di Giustizia Tributaria di Primo Grado di Brescia ha accolto integralmente l’istanza di sospensione dell’atto ritenendo ragionevolmente fondato anche il fumus e dunque la tesi difensiva sulla buona fede del club».




















































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22 dicembre 2025 ( modifica il 22 dicembre 2025 | 20:24)