L’accordo tra Usa e Unione Europea sui dazi ha scontentato molti Paesi. Se Italia e Germania sono più ottimiste sulla linea europea, Francia e Spagna hanno duramente criticato, pur accettandola, la soluzione trovata dai negoziatori. Il testo deve essere ancora stilato e ogni Stato sta cercando di inserirvi esenzioni per i propri prodotti.

Gli Stati Uniti sono nel frattempo impegnati anche su altri fronti. Continua la trattativa con la Cina per evitare di tornare alla guerra commerciale dei mesi scorsi. In Europa, la Svizzera si è ritrovata con tariffe doganali di quasi il 40% in maniera inaspettata e ha chiesto spiegazioni.

L’accordo tra Usa e Ue piace a pochi in Europa

Continua a non essere del tutto chiaro quale forma assumerà, nel dettaglio, l’accordo tra Usa e Ue. La base di dazi al 15% per buona parte delle merci importate dall’Europa negli Stati Uniti però ha causato reazioni molto diverse tra i vari governi dell’Ue:

  • il primo ministro francese François Bayrou ha criticato l’accordo parlando di “giorno buio”;
  • il premier spagnolo Pedro Sanchez ha accettato l’accordo, dicendosi comunque insoddisfatto;
  • il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha parlato di “danni considerevoli” all’economia tedesca;
  • la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto di trattare sui dettagli dell’accordo.

Anche a livello istituzionale europeo le critiche continuano ad arrivare. I socialisti europei, la famiglia di partiti europea di cui fa parte anche il Pd, hanno definito l’accordo “sbilanciato“. Senza il loro supporto, il testo definitivo non passerà in aula e, di conseguenza, potrebbe non essere raggiunta un’intesa sui dazi.

dazi chi ci perde

La Germania tratta direttamente con Washington

Saranno fondamentali, per calmare le lamentele dei governi europei e del Parlamento, le esenzioni. In trattati commerciali come quello che gli Usa vogliono stipulare, spesso i Paesi coinvolti stabiliscono delle quote annuali per molti prodotti, che rimangono esenti dai dazi.

Nella giornata di oggi, lunedì 4 agosto, il ministro delle Finanze della Germania Lars Klingbeil sarà a Washington per incontrare Scott Bessent, segretario al Tesoro degli Usa. Una visita programmata da tempo che però arriva proprio nel momento in cui Berlino cerca di ottenere esenzioni per i propri prodotti da esportare negli Usa.

La possibilità che la Germania tratti direttamente con gli Usa per ammorbidire le posizioni americane su acciaio e automotive, i due settori dell’economia tedesca che più esportano nel mercato americano, è un rischio per gli altri Paesi. Il fronte europeo rischia quindi di spaccarsi, indebolendo la posizione dell’Ue.

La situazione della Svizzera

Nell’ultimo annuncio di Trump sui dazi, una delle tariffe più alte in assoluto è quella che ha colpito la Svizzera. Il Paese si è ritrovato con un dazio del 39% che partirà dal 7 agosto. Una decisione totalmente inaspettata, che ha causato confusione nel governo elvetico. Berna ha chiesto spiegazioni a Washington, ma per il momento dalla Casa Bianca non arriva nessuna richiesta specifica.

I portavoce del governo della Svizzera, che è collegiale e quindi non ha una singola figura di riferimento, hanno dichiarato che tenteranno di trattare per abbassare la soglia delle tariffe. Hanno però anche specificato che il Paese non ha un surplus commerciale con gli Usa, considerando il grosso deficit di cui la Svizzera soffre verso gli Stati Uniti nel settore dei servizi.

La trattativa tra Usa e Cina

Quello europeo non è l’unico fronte su cui gli Usa stanno trattando. In questi giorni, a Stoccolma, prosegue la trattativa tra Stati Uniti e Cina.

Dopo aver concordato uno stop alla guerra commerciale, le due più grandi economie del mondo stanno tentando di trovare un accordo che scongiuri il ritorno dei dazi altissimi, oltre il 140%, che Pechino e Washington si erano imposti vicendevolmente nei giorni scorsi.

I temi più importanti sono:

  • l’accesso della Cina ai chip avanzati prodotti negli Usa;
  • l’afflusso dalla Cina di Fentanyl, oppioide sintetico che ha causato grossi problemi negli Stati Uniti.

La Cina non è riuscita a trovare nell’Ue una sponda per fare fronte comune con gli Usa.

Le tensioni commerciali tra Pechino e Bruxelles, dovute soprattutto al dumping di automobili, pannelli solari e pale eoliche sui mercati europei da parte delle aziende cinesi, ha impedito una collaborazione che facesse da argine all’aggressività della Casa Bianca.