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Bentornato Checco Zalone. Con Buen Camino, dal 25 dicembre nei cinema, l’attore, comico, onemanshow che ha fatto della pugliesità un marchio, riprende il suo smalto onnivoro. Non è più l’uomo del popolo che non risparmia sagaci frustate contro sinistra e destra, l’italiano medio regionalista fino all’osso e barbaro al punto di dileggiare disabili e categorie fragili per poi recuperare con la tenerezza. In Buen Camino Zalone è un uomo ricchissimo di seconda generazione, che non ha mai lavorato un giorno facendo di questo un vanto, costretto, per inseguire la figlia adolescente Cristal (Letizia Arnò), a percorrere il cammino di Santiago.

A Natale il nuovo film di Checco Zalone

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Un nuovo politically incorrect

Stavolta non misura la sua “scorrettezza” con la politica interna, ma con questioni internazionali spinosissime (Gaza e Shoah) o con la virilità dell’uomo di mezz’età attentata dalla prostatite. Ci sono buone aspettative che Buen camino fermi la flessione degli incassi che Tolo Tolo aveva registrato nel 2020 rispetto al film precedente, nonostante anche quest’ultimo si fosse confermato re del botteghino in Italia quell’anno come era accaduto da Che bella giornata del 2011 in poi. Prodotto da Indiana Production con Medusa Film, in collaborazione con MZL e con Netflix (su cui vedremo il film tra 110 giorni), Buen Camino – distribuito da Medusa Film, come tutti i precedenti di Zalone –, sarà su mille schermi. Numeri da capogiro, considerato che anche un blockbuster ne ha a disposizione in media la metà e che la distribuzione li ha aumentati del 10% (Tolo Tolo ne aveva avuti 908), forse anche perché, dopo la regia in solitaria di Tolo Tolo, Zalone torna nella versione “sicura” con Gennaro Nunziante.

Il ritorno in coppia con Gennaro Nunziante

Con il regista televisivo e sceneggiatore, incontrato a Telenorba, Zalone ha girato le sue prime quattro pellicole. Complice anche il settore fermo per le difficoltà relative alla legge sul tax credit, sapendo dell’uscita di Zalone, si sono ritratte a testuggine le vanzinate natalizie, aggettivo dall’origine impropria perché i fratelli Vanzina hanno confezionato, in realtà, due soli cinepanettoni, Vacanze di Natale del 1983 e Vacanze di Natale 2000 (1999) con Massimo Boldi e Christian De Sica, ma così impressive da creare un genere. Ogni volta che Zalone e Nunziante si affacciano sui set, comparto cinematografico ed esercenti tirano un sospiro di sollievo, annusando lo sbanca botteghino. Nessuno, sul piano della comicità politically incorrect, ha davvero mai tallonato Zalone, nemmeno Angelo Duro, che con il suo unico film, Io sono la fine del mondo – co diretto, per altro, da Nunziante – ha raggiunto i 9 milioni di incassi nel 2025. Manca del colpo di coda compassionevole e di rigenerazione con cui Zalone, al secolo Luca Medici, chiude le sue storie.

Zalone segue la figlia sul Cammino di Santiago

Il fenomeno Zalone

Il “fenomeno Zalone” è fatto di filoni auriferi e di numeri. Il primo ciclone cinematografico, Cado dalle nubi, arriva alla fine di novembre 2009, quando “Checco”, così lo chiamano i fan, è solo ancora un cabarettista, pur prodigioso, di Zelig. Assieme a Nunziante scrive una sceneggiatura in cui si fa la parodia del ragazzo tamarro del Meridione (Checco Zalone è una specie di contrazione scomposta di Che cozzalone! che in dialetto pugliese, terra d’origine del comico, significa Che cafone!) che “sale” a Milano per realizzare il suo sogno da cantante, inciampando sui suoi bias contro gay, soggetti fragili e scontrandosi con quelli del leghismo delle origini. Gli incassi sono una vera sorpresa: 14.084.263€, i biglietti staccati 2.289.259; i cinema che lo proiettano 596 e per cinque giorni è primo al botteghino. I due absolute beginner del grande schermo si piazzano al nono posto della classifica italiana. Tutti si accorgono che è successo qualcosa: il primo al botteghino è il mammasantissima Tim Burton con Alice nel Paese delle Meraviglie con 3o milioni. Ma nella classifica degli italiani Medici e Nunziante vengono superati solo da Neri Parenti con Natale a Beverly Hills al terzo posto, che li distanzia per “soli” sei milioni di incasso, e Verdone con Io, loro e Lara, con meno di due milioni di distacco. La programmazione del film successivo, Che bella giornata, del 2011 viene spostata da fine novembre dell’esordio alla Befana.

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Il superamento dei cinepanettoni e non solo

Non si osano sfidare apertamente i cinepanettoni del 2010 – A Natale mi sposo, Natale in Sudafrica, La banda dei Babbi Natale – e Zalone esce il 5 gennaio 2011. In verità, non c’era niente da temere: Zalone nel 2011 è campione di incassi con 43.477.161 €, premiato dal grande pubblico, nonostante il tema del terrorismo islamico (sebbene in salsa zavattiniana): le presenze sono 6.831.777, gli schermi aumentano di 100 unità rispetto al film precedente, sono 695. Il film svetta al box office per 16 giorni. Da lì in poi per gli altri italiani la coppia è un “diserbante”, i Creso del cinema italiano. Con Sole a catinelle nel 2013 si teme Frozen che esce il 19 dicembre e Lo Hobbit (12 dicembre) e la programmazione si anticipa al ponte dei Morti. Non c’è partita, nemmeno per i kolossal. Sparando contro la “sinistra al cachemire”, parlando della recessione industriale del Nord Est e con bonomia di malattia infantile, gli incassi sono stellari: 51.948.739 €, 8.025.608 le presenze, le sale 707. Sono 20 i giorni in cima al box office. Poi arriva il loro vero capolavoro, Quo vado?. Dal primo gennaio 2016 il botteghino incassa 65.365.736 €, sono 9.368.154 gli spettatori, le sale 833, i giorni in cui il film è primo in classifica 17. Da solo il film costituisce il 9,87% dell’intero incasso annuo (662 milioni secondo Cinetel). La parodia del dipendente attaccato al “posto fisso”, la fuga dei cervelli e l’amore Lgbt allargano la platea dei fan con una comicità fisica fresca, non esente dall’affrontare temi sociali attuali, che poi è la funzione della Commedia all’Italiana, nella cui scia, però, la coppia barese non si mette mai.