All’inizio degli anni ’80, perfino sulle placide coste italiane, minacciate tutt’al più da orrendi abusi edilizi, era impossibile non rendersi conto che Lo Squalo di Steven Spielberg, uscito nel 1975, aveva cambiato per sempre le regole del gioco del cinema, e l’immaginario della buona vecchia puccia estiva in mare. Il film non aveva solo terrorizzato generazioni di bagnanti: aveva inventato il blockbuster moderno.

E qualcuno, da questa parte dell’oceano, pensò bene di cavalcare l’onda. Rischi compresi.

Castellari e lo squalo tricolore

Enzo G. Castellari, regista profondo conoscitore del cinema di genere italiano — dai western ai poliziotteschi — decide nel 1981 che è tempo di tuffarsi nel mare grosso. Il suo L’ultimo squalo (The Great White) è una dichiarazione d’amore alla visione spielberghiana genuina, ma si direbbe non ricambiata. Girato in Sardegna, ambientato nelle coste della Georgia, con una creatura assassina a fare da protagonista e un Quint all’italiana interpretato da Vic Morrow.

Per capire il tipo di prodotto sublime di cui si tratta, basta vedere i titoli di testa (il film, seppure in un formato ignobile e mezzo tagliato, si trova al momento intero su YouTube): un tizio con un’incredibile completo acrilico canottiera e costume, capigliatura alla Ridge Forrester, fa un’esibizione di wind-surf tutta pettorale e pelvica, come se più che guidare il wind-surf volesse farci un bambino, con in sottofondo una ineffabile canzone anni’80 di quelle da videocassetta di stretching. Praticamente la versione rivierasca dei titoli di testa di Vacanze di Natale, con la differenza che De Sica e compagnia solitamente non vengono (purtroppo?) attaccati da bestie feroci. (A dire il vero non sono così sicuro. Se in tutta la saga non esiste una scena in cui Boldi sciando viene sodomizzato da un orso selvatico probabilmente è solo perché non ci hanno ancora pensato).

Comunque invece qui a un certo punto il bellimbusto si accorge che un pezzo di tavola è stato morsicato via, c’è proprio il segno dei denti, e un attimo dopo il wind-surf esplode, letteralmente, come se in mare avesse beccato una mina anti-uomo. Fine della scena: inquadratura della superficie dell’acqua appena increspata, a mostrare che il nostro Ridge ha fatto una brutta fine.

Capito che bomba?

promotional cover for the movie lultimo squalo featuring a shark attack scenepinterest

Amazon Prime

Più che un remake, un travestimento

Castellari ricalca la trama, i personaggi e alcune scene chiave di Lo Squalo, ma la fama di scopiazzatura che L’ultimo squalo si porta dietro è ingenerosa: Castellari infatti non fa nulla per nascondere la fonte di ispirazione, anzi omaggia Lo Squalo esplicitamente quasi in ogni singola sequenza. Il look del personaggio di Vic Morrow richiama fin quasi al cosplay quello del Quint di Robert Shaw, insomma le carte sono in tavola. E a questa ricetta nota, Castellari aggiunge quel tocco di mestiere artigiano e di follia creativa che rende L’ultimo squalo unico. Molte parti sono senz’altro derivative, ma la scena della grotta subacquea – per esempio – è del tutto originale e per inventiva e tensione ha poco da invidiare alle tante trovate di Spielberg nel primo film.

Incassi, ingiunzioni e altre onde anomale

Il successo di The Last Shark, nel 1981, arriva ben oltre le aspettative: 18 milioni di dollari incassati in un solo mese negli Stati Uniti. La Universal però a quel punto si indispettisce e va in causa per plagio. La sentenza? Ritiro immediato dalle sale USA, divieto perpetuo, film cancellato ufficialmente, che a lungo resterà introvabile.

Riscoperta da collezione

Tuttavia negli anni il film viene riscoperto, circola prima in videocassetta e poi anche in TV, in Italia. L’ultimo squalo resurrezione: nel 2025 Treasured Films (UK) lo salva definitivamente dal naufragio con un’edizione Blu-ray restaurata e ricca di contenuti.

Il riscatto: Tarantino omaggia Castellari

E per Castellari, considerato da sempre in Italia un maestro del cinema di genere, arriva anche il miglior riscatto possibile negli USA quando Quentin Tarantino, ispirato dall’originale di Castellari Quel maledetto treno blindato (The Inglorious Bastards, 1978), lo chiama a recitare in un cameo nel suo film Inglourious Basterds del 2009.

Headshot of Stefano Piri

Nato a Genova nel giorno in cui a Bel Air morì Truman Capote, dopo un lungo percorso di autocoscienza si è rassegnato all’idea che si tratta solo di una coincidenza. Laureato in Relazioni Internazionali e diplomato alla Holden ha lavorato a lungo nelle istituzioni europee, scrivendo nel tempo libero per L’Ultimo Uomo, Minima et Moralia, Pandora e altre testate. Nel 2018 entra nella redazione di Esquire Italia, di cui oggi è Digital Managing Editor. Ha scritto anche due libri e qualche sceneggiatura.