di
Marco Vigarani

Il numero uno del mondo si racconta nel docufilm «Il ritorno». L’infanzia in Alto Adige e il trasferimento a Bordighera a 13 anni: «Ho lasciato famiglia e amici da un giorno all’altro: in quel momento ho capito che persona ero»

Ripubblichiamo il pezzo di Marco Vigarani sulle origini di Jannik Sinner, pubblicato a settembre, uno dei più apprezzati dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2025

Ha compiuto da poco 24 anni ma ha già vissuto molte vite, tanto da meritarsi un docufilm dall’evocativo titolo «Il ritorno». Il protagonista è Jannik Sinner, fenomeno assoluto del tennis italiano e mondiale, numero uno del ranking ma anche ragazzo tutto da scoprire che ha attraversato da poco mesi difficili per la vicenda Clostebol. Proprio dal riscatto dopo quel momento prende il via cortometraggio realizzato da Rolex, uno dei suoi sponsor principali: si parte dall’aprile del 2025, a Montecarlo, durante la sospensione. «Nel tennis le cose possono cambiare molto in fretta – spiega Sinner -. Lavoro per vincere il maggior numero possibile di partite ma a volte, quando vivi situazioni difficili, ti si aprono gli occhi. Dall’esterno magari non sembro molto emotivo, ma lo sono. Quando ho un momento duro, a volte non riesco a trattenermi. Sono molto severo con me stesso. Dubbi? Tutti noi ne abbiamo. Io ho dubbi ogni giorno. Di sicuro ne ho ogni volta che entro in campo ma mi ricordo anche che sono capace di vincere e tutto il lavoro fatto per arrivare qui».



















































Le origini e la famiglia umile

Il nastro del tempo quindi si riavvolge rapidamente per tornare alle origini di un fenomeno altoatesino di nascita ma destinato a conquistare il mondo. Fra le immagini dell’infanzia insieme a papà Hanspeter e mamma Siglinde, Sinner si mette a nudo come raramente è accaduto in precedenza: «Ripenso al posto da cui provengo e agli sforzi fatti: un paesino piccolissimo del Nord Italia, in mezzo alle montagne (Sesto, in Val Pusteria, ndr). Non avevamo molte cose. Mio padre faceva il cuoco e mia madre faceva la cameriera nello stesso ristorante in cui lavorava lui. Dove vengo io ovviamente lo sci è considerato uno sport molto importante. Anche io sciavo tanto e giocavo anche a calcio». Poi il colpo di fulmine per la racchetta: «Giocavo anche un po’ a tennis, ero molto più bravo con la racchetta che sugli sci. La differenza più grande tra le due discipline secondo me è che nello sci scendi per un minuto e se fai un errore non puoi più vincere. Nel tennis invece puoi fare tanti errori e riuscire comunque a vincere la partita».

Via di casa a 13 anni

Dopo la prima vita, quella dell’infanzia, arriva quindi la seconda con la scelta che cambia per sempre il destino di Sinner. «A 13 anni e mezzo ho scelto di diventare un tennista – ricorda parlando del trasferimento a Bordighera -. Ho fatto una scelta difficile, andando in un posto lontano da casa per allenarmi. Ci vogliono sei ore e mezza, anche sette di macchina per arrivarci. Ho dovuto lasciare i miei genitori, i miei amici, mio fratello e pure gli altri due sport che mi piacevano: ho lasciato tutto a casa. La mia vita è cambiata completamente da un giorno all’altro. Sono arrivati gli allenamenti quotidiani e i dolori muscolari che non avevo mai avuto. In quel momento ho capito che persona ero, cosa potevo fare e quanto in fretta stavo crescendo praticando lo sport che amo. Credo che questa fosse la strada giusta per me ed è questo che conta davvero».

I primi successi, lo stop e la ripartenza

Passano rapidamente gli anni e con essi inizia la vita sotto i riflettori fatta di aspettative, crescita e vittorie. «Il mio primo vero salto di qualità è stato nel 2019, a 18 anni – è il pensiero di Sinner -. Ho vinto il mio primo Challenger, chiuso l’anno tra i primi 100 e vinto le Next Gen Finals ATP. Tutto è successo molto in fretta. Ho sempre sognato di essere anch’io un campione del circuito Slam. È stata una sensazione bellissima ma non do mai nulla per scontato». Soprattutto quando sei all’apice e arriva un colpo tremendo come la vicenda Clostebol. In questi momenti c’è anche bisogno di ritrovare la forza delle origini, riannodare la vita alle proprie radici. Ecco allora come Sinner è uscito dal periodo difficile: «Ho passato del tempo con la mia famiglia, con gli amici. Credo che se sei felice fuori dal campo, allora in campo diventa più facile giocare. Sento che sta tornando un nuovo me».

23 dicembre 2025