Will Sharpe e Paul Bettany in Amadeus

Will Sharpe e Paul Bettany in AmadeusAdrienn Szabo

L’Amadeus del titolo non è il soggetto, bensì l’oggetto della narrazione e in particolare dell’ossessione distruttiva che Salieri cova per lui fin dal primo incontro. Il compositore, rispettato per il suo rigore più che per il suo estro, sente il suo mondo sprofondare: la differenza di talento tra i due è abissale. Salieri, ipocrita timorato di Dio, non si dà pace che il Divino abbia donato tutto quel talento a un giovanotto lascivo e volgare,che lui trova ripugnante, e per questo decide di fare di tutto per sabotarne la carriera e oltre, arrivando a distruggerne la vita. Non sarà difficile: Amadeus è ingenuo, incapace di navigare tra gli intrighi di corte e di adottare le furbizie e l’ipocrisia dei nobili, persuaso che per sfondare bastino le proprio immense doti musicali. Amadeus è uno studio del mistero del talento e del potere corruttore dell’invidia filtrati dai giudizi e dai pregiudizi dell’amareggiato Salieri, dilaniato dal disgusto verso l’uomo Mozart e al contempo meravigliato dalla bellezza delle sue opere.

Se nella realtà tra i due c’erano solo sei anni di differenza, nell’opera teatrale, nel film e nella serie Mozart è poco più che ventenne e Salieri ha il doppio dei suoi anni: i traguardi che il primo ha raggiunto facilmente in giovane età, il secondo li ha conquistati a fatica dopo anni di estenuante lavoro. Da lì scaturisce l’odio inestinguibile di Salieri che compensa con l’astuzia, l’adulazione, le calunnie e le macchinazione quello che gli manca in talento. Amadeus è anche una riflessione sulle apparenze e sull’incapacità della collettività di accettare l’individualità. In una società che già ai tempi giudicava più importante il sapersi attenere ai codici di comportamento rispetto al talento, il prodigioso e irriverente Mozart non può fare fortuna. Il giovane è impetuoso, spavaldo, indugia negli eccessi come i nobili di corte ma lo fa in modo plateale, senza discrezione. È stravagante, eccentrico, maleducato, ma soprattutto, è spontaneo, in un mondo dove si naviga con cautela e ipocrisia.