Se Natale è un’occasione per stare in famiglia, per i commercianti e i produttori di cibi tradizionali è il momento per fare lauti affari. Quest’anno, tra la cena della vigilia e il pranzo del 25 dicembre, i piemontesi spenderanno circa 270 milioni di euro. Cifra che da sola rende la dimensione dell’economia che ruota attorno alla festa cristiana per eccellenza e che emerge da un sondaggio realizzato da Confesercenti. I piemontesi spenderanno ben 119 euro a testa: non un menù da salasso, ma neppure una dieta francescana. Piuttosto, un buon compromesso tra salvaguardia del portafoglio e tradizione.
Il Natale sarà soprattutto casa e persone care: tre piemontesi su quattro staranno con parenti più o meno graditi in sale da pranzo con tavole imbandite più o meno allungabili e alberi di Natale addobbati. Solo il 9% passerà la festività a casa di amici, mentre il 6% sarà in qualche località di vacanza e il 5% ha già prenotato un tavolo in ristorante. Di certo, la voglia di festeggiare si perpetua. I commercianti fanno un bilancio delle vendite: cibo e libri tra i regali prediletti. Il primo si consuma, i secondi si regalano anche all’ultimo minuto senza sensi di colpa. Bene anche i cosmetici, dalle creme ai trucchi, e l’abbigliamento: un maglioncino rosso con la renna, cappelli, paia di guanti. Ora siamo al rush finale, con pasticcerie e gastronomie aperte come pronto soccorso del gusto. «Il budget di spesa resta in linea con quella dello scorso anno. Calcoliamo una media 211 euro di spesa a persona, il 53,5% spenderà tra i 100 e i 300 euro», afferma Maria Luisa Coppa presidente di Ascom Torino. E anche gli albergatori sorridono guardando alle camere quasi sold out per San Silvestro, così come per l’inizio di gennaio e per l’Epifania.
Il presidente di Confesercenti Torino Giancarlo Banchieri ricorda che questa boccata d’ossigeno serve a negozi spesso in apnea. «Restano le ombre, come Vanchiglia e le sue serrande penalizzate dopo lo sgombero di Askatasuna». E resta il nodo dei consumi. «Neppure i recenti rinnovi contrattuali in diversi settori hanno frenato la flessione. — conclude — Speriamo che venga approvato l’emendamento che punta a estendere anche ai contratti rinnovati nel 2024 la cosiddetta flat tax, cioè la tassazione agevolata al 5%, sugli incrementi retributivi, ampliando la platea fino ai redditi di 33mila euro».