Qualcuno parla della crisi del power metal moderno, tentato dalle tendenze teatrali della nuova scena europea, contro quello ancorato saldamente alle proprie radici storiche più vicine allo speed metal, con un pubblico giovane che rischia di non conoscere i classici del genere e un pubblico più attempato poco disposto verso la teatralizzazione e le sperimentazioni.
Poi, ci sono band come i Feanor, che ci ricordano che si può ancora suonare power metal divertendosi e attirando sia nuovi che vecchi fan: la coppia argentina Emiliano Wachs/Gus Acosta – rispettivamente batteria e basso della band – non si è mai fermata nel corso degli anni, fra alti e bassi che hanno comunque sempre mantenuto una dignità di tutto rispetto.
“Hellhammer”, uscito lo scorso settembre, sembra essere un punto di arrivo per la coppia che non ha mai pensato di appendere gli strumenti al chiodo in questi vent’anni di carriera. Con una line-up internazionale e un modo di costruire i pezzi che ci vengono spiegati in questa intervista, Gus Acosta ci ha confermato di voler proseguire su questa linea, con l’unico obiettivo di suonare divertendosi e facendo divertire il pubblico con pezzi solenni e ritmati di manowariana memoria. Buona lettura!

CIAO GUS E BENVENUTO SU METALITALIA.COM. PARTIAMO PARLANDO DI “HELLHAMMER”: SEI SODDISFATTO DI COME STA ANDANDO FINORA LA PROMOZIONE DELL’ALBUM?
– Ciao! Sono entusiasta di essere qui a parlare di metal con voi! Per quanto riguarda “Hellhammer”, sì, sono davvero soddisfatto di come sta andando la promozione finora. Abbiamo pubblicato i singoli “Sirens of Death”, “The Ballad Of Beren And Luthien”, “Hellhammer” e “H.M.J.”, notando che l’interesse sta crescendo: stanno arrivando recensioni, come il 10/10 di Wildwolf-Magazin. Con l’uscita dell’album il 19 settembre tramite No Remorse Records, la collaborazione internazionale sta attirando fan dall’Argentina alla Germania e oltre. È come un motore a energia metal che sta funzionando a pieno regime!

IL CAMBIO DI FORMAZIONE E L’INGRESSO DI NUOVI MUSICISTI HANNO AVUTO UN FORTE IMPATTO SUL VOSTRO PROCESSO DI COMPOSIZIONE?
– Assolutamente sì, il cambio di formazione e l’arrivo di nuovi membri hanno avuto un impatto enorme sul nostro modo di scrivere. Dopo aver perso il nostro ex chitarrista qualche anno fa, abbiamo rafforzato le influenze del power metal tedesco alla Running Wild, che ci hanno portato direttamente a Thilo Herrmann.
Con Mike Stark alla voce dalla Svezia, EV Martel con tutta la sua esperienza di scuola Manowar dal Brasile, e la magia del violino di Diana Boncheva dalla Bulgaria — oltre a me ed Emiliano Wachs su basso e batteria qui in Argentina — tutto si è trasformato in una sessione senza confini.
Le idee rimbalzavano tra fusi orari tramite file e chiamate; questo ha mantenuto tutto fresco e flessibile, mescolando stili senza perdere il nostro nucleo originario. Lavorare a distanza è impegnativo, ma ha acceso una scintilla importante.

COM’È STATO LAVORARE CON THILO HERRMANN? COME VI SIETE CONOSCIUTI E QUALI NUOVE IDEE HA PORTATO ALL’ALBUM?
– Lavorare con Thilo Herrmann è stato fantastico, una leggenda del metal dal vero spirito piratesco. Lo abbiamo contattato circa tre anni fa, subito dopo il cambio di formazione, sapendo che i suoi riff su classici dei Running Wild come “Black Hand Inn”, “Masquerade”, “Victory” e “The Rivalry”, oltre al suo periodo nei Grave Digger con “Ballads of a Hangman”, sarebbero stati perfetti per noi.
Thilo stava suonando in una cover band ma aveva voglia di tornare nel metal, e sapere che David Shankle era ancora con noi ha chiuso il cerchio, soprattutto considerando che i Risk aprirono per i Manowar nel 1988 durante il tour di “Kings of Metal”.
Riunire quei due è stato speciale: Thilo ha portato idee molto forti, come i brani dal marcato mood piratesco che omaggiano le sue radici, in particolare “H.M.J.”, spingendo l’energia dell’album su un altro livello.

NEL DISCO CONVIVONO LE VOSTRE DUE PRINCIPALI ANIME MUSICALI, MA TI SENTI PIÙ VICINO AI MANOWAR O ALLA SCUOLA TEDESCA HELLOWEEN/GAMMA RAY?
– È il classico tira e molla tra due anime molto forti. In “Hellhammer” le abbiamo lasciate convivere: la potenza epica in stile Manowar e la velocità melodica di Helloween o Gamma Ray.
Se però devo scegliere, oggi mi sento più vicino ai Manowar. È quell’attitudine grezza ed eroica, il senso di fratellanza e di sfida, soprattutto con ospiti come EV Martel che porta con sé la sua esperienza appunto nei Manowar. Amiamo anche i brani più veloci e melodici, ma il nostro cuore batte soprattutto per gli inni più imponenti, quelli che suonano come un grido di battaglia.

CI SONO ANCHE DIVERSI OSPITI SPECIALI, A PARTIRE DA PIET SIELCK CHE HA MASTERIZZATO L’ALBUM, E VANNI DELLA BAND ITALIANA WOTAN: COME AVETE GESTITO LE COLLABORAZIONI LAVORANDO A DISTANZA?
– Tutto si basa su fiducia, tecnologia e passione condivisa. Piet, che ha lavorato anche con Blind Guardian e molti altri, si è occupato di produzione e mastering: gli abbiamo inviato le tracce da studi in Argentina, Germania, Svezia e persino Corea del Sud, e lui le ha rifinite in modo impeccabile.
Il suo punto di vista esterno è stato fondamentale per mantenere tutto solido e professionale. Con Vanni ci siamo messi in contatto attraverso la scena; ha partecipato a un brano portando la sua energia, scambiando file e idee tramite email e chiamate. La distanza non permette di suonare insieme di persona, ma grazie alla professionalità di tutti il processo è stato fluido.

UNO DEI BRANI PIÙ DIVERTENTI DEL DISCO È SICURAMENTE LA CITATA “H.M.J.”: COM’È NATA L’IDEA DI RENDERE OMAGGIO AI RUNNING WILD, ANCHE CON LA PRESENZA DI THILO?
– L’idea è nata dal profondo legame di Thilo Herrmann con i Running Wild. Ha scritto la canzone come tributo a Rolf Kasparek, che sta riducendo la sua attività dal vivo dopo una lunga carriera.
Con Thilo nella band, sembrava una scelta naturale: è lui che ha registrato quattro album fondamentali con la band, quindi rendere omaggio a quell’eredità piratesca era quasi inevitabile. Il brano è uscito anche come saluto simbolico, completamente nello spirito marinaresco.
Thilo lo ha fatto ascoltare a Rolf prima dell’uscita e ha ricevuto il suo consenso. Mike Stark ha interpretato il brano in modo molto efficace e abbiamo aggiunto alcuni effetti per dare maggiore profondità. È il nostro modo di dire grazie a quelle leggende tedesche.

IN GENERALE, COME NASCONO NUOVE IDEE PER LA COMPOSIZIONE DOPO QUASI TRENT’ANNI DI ATTIVITÀ?
– Traiamo ispirazione da racconti epici come Tolkien per brani come “The Ballad of Beren and Lúthien” o “Maglor The Singer”, oppure da temi storici in “The Epic of Gilgamesh Pt. 2”. Gli input provenienti da tutto il gruppo — i riff di Thilo, la voce di Mike, le parti di violino di Diana, gli assoli di EV — aprono sempre nuove prospettive.
Inoltre, rivisitare brani più vecchi come “This One’s For You” con Ross the Boss aggiunge un forte richiamo ai Manowar. Restiamo fedeli alle nostre radici, ma continuiamo a cercare nuove strade: il metal è eterno, e vogliamo esserlo anche noi!

COM’È OGGI LA SCENA METAL IN ARGENTINA? C’È UN RICAMBIO GENERAZIONALE?
– È una scena molto viva e appassionata, con una forte presenza sia della vecchia scuola sia delle nuove generazioni. Ci sono festival che attirano grandi numeri per thrash, power e altri generi, e un sottobosco underground molto attivo, con band che suonano praticamente ogni weekend.
Il ricambio generazionale è reale, ma lo spirito della scena rimane solido.

COSA PENSI DELLA NUOVA ONDATA DI POWER METAL EUROPEO, CON BAND CHE OGGI SONO HEADLINER NEI FESTIVAL COME SABATON, WIND ROSE E POWERWOLF?
– Mi piace molto quello che sta succedendo. Band come Sabaton con i loro temi storici, Wind Rose con il loro immaginario fantasy, e Powerwolf con la loro forte componente teatrale hanno portato il genere verso una dimensione più ampia. Hanno reso il power metal uno spettacolo che unisce melodia, velocità e narrazione. Da fan dei classici, apprezzo il modo in cui spingono in avanti il genere senza dimenticare le radici.

SECONDO TE IL PUBBLICO DEL POWER METAL È CAMBIATO NEL TEMPO? ANCHE TRA I TUOI AMICI, VEDI ANCORA MOLTI LEGATI AL PASSATO O C’È APERTURA VERSO NUOVE BAND?
– Il pubblico del power metal è cambiato molto. Negli anni ’80 e ’90 era più di nicchia, legato a band come Helloween e ai primi Manowar. Oggi, grazie allo streaming e ai festival, è più ampio e variegato. Band come Sabaton e Powerwolf hanno attirato un pubblico più giovane, spesso aperto anche a contaminazioni folk o sinfoniche.
Tra i miei amici c’è chi resta legato al passato, ma molti sono curiosi e pronti a scoprire nuove band, compresi nuovi album come il nostro “Hellhammer”. La disponibilità a esplorare c’è ancora, ed è questo che mantiene la scena viva.

CI SARÀ LA POSSIBILITÀ DI VEDERE I FEANOR IN TOUR?
– È qualcosa che desideriamo molto. Con una formazione internazionale la logistica non è semplice, ma l’obiettivo è portare la band sui palchi di tutto il mondo. I brani sono pronti per essere suonati dal vivo.
Non ci sono ancora date confermate, ma dopo l’uscita di “Hellhammer” stiamo cercando di pianificare, magari partendo dall’Europa o dall’America Latina. Se tutto andrà per il verso giusto, ci vedrete presto sul palco.
Approfitto per ringraziare per il supporto, per l’opportunità di parlare con voi e, ovviamente, speriamo di poter bere una birra insieme un giorno dopo un concerto dei Feanor. Hail a tutti e tenete vivo il metal!