La PEC con il progetto di fattibilità tecnico-economica è arrivata, agli indirizzi del Sindaco e dall’assessorato all’urbanistica, alle 19.20. La notizia ha impiegato però pochissimo a circolare perché l’attesa, per lo stadio della Roma a Pietralata, era diventata palpitante. È “un passo decisivo”, ha ricordato Gualtieri ma la strada per arrivare alla posa della prima pietra è ancora lunga.
L’attuale livello di progettazione
Quello che il club giallorosso ha inviato in Campidoglio è un PFTE termina che dal 2023 ha sostituito il vecchio “progetto preliminare”. Rispetto a quest’ultimo, integra con studi spercialistici e un’analisi dei costi più approfondita i profili generali. È comunque un livello di progettazione che precede la fase esecutiva a cui si deve giungere con ulteriore passaggi sul piano tecnico e politico amministrativo. Passaggi necessari che coinvolgono anche le istituzioni cittadine.
La strada per costruire il futuro tempio giallorosso ha comunque segnato un avanzamento importante. Getta concretamente le basi per realizzare ““una delle infrastrutture sportive più ambiziose e moderne d’Europa”. E potrà diventare un motivo di vanto per i tifosi, vista l’intenzione di realizzare una “curva monumentale, la più grande d’Europa, pensata come cuore pulsante dello stadio e simbolo della passione romanista”.
Cosa manca per costruire lo stadio
Sul piano operativo, l’assessore all’urbanistica Maurizio Veloccia ha ben sintetizzato quali saranno i successivi step. “Ora gli uffici dipartimentali dovranno verificare l’ottemperanza del progetto alle prescrizioni emerse nella conferenza dei servizi preliminare e di quelle indicate dall’Assemblea Capitolina con la delibera sul pubblico interesse” ha ricordato l’assessore Veloccia. Solo a quel punto potrà essere predisposta una delibera che l’Assemblea Capitolina dovrà approvare e con la quale si darà mandato al sindaco, o ad un suo rappresentante, di partecipare alla conferenza dei servizi finale. Ad oggi quello che è stato presentato è un progetto che, è stato segnalato da Trigoria, “rappresenta la sintesi di un lavoro approfondito, svolto con rigore tecnico e attenzione alla sostenibilità”.
È la traduzione concreta di quel proposito che Dan Friedkin aveva dichiarato nel rinunciare a Tor di Valle. Una scelta fatta perché per l’As Roma serviva “uno stadio verde, sostenibile e integrato con l’ambiente”. Il progetto di fattibilità, che precede quello esecutivo, per la società giallorossa risponde a questi criteri. Non sono però tutti d’accordo. La società giallorossa e il Campidoglio devono fare i conti anche con i comitati “no stadio”che, dopo la battaglia per il riconoscimento del bosco di Pietralata, hanno messo a segno un’altra iniziativa per tentare di bloccare il progetto.
La diffida e le critiche
Lunedì 22, alla vigilia quindi della presentazione del progetto di fattibilità tecnico economica, è stata inviata a tutti i consiglieri capitolini una diffida, di cui è stata messa a conoscenza sia l’Anac che la Soprintendenza di Stato. Gli eletti in Aula Giulio Cesare e i referenti tecnici del comune sono stati diffidati nel “dare seguito a qualsivoglia azione di valutazione, certificazione, conferma, validazione” della documentazione inerente “un eventuale progetto definitivo” proposta dall’As Roma in quanto, secondo il “Coordinamento Sì Parco No Stadio” che ha inviato l’atto, non è conforme alla delibera dell’assemblea capitolina. In particolare viene contestato che l’amministrazione “non ha verificato l’ottemperanza del progetto definitivo alle prescrizioni, condizioni e raccomandazioni risultati dalla conferenza dei servizi preliminare”. I tempi per la realizzazione del nuovo impianto dovranno tenere conto anche di eventuali azioni legali da parte di chi, finora, si è opposto allo stadio previsto a Pietralata.