Nel 2025 ChatGPT è diventato uno specchio fedele delle abitudini cognitive, lavorative e relazionali di centinaia di milioni di persone. Secondo i dati analizzati dal National Bureau of Economic Research (NBER) su un campione di 1,1 milioni di conversazioni tra maggio 2024 e giugno 2025, oltre 800 milioni di utenti nel mondo interagiscono settimanalmente con chatbot di intelligenza artificiale generativa, e il modo in cui lo fanno racconta molto più di una semplice evoluzione tecnologica.
In particolare, l’uso di ChatGPT si concentra principalmente in tre grandi aree: scrittura, guida pratica e ricerca di informazioni. Insieme, queste categorie coprono oltre il 75% delle interazioni, confermando che l’AI generativa è ormai uno strumento quotidiano per lavorare meglio, capire di più e comunicare in modo più efficace.
Scrivere meglio (e più velocemente): il primo grande uso di ChatGPT
La categoria più rilevante è la scrittura, che da sola rappresenta il 28% delle richieste. Non si tratta soltanto di creatività letteraria (che pesa appena l’1%) ma soprattutto di un utilizzo funzionale e professionale.
La voce principale è “edit or critique provided text” (11%), cioè “modifica o valuta il testo fornito”. Gli utenti cioè chiedono a ChatGPT di correggere, migliorare, semplificare o rendere più efficace un testo già scritto. Seguono scritture personali (mail, messaggi, richieste scritte) e comunicazioni (8%), traduzioni (5%) e sintesi o generazione di argomentazioni (4%).
ChatGPT non sostituisce quindi la scrittura umana, ma la ottimizza. È un acceleratore cognitivo che riduce il tempo necessario per strutturare un messaggio, adattare il tono a un contesto professionale, riformulare un contenuto per i social o per il lavoro. Ed è proprio questa funzione di “co-autore silenzioso” a spiegare come e perché l’AI sia ormai entrata stabilmente nei flussi di lavoro di giornalisti, consulenti, studenti e aziende.
Guida pratica e tutoring: l’AI come consulente quotidiano
Un altro 28% delle conversazioni rientra nella macro-area della guida pratica. Qui ChatGPT viene utilizzato come un vero e proprio consulente on demand. Il tutoring e l’insegnamento (10%) sono la voce principale, seguiti da consigli pratici su come fare qualcosa (9%) e da richieste su salute, fitness, bellezza e self-care (6%). Chiudono le richieste di ideazione creativa (4%).
Questo uso è coerente con la visione descritta dai grandi leader dell’AI. Jensen Huang (Nvidia) e Masayoshi Son (SoftBank) insistono sul fatto che l’intelligenza artificiale renderà il lavoro umano più produttivo e significativo, liberando tempo dalle attività ripetitive. Tuttavia, nella pratica, ChatGPT è già usato come tutor personalizzato, soprattutto in ambito educativo, dove emergono le prime crepe. Secondo il College Board, l’84% degli studenti delle high school statunitensi utilizza AI generativa per i compiti scolastici. Non sempre per studiare meglio. Spesso per delegare il pensiero critico.
Cercare informazioni: meno Google, più dialogo
La ricerca di informazioni pesa per il 21% delle richieste. La voce “info specifiche” da sola vale il 18%. Le persone usano ChatGPT per ottenere risposte puntuali, spiegazioni contestualizzate e sintesi immediate. Solo il 2% riguarda prodotti acquistabili, segno che, almeno per ora, l’AI è percepita più come strumento cognitivo che come canale commerciale.
Questo comportamento suggerisce un cambiamento strutturale, ovvero non si cerca più solo l’informazione, ma un’interlocuzione intelligente. ChatGPT non restituisce link, ma ragionamenti. Ed è proprio questo che lo rende più potente, rispetto alle classifiche ricerche su Google.
Tecnica, multimedia e self-expression: nicchie in crescita
Ci sono poi le richieste tecniche (8%), soprattutto su programmazione (4%) e calcoli matematici (3%), e quelle multimediali (6%), che riguardano la creazione di immagini (4%). Ma c’è spazio anche per la cosiddetta “self-expression” (4%), che include riflessioni personali, relazioni e persino semplici conversazioni informali.
È qui che si innesta uno dei temi più controversi, ovvero l’ottimizzazione dell’engagement. I chatbot, come i social network, sono progettati per trattenere l’utente. L’analisi dei dati d’uso racconta come i sistemi di intelligenza artificiale, tra cui ChatGPT, stiano non solo rispondendo a domande, ma anche modellando i comportamenti umani. Di fatto stanno cambiando il modo in cui si scrive, si studia, si prende una decisione, ampliando sia le capacità che le fragilità umane.
Da un lato, la promessa è enorme: produttività, efficienza, ricerca scientifica accelerata, medicina personalizzata, supply chain intelligenti. Dall’altro, crescono le preoccupazioni per la concentrazione di potere, l’impatto sull’occupazione, il consumo energetico dei data center e la dipendenza cognitiva.