di
Francesca Visentin

Padova, il medico veneziano ha inventato l’«Urospritz» per istruire gli specializzandi sul rapporto con i pazienti e l’«Urophone» per seguire i malati

Ripubblichiamo l’intervista di Francesca Visentin al chirurgo Fabrizio Dal Moro, pubblicata a giugno, una delle più apprezzate dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2025

Le parole, prima di tutto. Semplici, dirette, accessibili, rassicuranti, devono togliere la paura. E i disegni, precisi, immediati, per spiegare meglio di una lezione di anatomia. È la rivoluzione nella comunicazione medica di Fabrizio Dal Moro, veneziano, star internazionale della chirurgia, direttore della Clinica Urologica dell’Azienda Ospedaliera di Padova e direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università di Padova.
Via i paroloni che spaventano, ogni concetto va semplificato. E attraverso fumetti e disegni anche la prevenzione diventa facile. Chirurgo che spesso opera in mondovisione e ha inventato tecniche replicate ovunque, pioniere della robotica più avanzata, ma anche artista che con matita e taccuino ricrea parti anatomiche o interventi chirurgici complessi, Dal Moro gestisce dieci sale operatorie e una media di 40 interventi al giorno.
Dai congressi mondiali, alla copertina di Newsweek, che per tre anni di seguito ha premiato la sua Urologia come prima in Italia (votata con 80 mila questionari nel mondo, più i dati del registro nazionale esiti degli interventi), al pallino per i social, con cui rende capillare la prevenzione, anche con i fumetti disegnati da lui. E la fissazione per l’innovazione creativa: ha inventato l’«Urospritz» e l’«Urophone» e anche il logo dell’Urologia di Padova. Ha portato (a sue spese) una biblioteca in reparto.
Dal Moro gira con un taccuino sempre nel camice, un Daler Rowney che per anni si è fatto inviare dall’Olanda, ma ora riesce a trovare anche in Italia. E disegna senza sosta. «Spiego disegnando – fa notare – è un metodo efficacissimo. Anche a specializzandi o studenti dico: non spiegarlo, fammelo vedere con uno schizzo».



















































Dal Moro, da medico e uomo di scienza come nasce la sua ossessione per le parole (giuste)?
«I medici hanno un grosso problema con le parole, si nascondono dietro paroloni. Invece è fondamentale tradurre tutto in concetti semplici, togliere la paura, avvicinarsi ai pazienti. Stresso molto tutti e tutte su questo, pretendo semplicità e chiarezza».

E la passione per il disegno?
«In anatomia il disegno è fondamentale. Disegnare è lo strumento migliore per spiegare gli interventi chirurgici o per chiarire la composizione dei vari organi. Un metodo vecchio, ma efficacissimo. Chiedo sempre agli studenti di disegnare, non importa la qualità del disegno, conta il processo mentale. Una volta esisteva il disegnatore anatomico, che faceva esattamente questo. Per me è una passione, una valvola di sfogo, mi rilassa. Mia madre aveva una galleria d’arte, sono cresciuto tra gli artisti, mi è rimasta questa fascinazione. Ho scritto un libro Art, tutto a disegni, sull’arte nella chirurgia oncologica».

Per spiegare prostata, reni, vescica utilizza anche i fumetti.
«La comunicazione medica deve trovare altre strade, diverse, innovative. Non può fare paura. I fumetti che disegno servono a questo, sono facilmente comprensibili, divertenti, arrivano a tutti».

Cosa sono l’«Urospritz» e l’«Urophone»?
«L’Urospritz l’ho inventato per creare un momento più rilassato, a fine giornata con gli specializzandi, lezioni per fare vedere come rivolgersi ai pazienti, come fare e spiegare gli interventi. L’Urophone è un’idea che ha dimezzato gli accessi al Pronto Soccorso: telefonate che i medici fanno tutti i giorni ai pazienti dimessi, per sapere come stanno e come procede il decorso post-operatorio».

Dirige due urologie di due ospedali, che si sono fuse, come le gestisce?
«Punto sul gruppo, il “noi”, mai l’ ”io”. Ogni successo è un “noi”. L’ “io c’è solo nell’errore, lì è giusto assumersi responsabilità individuali. Voglio equità: tutti e tutte devono crescere, operare, fare le notti e le reperibilità, avere voci che vanno ascoltate, dall’anziano allo specializzando. E nessun chirurgo va tenuto dietro una scrivania, solo così diventano bravi e si investe realmente nel gruppo».

La passione è sempre la stessa?
«La passione è quella del primo giorno. Il mio è il lavoro più bello del mondo. All’inizio dei corsi di laurea proietto sempre il documentario Free Solo in cui Alex Honnold si arrampica a mani nude sul monte El Capitan a Yosemite Park, 900 metri di altezza, una roccia nuda a strapiombo. I grandi risultati si possono ottenere solo con la passione estrema, in qualsiasi settore».

Le caratteristiche della sua professione?
«Un problem solving continuo. L’ho imparato da mio padre. Adoro risolvere problemi, soprattutto quando sono in sala operatoria, non è logorante, è una sensazione bellissima. Risolvere problemi mi da serenità. E in sala operatoria è importante anche il gesto gentile, il corpo se trattato bene, con delicatezza, risponde, è una specie di patto. I chirurghi devono avere la dote di risolvere i problemi. È una professione a forte rischio burn out, richiede molta resistenza fisica, salute di ferro e soprattutto passione, è la passione che da la forza».

Nel 2011 è finito in coma dopo un incidente. Com’è cambiata la sua vita?
«Sono morto e sono risorto, letteralmente. Sono caduto in motorino mentre uscivo dall’ospedale, ho avuto trauma cranico e ematoma cerebrale, sono stato in coma. E poi sono tornato in vita. Cento giorni dopo ero a lavorare, senza conseguenze. Ma da allora per me la vita ha un sapore diverso. Percepisco tutto con molta più intensità».

Utilizza l’Intelligenza Artificiale?
«L’AI è uno strumento bellissimo e potentissimo, va usata nel modo giusto. L’ho istruita per farla diventare un bravissimo chirurgo o chirurga. Alla fine di ogni meeting su casi clinici, consultiamo sempre l’AI per vedere che decisione avrebbe preso, a volte ci da anche qualche spunto interessante».

Che lavoro avrebbe voluto fare se non avesse fatto il medico?
«Ho grande stima per gli ingegneri. Oppure avrei voluto fare il grafico pubblicitario, ma lo faccio già, invento loghi , nomi e titoli per qualsiasi cosa, compresi gli interventi. Ho inventato “Amore e psiche”, un intervento sul prolasso dell’utero femminile perché ricorda il famoso abbraccio del Canova. E “Ves.Pa. (la neo-Vescica Padovana)” che riproduce la forma della Padova antica».

Biden ha recentemente raccontato del suo cancro alla prostata. Parlare di prostata è un tabù superato?
«Tutti raccontano della pressione alta, ma nessuno dice che perde urina o che ha avuto interventi alla prostata. Invece parlarne è fondamentale per la prevenzione. Noi andiamo nelle scuole a parlarne ai ragazzi, facciamo campagne sui social, cerchiamo di superare le barriere attorno a questi temi, con metodi nuovi. I social garantiscono la capillarità dell’informazione. Dare informazioni nel modo giusto tranquillizza e può salvare la vita»

È vero che prima o poi qualsiasi uomo avrà problemi di prostata?
«Nella maggior parte dei casi sono problemi benigni. E la prevenzione aiuta a evitare il peggio. Anche nel caso del tumore alla prostata ormai la chirurgia robotica è mini-invasiva e garantisce recupero veloce».

È considerato un genio della robotica.
«Macche genio, un manovale. La robotica a distanza è una super tecnologia che opera con grandissima precisione. Non tarpa le ali al chirurgo, ma potenzia il tocco e l’arte».

Ha scritto anche romanzi, oltre a testi scientifici. Le piace leggere? I libri preferiti?
«Tra i miei libri preferiti, quelli di Umberto Eco, Le lezioni americane di Calvino e l’Ulisse di Joyce. Tra quelli più recenti, mi ha colpito la biografia di Agassi».

Una paura?
«Vivo nell’angoscia del deterioramento mentale e del rischio demenza. Per questo voglio tenere la mente sempre attiva, mi sono iscritto anche a Storia all’Università. E vorrei studiare il cinese…».

Nel tempo libero?
«Ne ho poco… ma appena possibile sto con mia figlia Francesca che vive a Milano. E mi dedico al mio gatto Pippi, come Pippi Calzelunghe, che pretende molte attenzioni».


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23 dicembre 2025 ( modifica il 23 dicembre 2025 | 17:30)