Un artista noto soprattutto per le figure dalle forme piene ed esuberanti e per l’esaltazione dei volumi, con valenze spesso ironiche e caricaturali, che si è cimentato nelle tecniche più diverse, attratto dalla versatilità dei maestri del Rinascimento. Il Forte di Bard ospita la mostra “Fernando Botero. Tecnica monumentale”, che con oltre cento opere ripercorre la lunga carriera del pittore, scultore e disegnatore colombiano (Medellin, 1932 – Principato di Monaco, 2023), a due anni dalla morte. Realizzata in collaborazione con 24Ore Cultura e Fernando Botero Foundation, curata da Cecilia Braschi, la rassegna mette in luce le scelte stilistiche di Botero, a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, fino alle creazioni degli ultimi anni, realizzate a Monaco tra il 2019 e il 2023. Uno stile inconfondibile il suo, che trova espressione in dipinti e affreschi, ma anche in pastelli, acquarelli, disegni, fino ai marmi e alle fusioni in bronzo. «Io sono il pittore del volume, non delle donne grasse», amava specificare. Tra gli elementi che ricorrono nella sua arte, i tratti limpidi e precisi del disegno e gli accordi cromatici della pittura, mentre le figure iperboliche trovano ulteriore forza nelle tre dimensioni della scultura.

Nato in una famiglia di origini italiane, Botero è influenzato nelle prime prove dai messicani Orozco, Rivera, Siqueiros. Nel 1952 intraprende viaggi di studio in Francia, Spagna e Italia, dove studia la tecnica dell’affresco all’Accademia di San Marco a Firenze. Durante questo periodo è profondamente influenzato dal concetto di volume e proporzione, che diventeranno centrali nel suo percorso.

La conoscenza di Piero della Francesca e Paolo Uccello lo spinge ad approfondire lo studio della figura, anche nella sua monumentalità. Dopo un periodo in Messico, dal 1960 si stabilisce a New York: è del 1961 la celebre “Mona Lisa”, conservata al MoMa. Si sposta quindi a Parigi, ma resta sempre legato alla terra d’origine. Grazie alle donazioni di opere sue e degli artisti da lui collezionati, nel 2000 sono stati inaugurati a Bogotá un museo a suo nome e a Medellín il progetto culturale noto come Ciudad Botero. Nel 2024-25, a un anno dalla scomparsa, Palazzo Bonaparte di Roma gli ha dedicato la retrospettiva “Botero”, curata con altri dalla figlia Lina.

L’esposizione ora a Bard (fino al 6 aprile), divisa in sette sezioni, ripercorre i temi cari all’artista, dalla natura morta al nudo, dalla scena di genere al ritratto, dal dialogo con la storia dell’arte (tra le opere in tale direzione, è in mostra “After Velasquez”, del 2006), alla denuncia sociale e politica, fino alla celebrazione delle feste e manifestazioni popolari. Per sottolineare la complementarietà tra le diverse tecniche, le opere grafiche, tra queste i disegni sulla carta “amate”, che l’artista si procurava direttamente in Messico, o gli acquarelli come “Donna dai capelli rossi”, sono messe a confronto con le pitture a olio e con le sculture.

Nelle sale del Forte sono esposti dipinti emblematici, come “Autoritratto con Arcangelo” del 2015, dove Botero si ritrae nell’arte del dipingere, oltre a diverse versioni di “Leda e il cigno”, “Venere” e “Il ratto d’Europa”, in cui si confronta con i grandi temi dell’arte classica. Tra i quadri i più noti, “Vescovo”, del 1989, “Terremoto”, del 2000, “Ragazza morsa da un cane”, del 2015. Per la prima volta si vedono inoltre schizzi preparatori, accanto a esperimenti di gioventù poco noti e inediti.

Forte di Bard (Aosta) ?Martedì-venerdì 10-18, sabato-domenica 10-19, tutti i giorni dal 26/12 al 6/1