Si chiama Anna’s Archive la piattaforma che avrebbe piratato i contenuti. Spotify assicura di aver «messo in atto nuove misure di sicurezza», mentre i dati rubati potrebbero essere usati per allenare modelli di intelligenza artificiale
Una fuga di notizie, anzi, di brani, dalla più grande piattaforma di streaming on demand musicale, Spotify. Gli autori di questo intervento sono un gruppo di attivisti di Anna’s Archive, la «shadow library» (biblioteca ombra), che pirata contenuti per renderli accessibili gratuitamente. Gli hacker hanno dichiarato di aver «realizzato una copia» non autorizzata di «milioni di brani disponibili su Spotify», violando però i diritti d’autore. E ora si stanno preparando a pubblicarli online.
Hackerato il 99% delle tracce di Spotify
Un’operazione su larga scala, come raccontato dagli stessi attivisti sul loro blog in un post pubblicato il 20 dicembre. L’intervento riguarda circa 256 milioni di metadati (equivalenti al 99% delle tracce di Spotify) e 86 milioni di file musicali, per un volume complessivo vicino ai 300 terabyte.
La metrica della popolarità
«Spotify non possiede tutta la musica del mondo – avvertono gli hacker – ma è comunque un eccellente punto di partenza». Spiegano di aver dato priorità alle tracce utilizzando principalmente la metrica della “popolarità” di Spotify, e hanno già pubblicato una selezione dei 10mila brani più ascoltati: tra questi, testi di Lady Gaga, Bad Bunny, Taylor Swift, The Weeknd.
Gli hacker: «Un grande archivio musicale»
«Questo è, senza dubbio, il più grande database di metadati musicali disponibile pubblicamente – proseguono – Per fare un confronto, noi possediamo 256 milioni di tracce, mentre altri ne hanno tra i 50 e i 150 milioni». Si autodefiniscono detentori «del più grande archivio musicale di conservazione completamente aperto», il che significa che «chiunque abbia spazio sufficiente sui propri dispositivi può facilmente replicarlo». I dati verranno distribuiti tramite torrent, in più fasi, sulla loro pagina.
«Messe in atto nuove misure di sicurezza»
Un’operazione che ha subito messo in allerta Spotify, con sede a Stoccolma e con oltre 700 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda ha dichiarato di aver «identificato e disattivato gli account utente nefasti coinvolti in attività di scraping illegale». «Un’indagine su accessi non autorizzati – sempre Spotify parlando con The Guardian – ha rivelato che una terza parte ha rubato metadati pubblici e utilizzato tattiche illecite per aggirare il DRM (Digital Rights Management) e accedere ad alcuni file audio della piattaforma». L’azienda ha comunque puntualizzato di aver «messo in atto nuove misure di sicurezza per questi tipi di attacchi anti-copyright» dopo l’annuncio di Anna’s Archive e di aver «monitorato attivamente eventuali comportamenti sospetti», segnalando così l’urgenza di una minaccia che potrebbe avere conseguenze su larga scala.
Dati per sviluppare l’intelligenza artificiale?
Tuttavia, emerge un ulteriore problema: questa apparente fuga di notizie potrebbe fornire un materiale prezioso alle aziende di intelligenza artificiale, in cerca di dati per sviluppare la propria tecnologia. Su questo punto si è espresso Ed Newton-Rex, compositore e attivista per la tutela del diritto d’autore. «L’addestramento basato su materiale piratato è purtroppo comune nel settore dell’intelligenza artificiale, quindi è quasi certo che questa musica rubata finirà per addestrare i modelli di intelligenza artificiale. Ecco perché i governi devono insistere affinché le aziende di intelligenza artificiale rivelino i dati di addestramento che utilizzano».
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24 dicembre 2025
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