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Redazione online
Riesplode la tensione diplomatica tra i due Stati infiammatasi per la questione del Sahara Occidentale e passata anche attraverso l’arresto dello scrittore Sansal
L’assemblea nazionale del popolo (vale a dire il Parlamento) dell’Algeria ha approvato una legge grazie alla quale il governo chiederà alla Francia «piene riparazioni e scuse formali per i crimini commessi durante il periodo coloniale». È un atto che conferma le tensioni – esistenti ormai da due anni – tra Algeri e Parigi, che in più occasioni sono arrivare allo scontro diplomatico.
La proposta è stata approvata all’unanimità dall’assemblea di Algeri: all’esito del voto i deputati, che indossavano sciarpe con i colori della bandiera nazionale, hanno esultato in aula e urlato invettive contro la Francia. Brahim Boughali, presidente dell’assemblea ha definito il provvedimento «un messaggio chiaro sia a livello nazionale che internazionale: la memoria algerina non è cancellabile nè negoziabile». Poche ore dopo il ministero degli esteri francese ha replicato con una nota ufficiale definendo l’iniziativa «manifestatamente ostile».
Nel testo approvato dal Parlamento vengono elencati alcuni esempi di «crimini» compiti durante il periodo coloniale (dal 1830 al 1962): test nucleari, esecuzioni senza processo, pratica diffusa della tortura, sfruttamento di risorse naturali. Per tutti questi fatti viene sollecitato a Parigi «il pieno ed equo risarcimento per tutti i danni materiali e morali causati dalla colonizzazione francese: è un diritto inalienabile dello Stato e del popolo algerino».
Nonostante il valore simbolico della legge, le possibilità che la Francia accolga le richieste dell’ex colonia sono molto scarse. «Dal punto di vista giuridico, questa legge non ha portata internazionale e quindi non può vincolare la Francia» ha dichiarato all’agenzia France Presse Hosni Kitouni, ricercatore di storia coloniale presso l’Università britannica di Exeter. Tuttavia, ha aggiunto, «segna una svolta nelle relazioni storiche con la Francia».
Le tensioni tra i due Stati sono cominciate dopo il 2024: a far esplodere il caso una dichiarazione di Emmanuel Macron che riconosceva «l’identità marocchina» dei territori del Sahara Occidentale, reclamata invece da Algeri. Nello stesso anno era stato arrestato lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, accusato di «attentato all’unità nazionale» proprio per avere espresso giudizi simili a quelli di Macron. Condannato a cinque anni di carcere, Sansal è stato rimesso in libertà lo scorso mese di novembre per motivi di salute. Il governo algerino, sulla vicenda aveva ai tempi emesso un comunicato dai toni durissimi: ««L’arresto di Boualem Sansal, lo pseudo-intellettuale venerato dall’estrema destra francese, ha risvegliato i professionisti dell’indignazione. Tutta l’élite antialgerina e, per inciso, filo-sionista di Parigi si è sollevata come un sol uomo».
L’occupazione francese del «territorio d’Oltremare» algerino è andata avanti come detto per 132 anni. A partire dagli anni ’50 del secolo scorso, sull’onda di tutti i movimenti di decolonizzazione dell’Africa, il Paese era entrato in una fase estremamente turbolenta, costellato da attentati e repressioni (raccontate anche nel film di Gillo Pontecorvo «La battaglia di Algeri». L’8 gennaio del 1961 un referendum concesso dal presidente francese Charles De Gaulle sancì la fine del dominio francese e l’indipendenza dell’Algeria. Divenuta realtà nel luglio dell’anno successivo.
La guerra d’Algeria è stato un trauma che a lungo ha segnato i rapporti tra i due stati: nel conflitto morirono oltre 140.000 combattenti del Fronte di liberazione nazionale algerino e altrettanti civili. Oltre un milione di francesi, nel 1962 dovettero lasciare il Paese.
24 dicembre 2025 ( modifica il 24 dicembre 2025 | 20:10)
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