“La città ideale nasce dall’esigenza di rimodulare e riscrivere ciò che avevano fatto gli antichi romani, in particolare il Castrum. Spesso lo immaginiamo solo come un accampamento di soldati legionari, ma in realtà era molto di più: veniva costruito vicino ai fiumi, nelle zone più strategiche, perché rappresentava il modo migliore per vivere.
    Non è un caso che poi quei luoghi si siano ingranditi e trasformati in città. La stessa cosa vorremmo fare oggi, ovviamente con obiettivi diversi”. Massimiliano Ossini riassume così il senso del nuovo programma “La Città Ideale”, che condurrà da sabato 27 dicembre in prima serata su Rai3, per sette puntate.
    “Quali sono gli obiettivi di oggi? – spiega all’ANSA -. La longevità, il benessere, la sanità, il welfare e la capacità di affrontare il problema della demografia. Siamo infatti tra i primi Paesi in Europa per numero di persone anziane rispetto ai giovani, e diventa fondamentale cercare di invertire questa rotta. È un problema economico, ma anche sociale, legato alle responsabilità che sempre meno persone sono disposte a prendersi. C’è poi il tema della sicurezza: una città è sicura perché ha più controlli e più telecamere, oppure perché esiste una cultura diffusa del diritto e della convivenza civile? Tutti questi aspetti li abbiamo cercati nelle città del mondo che, chi più chi meno, presentano questi elementi”.
    Il conduttore ha visitato diverse città, a partire da Singapore. “E’ un modello straordinario di sostenibilità e, soprattutto, di inclusione – spiega Ossini -: ha una grande capacità di rendere tutti uguali, superando differenze di nazionalità e di genere, sotto un’unica grande realtà urbana. È una città-Stato che è riuscita davvero a far convivere persone diverse e a garantire una buona qualità della vita”. “Abbiamo affrontato anche il tema della sicurezza – prosegue -, chiedendoci se duecentomila telecamere possano davvero dare un senso di protezione. È vero che lì esistono pene severissime, come la pena di morte o punizioni che da noi sono impensabili, ma molti cittadini – anche italiani – dichiarano di vivere serenamente e di sentirsi protetti. Questo però comporta una rinuncia a una parte della libertà individuale”.
    Poi ancora Montevideo, Copenaghen, Tokyo e infine una città italiana. Tutto il lavoro parte da approfondimenti fatti in studio. “Uno studio molto curato, non solo grande ma progettato nei minimi dettagli, sia dal punto di vista scenografico sia registico – sottolinea Ossini -. Abbiamo voluto evitare l’omologazione degli studi televisivi attuali, spesso bellissimi ma tutti simili. In questo caso abbiamo scelto una struttura metallica che richiamasse l’idea di città, con arcate che evocano modelli urbani storici, come Urbino, creando quasi un effetto teatrale. È stato un lavoro più complesso, ma secondo me ha dato i suoi frutti”.
    Ospiti della puntata d’esordio Alberto Angela, il maestro Nicola Piovani, il professor Silvio Garattini e l’attore Giuseppe Zeno. “Angela racconterà Torino di notte – fa sapere il conduttore -. Poi ci sarà Piovani, che affronterà lo stesso concetto attraverso la musica, spiegando come oggi spesso non siamo più protagonisti nemmeno degli spazi sonori che ci circondano: la musica ci viene imposta, nei centri commerciali o nei locali, e questo genera distrazione e disattenzione, proprio come accade nelle città”. “Abbiamo poi analizzato le classifiche delle città italiane – fa sapere ancora – e discusso alcune posizioni che non condividiamo, come quella di Napoli, spesso relegata in fondo alla classifica. Per questo abbiamo coinvolto Giuseppe Zeno, per riflettere su cosa determini davvero il valore di una città”.
    Insieme a Ossini, in questo viaggio, il biologo, ornitologo e divulgatore scientifico Francesco Petretti. “Attraverso ospiti, filmati esterni e racconti – spiega Ossini -, ogni puntata cerca di costruire l’idea di una città ideale. Non una città perfetta, ma una città in cui l’uomo sia davvero al centro di tutto”. “Non è il mio primo lavoro in prima serata – aggiunge -, ma è il primo progetto così complesso e strutturato in studio: un nuovo inizio, dopo esperienze precedenti fatte completamente in esterna. Credo davvero che sia un esperimento riuscito: bello dal punto di vista scenografico, ma soprattutto ricco di contenuti positivi”.
   

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