di
Gaia Piccardi

Jannik Sinner torna ad affidarsi al suo vecchio collaboratore Umberto Ferrara, con cui aveva interrotto i rapporti dopo il caso doping. Non ci sarà, invece, il ritorno nello staff di Giacomo Naldi, il fisioterapista

A volte ritornano. Un comunicato su carta intestata sinneriana ufficializza la svolta ipotizzata un mese fa, nel momento dell’allontanamento dal team di Marco Panichi e Ulises Badio; all’epoca sembrava il colpo di scena di un romanzo distopico. E invece no. «Jannik Sinner ha riassunto Umberto Ferrara come suo fitness coach con effetto immediato. 

La decisione è stata presa d’accordo con il management in funzione della preparazione, in corso, per i prossimi tornei, a partire da Cincinnati e l’Open Usa. Umberto ha giocato un ruolo importante nella crescita di Jannik, il suo ritorno riflette un focus rinnovato verso la continuità e la performance al più alto livello».



















































«Non è un omonimo. Umberto Ferrara è il preparatore atletico che ha lavorato con il numero uno del mondo aiutandolo nell’ascesa al ranking, ma è anche il professionista presente nella villetta di Indian Wells, in California, insieme al fisioterapista Giacomo Naldi, quando una fatale disattenzione nel maneggiare il Trofodermin, spray cutaneo per trattare una vasta gamma di lesioni della pelle, ha come conseguenza la doppia positività di Sinner al Clostebol, lo steroide anabolizzante finito al centro della contaminazione involontaria, e senza dolo, del campione, poi prosciolto dalle accuse di doping. Un caso molto discusso che ha spaccato l’ambiente del tennis e che si è definitivamente concluso con i tre mesi di sospensione del giocatore in seguito all’accordo con l’Agenzia mondiale antidoping, che aveva appellato l’assoluzione. 

Il trionfo di Sinner a Wimbledon, però, non ha condonato retropensieri e sospetti, soprattutto del mondo anglosassone, che ha avuto un approccio alla vicenda molto diverso dall’Italia. Daily Mail e BBC sono tornati sulle positività di Jannik e Iga Swiatek, re e regina in Church Road, e di certo la scelta di ricominciare a lavorare con Ferrara non mette a tacere le voci. Anzi.

Riapre il braccio di ferro tra innocentisti e colpevolisti perché la medaglia ha sempre due facce e il doping, anche da contaminazione involontaria come spiegato nelle 33 pagine che motivano la decisione di proscioglimento del tribunale indipendente dell’Itia, rimarrà per sempre un tema controversiale e una leva per maldicenze. L’unica soluzione è rimanerne lontani, due rette parallele che non si incontrano mai. Come il Trofodermin, con il bollino rosso doping che si porta addosso, doveva rimanere sul banco di quella farmacia di Bologna.

Da questo cerchio che sembra chiudersi con un altro giro di chiavi, benché l’anno scorso a New York Jannik avesse dichiarato conclusa l’esperienza («Ho bisogno di aria nuova…») e l’intervista di Ferrara con la Gazzetta («Non consegnai nulla al fisioterapista e lo avvisai dei rischi») non fosse stata affatto gradita dal team Sinner, che avrebbe preferito un tombale silenzio, rimane ancora una volta escluso Giacomo Naldi (Ferrara da Doha aveva cominciato ad allenare Matteo Berrettini e si era parlato di contatti con Federico Cinà, talento emergente del tennis azzurro), a meno di un doppio ritorno dietro l’angolo. A Sinner, mentre Panichi si è accasato alla corte del principe di Danimarca Holger Rune, continua a mancare un uomo che gli massaggi i muscoli di velluto. Badio, che gli manda dolci messaggi su Instagram, è libero. Ma anche Naldi.

23 luglio 2025 ( modifica il 23 luglio 2025 | 10:46)