Da un progetto fotografico a una narrazione di vite lontane ma profondamente legate alla terra messinese. Un grazie e un bilancio prima della pausa natalizia
VISTI DA LONTANO di Rosario Lucà – Sono passate dodici settimane da quando Tempostretto mi ha dato la possibilità di pubblicare “Visti da Lontano”.La rubrica è nata da un progetto che voleva essere inizialmente solo fotografico, fatto di immagini, ma che — grazie allo spunto del direttore — si è trasformato nella narrazione di incontri con persone che vivono altrove ma restano profondamente collegate alla loro terra.




Confesso che questa narrazione mi ha coinvolto ancora più della fotografia. A poco a poco, riuscire a raccontare con le mie parole le storie che avevo ascoltato è diventato l’obiettivo principale.Ho capito che le persone che incontravo mi stavano facendo un regalo, e che a me spettava il compito di restituirlo nel modo più rispettoso e luminoso possibile. Ho scoperto realtà e vite che non avevo mai davvero visto. Ho fatto l’ingegnere per trentasei anni e mi sono reso conto di quanto la mia professione mi abbia, in qualche modo, tenuto in una forma di isolamento.
Le persone che incontro condividono con me le loro storie, mi aprono una porta sulla loro vita ed io cerco di entrare in punta di piedi raccogliendo racconti ed emozioni che molto spesso — sempre più spesso — diventano anche le mie.
Come ho già scritto, c’è un tratto comune che ci lega: le loro storie (e la mia) sono storie di distacco, di separazione.
In psicoanalisi si dice che non c’è crescita senza separazione, che a un certo punto questo distacco è necessario per diventare adulti e affrontare la propria vita. Ma chi percorre queste strade sa quanta sofferenza comportino.
Molti non hanno scelto questa separazione: sono stati i fatti della vita a imporla. Per alcuni perché i genitori cercavano fortuna altrove, per altri perché lo studio o il lavoro li hanno portati lontano.
Quasi sempre queste esperienze fortificano — il bruco diventa farfalla — ma inevitabilmente aprono una crepa nell’anima di chi le vive, un segno che resta per sempre.
Chi attraversa una separazione passa da una fase in cui si sente alieno, sospeso tra il desiderio di non perdere le proprie radici e il bisogno di ripartire nel nuovo luogo in cui è arrivato. Ognuno trova il suo modo per farlo: non esiste una ricetta.
La forza interiore è fondamentale, ma non possiamo negarlo, anche la fortuna ha il suo peso.
Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di affacciarmi nei loro cuori, perché ciò che ho visto è stato meraviglioso e mi ha profondamente arricchito, voglio pubblicare ancora una volta le loro foto per ringraziarli uno ad uno .
Con loro si è creato un legame interiore, indissolubile perché è fatto di emozioni, di condivisione e di affinità .
La rubrica va ora in pausa per le festività, ma tornerà a gennaio, già non vedo l’ora di fare nuovi incontri , riempire il trolley con la mia attrezzatura fotografica e partire verso nuove isole di questo arcipelago di cuori.
Un ringraziamento speciale a Tempostretto e a tutti quelli che hanno voluto commentare le mie storie sul sito o scrivermi direttamente.
Auguro a tutti loro e a tutti voi un Buon Natale e un luminoso 2026.
A presto.








