di
Gian Guido Vecchi
Il Pontefice cita i versi di Yehuda Amichai, poeta israeliano sostenitore fino all’ultimo della pace con i palestinesi: «La pace venga come i fiori selvatici, all’improvviso, perché il campo ne ha bisogno: pace selvatica»
CITTÀ DEL VATICANO Il messaggio natalizio Urbi et Orbi del Papa invoca come ogni anno la pace nel mondo diviso, ma Leone XIV ha la finezza di farlo con i versi di Yehuda Amichai, forse il più grande dei poeti israeliani, sostenitore fino all’ultimo della pace con i palestinesi: «Non la pace di un cessate-il-fuoco, / nemmeno la visione del lupo e dell’agnello, / ma piuttosto / come nel cuore quando l’eccitazione è finita / e si può parlare solo di una grande stanchezza. /(…) Che venga / come i fiori selvatici, / all’improvviso, perché il campo / ne ha bisogno: pace selvatica».
Nel suo primo Natale da pontefice, Prevost si affaccia a mezzogiorno dalla Loggia delle Benedizioni per il messaggio tradizionale che ripercorre ogni anno i dolori del mondo, dal Medio Oriente al «martoriato popolo ucraino» all’intera Europa, perché resti «accogliente» e «fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia». Nel farsi uomo, dice, «Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane».
Con Sant’Agostino, «Dio, che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi», il Papa agostiniano si rivolge a tutti indicando nella «responsabilità» di ciascuno l’unica via d’uscita: «Chi non ama non si salva, è perduto, e chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Sorelle e fratelli, ecco la via della pace: la responsabilità. Se ognuno di noi – a tutti i livelli – invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe».
Tutti quanti «possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione».
Tutti i teatri, dal Medio Oriente alla Palestina
L’elenco dei dolori, come ogni anno, è assai lungo. «In questo giorno di festa, desidero inviare un caloroso e paterno saluto a tutti i cristiani, in modo speciale a quelli che vivono in Medio Oriente, che ho inteso incontrare recentemente con il mio primo viaggio apostolico», esordisce Prevost: «Ho ascoltato le loro paure e conosco bene il loro sentimento di impotenza dinanzi a dinamiche di potere che li sorpassano. Il Bambino che oggi nasce a Betlemme è lo stesso Gesù che dice: “Abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. Da Lui invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria, confidando in queste parole divine: “Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre”», aggiunge con le parole di Isaia. E ancora, «al Principe della Pace affidiamo tutto il continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno».
Leone XIV invita a pregare «in modo particolare» per «il martoriato popolo ucraino» e scandisce: «Si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso». Il Papa implora «pace e consolazione per le vittime di tutte le guerre in atto nel mondo, specialmente di quelle dimenticate; e per quanti soffrono a causa dell’ingiustizia, dell’instabilità politica, della persecuzione religiosa e del terrorismo». Tra questi, «ricordo in modo particolare i fratelli e le sorelle del Sudan, del Sud Sudan, del Mali, del Burkina Faso e della Repubblica Democratica del Congo», aggiunge: «In questi ultimi giorni del Giubileo della Speranza, preghiamo il Dio fatto uomo per la cara popolazione di Haiti, affinché cessi ogni forma di violenza nel Paese e possa progredire sulla via della pace e della riconciliazione».
Il pontefice si rivolge inoltre a «quanti in America Latina hanno responsabilità politiche» perché «nel far fronte alle numerose sfide, sia dato spazio al dialogo per il bene comune e non alle preclusioni ideologiche e di parte». E prega perché «il Principe della Pace illumini il Myanmar con la luce di un futuro di riconciliazione: ridoni speranza alle giovani generazioni, guidi l’intero popolo birmano su sentieri di pace e accompagni quanti vivono privi di dimora, di sicurezza o di fiducia nel domani». Ancora, «a Lui chiediamo che si restauri l’antica amicizia tra Tailandia e Cambogia e che le parti coinvolte continuino ad adoperarsi per la riconciliazione e la pace». Leone pensa anche «alle popolazioni dell’Asia meridionale e dell’Oceania, provate duramente dalle recenti e devastanti calamità naturali, che hanno colpito duramente intere popolazioni» e dice: «Di fronte a tali prove, invito tutti a rinnovare con convinzione il nostro impegno comune nel soccorrere chi soffre». Vale per tutti, del resto: «In questo giorno santo, apriamo il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno e nel dolore».
Dopo il messaggio Urbi et Orbi, il Papa ha rivolto gli auguri – «Buon Natale! La pace di Cristo regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie» – in una decina di lingue, compresi arabo e cinese, oltre a italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco e infine latino.
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25 dicembre 2025 ( modifica il 25 dicembre 2025 | 12:19)
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