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Federico Berni
Anche il 25 dicembre la coda fuori dalle due sedi della onlus che offre generi alimentari non si è diradata. Distribuiti regali ai bambini. Il presidente Rossi: «Milano è una capitale europea, ma anche la città in cui il potere d’acquisto è calato più che altrove»
L’attesa dura anche più di due ore. Ma loro non si scoraggiano – neanche per il freddo che si fa pungente – e aspettano pazienti. Ci sono anche bambini, ed è ai più piccoli che oggi è riservato un pensiero speciale: riceveranno un dono, che per molti sarà probabilmente l’unico della giornata. Anche a Natale, infatti, la piccola folla di persone in attesa di un sacchetto di generi alimentari in viale Toscana non si dirada. Oltre quattrocento persone si sono messe ordinatamente in coda fuori dalla sede del Pane Quotidiano, poco oltre l’angolo con via Castelbarco. Anche il 25 dicembre il serpentone è lungo quasi 350 metri, si estende per due isolati. Alla fine la stima sono cinquemila persone aiutate in un giorno.
«Ogni anno il 25 dicembre vediamo un aumento dell’afflusso, ma quest’anno il numero di persone arrivate da noi è decisamente più alto del solito», spiega Claudio, che coordina i 30 volontari presenti. E aggiunge che «solo oggi tra questa sede e quella di viale Monza supereremo le 5 mila presenze». Una città che è ben diversa da quella sfavillante dei grattacieli, delle vetrine, del lusso anche alimentare. Michele è un volontario e fa la sua riflessione: «Tutti si immaginano una città piena di benessere, ma la realtà è anche questa. Qui ho rivisto ex colleghi, persone che conosco. Vivere a Milano è diventato impossibile per la gente normale. Qui in coda ci sono stranieri, ma anche tantissimi italiani e pensionati». Aggiunge Luigi Rossi, presidente del Pane Quotidiano: «Milano è una capitale europea, ma anche la città in cui il potere d’acquisto è calato più che altrove».
Pane quotidiano, aperto anche a Natale (non a Santo Stefano), ha un motto semplice: «Sorella, fratello, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni». Ed è seguendolo che crea solidarietà. Sono oltre 200 le imprese che donano cibo, 150 i volontari che lo distribuiscono nelle due sedi cittadine. Nel 2024 sono passate da qui in tutto un milione e 350 mila persone. Un numero destinato a crescere, tanto che Rossi fa la sua stima: «Quest’anno alla fine saranno un milione e mezzo». Tra le 4 e le 5 mila al giorno. Domenico, ogni giorno le smista all’ingresso. E ai microfoni dell’agenzia LaPresse racconta: «Questa è una città buona con tante belle persone, ma tante non ce la fanno a vivere. È una città divisa a metà, poveri e ricchi, non esiste la via di mezzo. Ai politici dico di venire qui di venire a vedere la fila, di vedere con i loro occhi, perché qui lo Stato non c’è».
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25 dicembre 2025 ( modifica il 25 dicembre 2025 | 17:08)
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