di
Antonio Fiore
Un viaggio nella vita dello showman che ha fatto anche lo sceriffo in un film con Klaus Kinski
Chi incontrò (e subito si fidanzò con lei) appena arrivato in 500 da Foggia a Roma, in piazza del Popolo? Perché quella volta Federico Fellini (e Sophia Loren un’altra volta) si arrabbiò a morte con lui? Dove esordì come suonatore di clarinetto? Come mai Mariangela Melato gli assestò uno schiaffone? Quando Bettino Craxi gli propose di candidarsi a sindaco di Napoli? Quale doveva essere il titolo del programma poi passato alla storia come «Alto gradimento»? (ma forse questa risposta la sapete già: «Musica e puttanate»).
Insomma: tutto quello che avreste voluto sapere su Renzo Arbore ma non avete mai osato chiedere ora è finalmente contenuto in Mettetevi comodi , una (auto?)biografia «a domanda risponde» con cui il grande showman, musicista, talent scout e molto altro ancora, abilmente stuzzicato (lungo sedici incontri per un totale di almeno trentadue ore) dal giornalista casertano Andrea Scarpa mette a nudo il suo cuore, le sue passioni, gli incontri, le avventure e le peripezie della vita straordinaria di un uomo che ha cambiato (in meglio) la radio, la tivù e un po’ anche il nostro modo di sorridere dei vizi e delle fissazioni nazionali.
Goliardo foggiano innamorato del jazz e folgorato da Napoli e dalla sua musica, in questo libro edito da Fuori scena (euro 18,50) Renzo va agilmente avanti e indietro a zonzo nella sua esistenza per 285 dense (ma scorrevoli) pagine, e a ogni pagina c’è una sorpresa, un personaggio, un aneddoto: sapevate già, ad esempio, che Lorenzo Giovanni Arbore (questo il nome completo del Renzo nazionale e internazionale) nel 1971 fece lo sceriffo nel film «Per una bara piena di dollari» con Klaus Kinski? Oppure che negli anni ‘80 il questore di Roma Iovine (visto il successo dello sketch demenziale «Volante 1 a Volante 2» contenuto nella sua trasmissione «Indietro tutta!») lo nominò con una cerimonia solenne veramente maresciallo di Pubblica Sicurezza? (Poi però gradi e tesserino, ironia della sorte, gli furono rubati durante una rapina insieme a 8000 euro, ma soprattutto con il molto più prezioso corno di corallo di Totò regalatogli dalla figlia Liliana…).
Del resto, se l’Università Federico II nel 2017 conferì ad Antonio de Curtis la laurea alla memoria in «Discipline della Musica e dello Spettacolo», il merito fu tutto di Arbore che aveva avanzato la proposta. E che in Mettetevi comodi rivendica: «Ne sono molto fiero. Lui, con Louis Armstrong e Ruggero Orlando, è stato uno dei grandi miti, maestri e riferimenti della mia vita». Ora, di Armstrong e di Totò potevamo supporre. Ma Orlando? Infatti l’intervistatore Scarpa si toglie subito il sassolino dalla scarpa, e gli chiede se stia parlando del mitico corrispondente Rai celebre per l’incipit «Qui Nuova York, vi parla Ruggero Orlando». Sì, proprio lui, risponde Arbore: «Ascoltandolo, io che da ragazzino ero timido e impacciato, realizzai che si poteva dire qualsiasi cosa (anche malgrado la erre blesa comune ai due, ndr ) con grande semplicità e naturalezza». Ammirazione sconfinata che Arbore, diventato a sua volta famoso, suggellò scritturando il giornalista per un ruolo nel suo film «Il Pap’occhio».
E ovviamente il libro-confessione non riguarda solo l’Arbore pubblico ma anche il Renzo privato. Non solo affabilità geniale e gilet fantastici, ma amicizie profonde come quella con il giudice Falcone («avevamo deciso di festeggiare insieme il mio compleanno e il suo onomastico, il 24 giugno 1992, nella mia Casa della musica…», ma il 23 maggio arrivò prima) e legami sentimentali decisivi: quello con Mara Venier, un amore profondo ma segnato dalla interruzione naturale di una gravidanza («Quando Mara abortì, per me è come se l’argomento paternità si fosse chiuso per sempre»). E quello con Mariangela Melato: «Non aver capito fino in fondo che era lei la donna perfetta per me, ed era lei quella con la quale costruire una famiglia, è l’unico grande rimpianto che ho. Il grande errore della mia vita è aver pensato di poter fare a meno di lei».
…E poi Boncompagni e Bandiera Gialla che fu la vera rivoluzione musicale italiana, Marenco, Bracardi e Alto gradimento, L’Altra domenica, Benigni, Isabella Rossellini, Silvia Annichiarico, tutta la banda di Quelli della notte, Max Catalano, Fabrizio Zampa, Andy Luotto, Maurizio Ferrini e Nino Frassica, poi le ragazze Coccodè, la cena da Agnelli e l’incontro egiziano e surreale con l’amica Claudia Cardinale, Raissa la moglie di Gorbaciov che adorava Reginella e lui gliela cantò a casa dell’allora sindaco di Roma Carraro, e poi l’avventura mondiale dell’Orchestra Italiana, il concerto al Montreaux Jazz Festival con Quincy Jones che lo presenta come «l’artefice del nuovo Rinascimento italiano», il trionfo al Radio City Hall di New York e poi Rio, la Carnegie Hall, la Piazza Rossa, Pechino e Shanghai… un caleidoscopio di nomi e di luoghi al cui centro c’è sempre alla fine Napoli, intesa come città, come amici, come canzone, come emozione, seduzione, cultura.
Del resto, cosa altro aspettarsi da un uomo che nel salotto di casa sua a Roma ha un enorme, abbacinante quadro del Golfo di Napoli che progressivamente cambia di colore dall’alba al tramonto alla notte e poi di nuovo all’alba? Così nel suo racconto passano e intrecciano con la sua le vite, le battute e le canzoni partenopee di Riccardo Pazzaglia, di Roberto Murolo, Massimo Troisi, Claudio Mattone, il parte sorrentino e parte nopeo Gerardo Gargiulo, Marisa Laurito, e l’amico più amico di tutti, quasi un fratello, Luciano De Crescenzo. Oppure i volti ignoti che la sera del 10 maggio 1987, data del primo scudetto del Napoli, si presentarono nell’hotel del Lungomare in cui lui soggiornava. E lo rapirono: «Dotto’, è tutto a posto, però ci dovete seguire». «Ma chi siete?». «Siamo Quelli della notte». Lo portarono a San Giovanni a Teduccio. Sul palco c’era una statua del presidente del Napoli Corrado Ferlaino, la banda attaccò Ma la notte no «e mi ritrovai un microfono in mano. La cantai tra le ovazioni, i balli e le trombette da stadio. Il capo degli ultras mi abbracciò» e subito dopo lo portò a tutta velocità in albergo, dove lo aspettavano preoccupati Marisa e Luciano. Cose che accadono ad Arbore. Cose che accadono a Napoli.
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24 dicembre 2025 ( modifica il 25 dicembre 2025 | 10:46)
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