ROVERETO. C’è anche un attore roveretano nel cast di Sandokan, la serie-evento della Rai che in pochi giorni è diventata uno dei maggiori successi televisivi dell’anno. È Sebastiano Kiniger, classe 1992, che nella produzione ispirata al romanzo di Emilio Salgari interpreta la versione giovanile del console britannico Lord James Guillonk, figura chiave della saga.
Un’avventura, sulle tracce della Tigre della Malesia, che ha conquistato milioni di spettatori, riportando sullo schermo uno degli eroi più forti dell’immaginario collettivo. Accanto al protagonista Can Yaman nei panni di Sandokan, ad Alanah Bloor nel ruolo di Marianna e ad Alessandro Preziosi in quello di Yanez de Gomera, compare anche Kiniger, diplomato all’École Internationale de Théâtre J. Lecoq a Parigi e con già diverse esperienze cinematografiche alle spalle.
Che personaggio interpreti in Sandokan?
«Interpreto Lord James Guillonk da giovane, il console britannico di Labuan e padre di Marianna. Attraverso i flashback, il mio ruolo contribuisce a costruire il suo passato e a chiarirne alcune scelte decisive».
Che rapporto avevi con Sandokan prima di entrare nel cast?
«Avevo ricordi d’infanzia: le repliche della serie con Kabir Bedi trasmesse nel pomeriggio in tv. Mi erano rimaste impresse alcune immagini di questo eroe avventuroso».
Come ti sei preparato per il ruolo?
«Ho avuto la grande fortuna di poter seguire sul set Owen Teale, che interpreta la versione adulta del console. Grazie alla produzione ho potuto osservarlo e studiare il suo lavoro. È un attore di grande livello, noto anche per il suo ruolo nella serie Il Trono di Spade, molto generoso e umile, sempre disponibile a darmi consigli. Fin da subito si è creato uno spirito di collaborazione: condividere lo stesso personaggio crea un legame immediato, anche senza conoscersi».
Come hai reagito quando hai saputo di essere stato scelto?
«Vincere un provino è sempre una notizia bellissima, e non capita così spesso. Farlo per un progetto di questa portata, con un cast internazionale e una produzione così importante, è motivo di grande gioia».
Com’è stato lavorare su un set così imponente?
«È stato affascinante immergersi in un’epoca e in un mondo completamente diversi dal nostro. Tutti i reparti hanno lavorato a un livello altissimo. La prima prova trucco e costume è stata quasi un viaggio nel tempo: per la mia acconciatura sono stati utilizzati strumenti in ferro dell’epoca, per rendere il risultato il più fedele possibile alla realtà storica. Scenografie costruite da zero in Calabria, costumi storici e grande attenzione ai dettagli: una macchina organizzativa straordinaria».
A quali scene sei più legato?
«Una delle scene più intense è sicuramente la battaglia del sesto episodio, quella in cui si ripercorre l’uccisione del padre di Sandokan. È stata una sequenza di grande respiro epico, con circa 60 comparse, 15 stuntman e armi d’epoca. Abbiamo impiegato giorni di preparazione e un’intera notte di riprese».
Ci sono stati anche momenti più intimi?
«Sì, soprattutto le scene con Marianna bambina, in cui il mio personaggio affronta la morte della moglie e il senso della missione britannica a Labuan».
Che effetto fa vedersi in una serie seguita da milioni di spettatori?
«Sono molto critico con me stesso, ma sono contento del risultato. La serie, che tra poco uscirà anche su Disney Plus in lingua originale e in tutto il mondo, è già stata rinnovata per una seconda stagione nel 2027, ma al momento non so ancora se ci sarò».
Qual è stata la sfida più grande sul piano professionale?
«Recitare in inglese. Ho lavorato con una dialect coach per avvicinarmi il più possibile all’accento di Owen Teale, l’inglese parlato da un diplomatico di metà Ottocento, cercando di eliminare ogni inflessione italiana. Una grande soddisfazione: ora non vedo l’ora di rivedere la serie in lingua originale, che possiede un’autenticità maggiore. Nella versione Rai mi sono doppiato io stesso in italiano».
Che tipo di ruoli sogni per il futuro?
«Spesso vengo scelto per personaggi ambigui, raramente per il “buono” puro. Anche Lord Guillonk, all’inizio, appariva come un padre premuroso, ma si è rivelato anche un uomo torbido, mandante di uno sterminio di una tribù aborigena, mosso dal proprio credo politico ed economico. Sono ruoli che mi affascinano molto, perché permettono di esplorare lati più oscuri dell’animo umano. Sono anche i personaggi più divertenti da interpretare».