di
Chiara Marasca
Continua la polemica sul dibattito organizzato dall’Anpi, al quale sono intervenuti Di Battista e il professor Angelo d’Orsi. Hallissey (Radicali): grave messaggio, noi aggrediti per aver posto domande scomode
Rischia di sfociare in un caso diplomatico il convegno tenutosi lo scorso 22 dicembre all’Università Federico II di Napoli, o meglio, la contestazione scoppiata durante il dibattito dal titolo «Russofilia, Russofobia, Verità», organizzato da una sezione dell’Anpi con la partecipazione di Alessandro Di Battista. Sulla vicenda è intervenuta oggi sui social l’Ambasciata della Federazione russa in Italia, che cita l’episodio descrivendolo come un «caso inquietante di vessazioni» e punta il dito contro «l’ucrainizzazione della politica italiana e della vita pubblica in generale». Immediata la replica degli attivisti pro Ucraina protagonisti del flash mob di protesta: «Intervenga il governo italiano».
Il convegno e la protesta
Già preceduto da alcune polemiche quando era ancora solo in programma, il confronto organizzato alla Federico II aveva registrato alcuni momenti di tensione quando un ragazzo presente in aula per partecipare ad un flash mob organizzato da studenti, comunità ucraina e attivisti di +Europa, Radicali, Ora!, Azione e Liberi Oltre, dopo aver ascoltato l’ex parlamentare dei Cinque Stelle e il professore universitario Angelo d’Orsi, storico e direttore della rivista Historia Magistra, aveva chiesto di prendere la parola, annunciando il suo come «un intervento di contestazione». Il giovane è poi effettivamente intervenuto – e il video è in rete – ma il presidente di Radicali e +Europa Matteo Hallissey, presente in sala, ha affermato di essere stato aggredito e spintonato da alcuni presenti quando ha incalzato il professor d’Orsi chiedendogli «Cosa ci faceva in Russia, a Russia Today?». Il docente ha poi successivamente affermato di essere stato lui la vittima, «Sono io l’aggredito. Ho subito un’aggressione premeditata, squadrista ed organizzata», e l’Anpi dal canto suo, pubblicando online il video con l’intervento del giovane pro Ucraina ha affermato: «Noi non togliamo la parola a nessuno».
Il post dell’Ambasciata russa
Oggi la polemica continua e viene alimentata dal post su X e Facebook dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, che dice: «Sui social sta circolando il video di un caso inquietante di vessazioni, subite il 22 dicembre 2025, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, da un gruppo di personalità pubbliche italiane che partecipavano alla conferenza “Russofilia, russofobia, verità”, organizzata dalla sezione locale dell’ANPI. Da parte russa, è sempre stato detto che un appoggio incondizionato ai sostenitori del regime neonazista e terrorista di Kiev implicasse che all’Italia venissero trasferiti i peggiori rituali e comportamenti che vigono in Ucraina dal 2014: crudeltà, radicalismo, intolleranza, nazionalismo primordiale, repressione del dissenso, xenofobia, et similia. Tutto ciò – col tacito consenso e, di fatto, con la complicità delle autorità – sta inevitabilmente portando all’«ucrainizzazione» della politica italiana e della vita pubblica in generale. L’episodio di Napoli lo ha dimostrato in modo particolarmente lampante. E non è la prima volta, ahi noi, nell’ultimo periodo. E gli auguri di morte inclusi nel messaggio natalizio del Presidente della giunta criminale e corrotta di Kiev sono un monito eloquente su ciò a cui può portare l’«ucrainizzazione». Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai cittadini italiani che sono oggi vittime dei nazisti ucraini e dei politici italiani irresponsabili che li assecondano».
Hallissey (Radicali): grave messaggio
Non si è fatta attendere la replica di Hallissey, tra i protagonisti del citato episodio: «Dopo aver atteso la fine degli interventi di Di Battista e d’Orsi, avevamo tentato di porre al professor d’Orsi una semplicissima domanda, alla quale peraltro ancora non ha risposto: cosa ci faceva due mesi fa a Mosca ad applaudire Putin alla cerimonia per i 20 anni di Russia Today» e «per Mosca, questo episodio non sarebbe altro che il sintomo della pericolosissima “ucrainizzazione” del nostro Paese che, un invio di aiuti dopo l’altro, starebbe finendo per assomigliare sempre di più a Kyiv». «Purtroppo – continua – non vedo in Italia dilagare il desiderio di libertà e di democrazia che anima la resistenza del popolo ucraino. Vedo semmai – aggiunge – il fastidio di qualche nostalgico per le domande alle quali non si vorrebbe dover rispondere e che arriva persino ad aggredire chi le pone. Un fastidio che mi ricorda molto l’atteggiamento di un certo Paese. E non è l’Ucraina».
Gli attivisti pro Ucraina: intervenga il Governo
Sulla stessa linea la dichiarazione degli attivisti che erano presenti al «convegno filorusso», che «chiamano direttamente in causa il governo italiano», rivolgendo «un appello al ministro della Difesa Guido Crosetto e al ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani affinché assumano una posizione pubblica, chiara e inequivocabile». E affermano: «Il 22 dicembre scorso siamo stati aggrediti verbalmente e fisicamente da alcuni organizzatori del convegno. Ci è stato inoltre impedito di porre domande ai due relatori, contrariamente a quanto precedentemente annunciato, trasformando un evento ospitato in un ateneo pubblico in uno spazio di intimidazione e negazione del confronto democratico». La presenza del gruppo pro-ucraino, continua la nota, «si è conclusa con le parole “Ora e sempre Resistenza”, a richiamare la memoria della lotta partigiana e dei suoi valori fondanti: libertà, opposizione all’invasione, difesa dei popoli aggrediti». «Valori che appaiono oggi traditi proprio da chi si richiama a quella memoria, mentre si criminalizza chi sostiene il diritto dell’Ucraina a resistere a un’aggressione militare, arrivando persino a giustificare o minimizzare atti di violenza e intimidazione», concludono gli attivisti.
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25 dicembre 2025 ( modifica il 25 dicembre 2025 | 19:34)
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