La festa natalizia di Trieste all’insegna della solidarietà e dell’inclusione si è tenuta oggi in Porto Vecchio e ha regalato un Natale di serenità e calore umano a ben 400 ospiti: parliamo del tradizionale pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, negli spazi concessi gratuitamente da Trieste Convention Center, con pietanze preparate da Pietro Savarese del ristorante Casapepe. Un evento realizzato anche grazie al contributo di privati cittadini, imprese, il Comune di Trieste, la Caritas e altre realtà cittadine. Presenti l’assessore comunale al sociale Massimo Tognolli e l’arcivescovo di Trieste Enrico Trevisi. 

Decoro e bellezza

Un’iniziativa corale, che ha richiesto il contributo di ben 100 volontari, in un’atmosfera di decoro e bellezza, per dare a tutti la possibilità di vivere un pranzo di Natale dignitoso e in compagnia. I bambini hanno ricevuto da Babbo Natale e dai suoi elfi dei giocattoli acquistati dai cittadini di Trieste attraverso collette organizzate dai volontari di Sant’Egidio davanti ai negozi di giocattoli. 

Gli ospiti

Tra gli ospiti, gli utenti che usufruiscono dei molteplici servizi offerti da questa consolidata realtà, tra cui i frequentanti della scuola di lingua e cultura italiana e le loro famiglie, e gli anziani che la comunità conosce e assiste da anni, coinvolgendoli in varie attività ricreative. Ci sono anche i frequentanti della Casa dell’amicizia di via Romagna, che una volta a settimana si mette a disposizione di chiunque abbia bisogno, anche la popolazione migrante, distribuendo spesa, vestiti, un piccolo presidio medico con dei farmaci, nonché il servizio d’ascolto. 

Presenti anche le corsiste del Peace Work, laboratorio che produce e distribuisce prodotti tessili, composto soprattutto da donne musulmane, oggi presenti anche con parte della famiglia. Al tavolo anche persone provenienti dai cordoni umanitari gestiti dalla comunità di Sant’Egidio, tra cui due famiglie palestinesi arrivate da Gaza.

Corridoi umanitari

Tramite questi corridoi sono giunti in Italia dall’Afghanistan anche Farzad, 25enne studente di informatica, e Khodadad, operaio 40enne in forze presso lo stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Appartengono all’etnia Hazara, afghani sciiti perseguitati dai talebani e ora, tramite i ricongiungimenti, hanno trovato una dimensione in Italia insieme alle loro famiglie.

Un pensiero ai migranti in Porto Vecchio

Il pranzo si è svolto a pochi passi dai magazzini del Porto Vecchio, dove diversi migranti sono accampati alla mercé delle rigide temperature invernali. “Non possiamo risolvere i problemi del mondo intero – ha dichiarato il presidente regionale della comunità di Sant’Egidio Emanuele Ferri – però possiamo essere un esempio, un’icona di ciò che è possibile fare insieme agli altri” perché “nessuno può e deve essere lasciato da solo, anche chi viene dimenticato dalle istituzioni e da una grande parte della città. Il messaggio che vogliamo dare è che è possibile accogliere tutti”.