di
Enrica Roddolo
Il sovrano parla alla nazione ricordando la «storica visita di Stato in Vaticano a ottobre e la pace come valore fondante». A 80 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale. L’invito a a rallentare, lontani dalla tecnologia
«Alcune settimane fa la regina ed io abbiamo pregato con papa Leone in uno storico momento di unità religiosa, pellegrini di speranza per il Giubileo. Oggi, a Natale, celebriamo il «pilgrimage», il pellegrinaggio della fede».
Re Carlo parla nel tradizionale messaggio di Natale e inizia ricordando la «storica visita in Vaticano» a ottobre. E conclude augurando un «Natale di Pace». Mentre risuonano le voci del coro di bambini ucraini sotto le volte di Westminstre abbey.
E aggiunge: «E’ particolarmente importante imparare dal passato la lezione del futuro». Nel 2025 la Royal family e il re hanno ricordato gli 80 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale. «La fine della seconda guerra mondiale è oggi un ricordo ma il coraggio e il sacrificio dei nostri uomini porta un messaggio che questi sono i valori che hanno modellato il nostro Paese, e il Commonwealth – scandisce nel suo discorso di Natale il re -. E sono i valori che non dobbiamo mai dimenticare. Mentre sentiamo di divisioni in casa e all’estero, dobbiamo ricordarlo sempre. Erano giovani di 18-20 anni i ragazzi che hanno combattuto per la nostra libertà nella prima e seconda guerra mondiale».
Il re parla della lezione del passato per guardare al futuro. E del viaggio che è un tema della ricorrenza del Natale. Viaggio e pellegrinaggio di ogni uomo su questa terra, con un chiaro riferimento al suo percorso spirituale. E sin dalle prime parole del discorso, con un chiaro riferimento alla storica visita in Vaticano con la prima preghiera congiunta di cattolici e anglicani dallo Scisma di 500 anni fa.
Il discorso di Natale è il solo scritto interamente di suo pugno dal re, così come Elisabetta II iniziava mesi prima del Natale a prendere appunti per il suo messaggio del 25 dicembre. E come Elisabetta chiedeva sempre un consiglio al principe Filippo – il duca di Edimburgo sposato nel 1947 che l’aveva anche convinta a utilizzare il mezzo televisivo per il primo discorso in tv nel 1957 -, così re Carlo chiede il parere della regina Camilla.
Un discorso che scaturisce insomma dal cuore del sovrano, ben diverso da quel King’s speech che apre ogni anno il parlamento, dettato invece dal primo ministro. E un discorso rivolto all’intera nazione, al Regno Unito e ai Paesi del Commonwealth.
Re Carlo questo Natale ha parlato da Westminster Abbey, dalla Lady Chapel.
La Lady Chapel con gli stendardi dei cavalieri e le statue di 95 statue dedicate ai santi sin dalle origini dell’abbazia, è anche la cappella scelta come sfondo da Elisabetta II il 2 giugno 1953, per la fotografia che ha fatto il giro del mondo grazie al talento di Cecil Beaton. Per la seconda volta, il sovrano che ha continuato la tradizione di Elisabetta II del messaggio tv al Regno Unito nel pomeriggio del 25 dicembre, ha scelto di non parlare da un palazzo reale.
Carlo III parla dei «tempi incerti» che viviamo e del significato del «pellegrinaggio come viaggio che si affida alla gentilezza e all’aiuto dell’altro». E invita a «cercare la pace attraverso il perdono».
Poi cita il TS Eliot e il Natale come «momento fermo, di riflessione, in un mondo che gira sempre più velocemente», riferendosi alle nuove tecnologie. E suggerisce come trovare la forza: «Nella grande diversità delle nostre comunità possiamo trovare la forza. E dobbiamo nutrire i valori di compassione e riconciliazione, i valori per i quali nostro Signore è vissuto ed è morto».
Il sovrano porta tanti «esempi di coraggio nelle avversità nelle nelle zone di conflitto più pericolose, che ho incontrato nei miei viaggi quest’anno. E incontrando persone di diverse fedi ho trovato enormemente incoraggiante quanto abbiamo in comune: il desiderio della Pace».
«Tutti dovremmo fare questo viaggio di pace. Ricordando che il più grande Pilgrimage, pellegrinaggio, è quello di oggi, Natale». La storia di colui che nacque in una stalla. Era un pellegrinaggio partito da Betlemme che «ancora riverbera oggi sul nostro mondo, come una preghiera dei nostri tempi».
Nessun riferimento del Re alla famiglia, ma un messaggio saldamente radicato nell’anelito di pace del mondo di questo Natale 2025. Che il sovrano conclude infatti con auguri per «the most peaceful and very happy Christmas», per un Natale di grande pace e serenità.
Il 12 dicembre il sovrano aveva annunciato in tv: «La mia cura per il cancro potrà essere ridotta nel nuovo anno». E ancora: «Una benedizione». Su Channel 4 aveva condiviso per la prima volta da mesi un aggiornamento sulla sua salute, con buone notizie a pochi giorni dal Natale. Dopo l’apprensione per la lunga cura alla quale si sta sottoponendo, ogni settimana dal 2024, il sovrano britannico.
E mentre oggi il re ha parlato fra le immagini che hanno raccontato le sue parole anche quelle della visita di William con George, primo e secondo nella successione al trono, alla charity The Passage pochi giorni fa per il pranzo dei senza tetto.
Un anno fa re Carlo aveva invece fatto molti riferimenti personali, alla famiglia, al percorso di malattia affrontato, rivolgendosi al mondo da una cappella d’ospedale, dopo un anno vissuto dolorosamente dalla famiglia Windsor con il doppio ricovero del re e della principessa del Galles, Catherine.
L’anno prima, il suo primo discorso di Natale, l’aveva invece inviato da Buckingham Palace con le immagini dell’incoronazione il 6 maggio 2023. E l’incoronazione è saldamente legata all’abbazia di Westminster da dove oggi il re parlerà in tv. Incoronazione che ha avuto il suo cuore nel rito religioso dell’unzione con olio consacrato, e con la corona di Sant’Edoardo il Confessore.
Proprio l’importanza religiosa dell’abbazia dove sono sepolti 15 sovrani britannici compresa Elisabetta I (Elisabetta II riposa alla cappella di Windsor), spiega la scelta di Carlo III di registrare qui il discorso di Natale. In un anno che ha visto il sovrano, Capo della Chiesa anglicana arrivare Oltretevere per la storica preghiera assieme 500 anni dopo lo Scisma anglicano.
Non solo ma a Westminster riposano le spoglie del milite ignoto britannico, e questo 2025 è stato l’anno della commemorazione degli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. E della guerra di ieri, come dei conflitti di oggi, il sovrano ha parlato nel suo messaggio con un appello anche perché il mondo abbracci la sostenibilità. Un tema caro, fondante del suo regno. E che ha contribuito ad avvicinare le posizioni del sovrano britannico con quelle di papa Leone XIV come ha confermato proprio quella preghiera assieme sotto la volta affrescata della cappella Sistina, nel nome del creato e delle sue bellezze da preservare.
Era il 23 ottobre scorso quando papa Leone XIV aveva accolto con un «Good morning, welcome!», re Carlo e la regina Camilla, al Palazzo apostolico. E re Carlo aveva sussurrato «Your Holiness, it’s such a pleasure to meet you if I may say so». Poi davanti ai fotografi per le foto ufficiali hanno scherzato: «Sempre pericoloso davanti alle telecamere». E papa Leone rispondeva con un sorriso, «ci si abitua». Alla cappella Sistina, sotto gli affreschi di Michelangelo, il re con la regina, papa Leone XIV assieme all’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, la più alta autorità anglicana dopo l’arcivescovo di Canterbury avevano pregato in modo corale. E tre cori hanno intonato lodi in latino, che il re conosce molto bene come ha dimostrato nel suo discorso a Montecitorio ad aprile quando citò Virgilio.
Carlo non aveva nascosto la sua commozione, la meraviglia davanti allo splendore degli affreschi della Sistina e davanti a un momento unico, spiritualmente. Quando il coro di voci bianche di St James’s Palace arrivato da Londra ha cantato, il suo sguardo diceva tutta la riflessione del momento. Al suo fianco Camilla, sposata in prime nozze con un rito cattolico, che all’inizio era parsa dare qualche indicazione sulla liturgia al marito.
Non solo ma a San Paolo fuori le mura a Roma, il Re in visita in autunno in Vaticano, ha attraversato la Porta Santa, insomma ha fatto il cammino del Giubileo… quasi «come» un cattolico. In fondo sin dall’annuncio della visita, re Carlo aveva detto di voler partecipare al Giubileo.
E nel segno dell’ecumenismo, Carlo era stato nominato Royal Confrater, confratello dell’abbazia. E a sua volta, il sovrano britannico in quattro Supreme Governor della Chiesa d’Inghilterra aveva proposto la nomina a Papal confrater di papa Leone: alla cappella di St George a Windsor ci sarà dunque un confratello papale. Il primo nella storia, Leone XIV.
Questa mattina re Carlo con la regina Camilla e i principi di Galles con i tre figli, George, Charlotte e Louis, si sono recati a piedi come tradizione alla messa di Natale dei Windsor nella piccola chiesa di Sandringham, St Mary Magdalene. Tutti mai così uniti attorno a re Carlo, dopo le rivelazioni su Andrea Mountbatten-Windsor negli Epstein Files.
Assenti Andrea Mountbatten-Windsor con la moglie divorziata Sarah (che negli anni scorsi erano stati riaccolti in famiglia in un clima di distensione) sono assenti. Ci sono invece Beatrice, principessa di York e la sorella Eugenie, che la famiglia reale ha preservato dalla scure caduta su titoli ed onori del fratello del re. E la loro presenza oggi, non scontata dopo i riflettori sul caso Epstein, conferma che le nipoti del sovrano continueranno a svolgere il loro ruolo di preziose giovani risorse della «Firm» dei Windsor.
Attorno al sovrano oggi la Princess Royal Anna, con il marito Sir Timothy Laurence e i duchi di Edimburgo, Edoardo e Sophie, ma anche Zara Phillips e Mike Tindall con la figlia Mia e i due bambini più piccoli, e c’è pure Peter Phillips, fidanzatosi in estate con Harriet Sperling l’ex infermiera, assieme con le figlie Savannah e Isla avute dalla prima moglie Autumn Kelly. Insomma non manca nessuno dei reali di prima linea, molti i nipoti del re.
25 dicembre 2025 ( modifica il 25 dicembre 2025 | 18:29)
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