Partiamo come ogni anno da che cosa ho ascoltato di più nel 2025. Il bilancio dello streaming dei cantanti e delle band fa impressione anche a me, figuriamoci ai lettori. L’artista che ho ascoltato di più su Apple Music, quindi esclusi vinili e cd che non avrebbero fatto altro che consolidare la posizione, è Peter Gabriel, seguito dai Genesis, dai Genesis di Peter Gabriel. Al sesto posto un altro ex Genesis, Steve Hackett. Una cosa da maniaco, insomma, una malattia, senza considerare che nel tempo ho guardato anche tutte le stagioni di Emily in Paris con la figlia di Phil Collins, e il documentario sullo stile batteristico di Phil, assemblato dall’altro suo figlio, Simon. E, sì, a maggio ho visto i Musical Box, la leggendaria tribute band, e a settembre Steve Hackett.

Al terzo e quarto posto altri due giovani di buone speranze, Van Morrison e Bruce Springsteen, seguiti da quell’imberbe di Jovanotti. Al settimo posto un altro esordiente: Neil Young. Ottavo e nono, due jazzisti: Brad Mehldau e Keith Jarrett. Al decimo, finalmente, un’artista contemporanea, e non poteva che essere Taylor Swift. Seguono Sufjan Stevens, che non manca mai nelle mie liste di ascolto anche se non ha fatto nessun disco nuovo, poi i Marillion (i Genesis degli anni Ottanta), Francesco De Gregori, i R.E.M., Lucio Corsi, Joni Mitchell, il compianto Jack DeJohnette, Dave Kerzner e i Sonic Elements con la loro versione creativa e magnifica di “The Lamb Lies Down on Broadway” dei Genesis (sì, è una malattia), e al ventesimo posto il portabandiera del rock progressive contemporaneo Steven Wilson. Insomma, mai come quest’anno si capisce che la mia musica preferita è quella di cinquant’anni fa e che le cose più moderne per me ascoltabili risalgono a venti o trent’anni dopo.

Il 2025 è l’anno del cinquantesimo anniversario dell’uscita di “The Lamb Lies Down on Broadway”, l’ultimo enigmatico capolavoro dei Genesis di Peter Gabriel; per questo ho ascoltato il nuovo remaster e parecchie altre cose uscite intorno a “The Lamb”, a cominciare dalla rivisitazione di Steve Hackett. Per ragioni che non riesco a ricordare, Apple Music mi segnala che quest’anno ho ascoltato molto “17 Re” dei Litfiba, disco del 1986 che, in effetti, è un gran bell’album.

Però questa è una classica lista di dischi dell’anno, quindi andiamo avanti con gli album usciti nel 2025 che mi sono piaciuti di più.

Van Morrison
Remembering now
Per me è il disco dell’anno, non solo quello che ho ascoltato di più in assoluto. Ne ho scritto in modo più esteso qui.

Bruce Springsteen
Tracks II
Gli otto dischi inediti che Bruce Springsteen ha pubblicato tutti insieme quest’anno sanno di miracolo e spiegano quanto sia gigantesco il Boss, di cui non sono un fan sfegatato come molti amici, ma che ammiro sempre e comunque. Ne ho scritto in modo più esteso qui.

Jovanotti
Niuioircherubini
Lorenzo Cherubini ci ha stupito con questo favoloso doppio album, tra i migliori della sua carriera. Ne ho scritto qui.

Perfume Genius
Glory
Il settimo e probabilmente il miglior album di Mike Hadreas, vero nome di Perfume Genius, delicato esponente del genere cosiddetto Americana, un po’ Elliott Smith un po’ R.E.M. Bellissimo il duetto con Aldous Harding.

Jeff Tweedy
Twilight Override
Album triplo da trenta canzoni con cui il leader dei Wilco, assieme a due figli, prova a tenere tutti aggrappati alla speranza che possano arrivare tempi migliori.

Taylor Swift
The Life of Showgirl
Ogni volta è la solita storia: Taylor Swift annuncia un nuovo album e penso che questo non sarà buono, non potrà essere buono, non potrà farli tutti buoni, specie ora che si è fidanzata e si sposerà e non potrà più raccontare i turbamenti di una ragazza sfigata in amore. Al primo ascolto, veloce veloce, proprio per trovare la conferma al ragionamento di cui sopra, penso di averci visto giusto, me tapino. Al secondo ascolto, infatti, non c’è canzone dell’album che non mi rimanga attaccata a vita. Ha rivinto lei: vince sempre lei, viva Taylor Swift.

Steven Wilson
The Overview
Il rock progressive è ancora vivo, grazie a questo nerd inglese che non molla di un centimetro e confeziona un album spaziale, floydiano, di due sole canzoni da ventitré e diciotto minuti.

Florence + the Machine
Everybody Scream
Da qualche anno seguo un metodo infallibile: tutti i dischi prodotti o coprodotti da uno dei gemelli Dessner dei The National vanno ascoltati e presi sul serio perché sono bellissimi. Qui il gemello è Aaron, il mio preferito, quello della svolta alternative di Taylor Swift. Dessner di fianco alla cantautrice inglese Florence Welch è una combinazione irresistibile, e poi Florence è una gran sostenitrice dell’Ucraina.

Doves
Constellation of the Lonely
«Viviamo tempi di merda, ma volevo riflettere e provare a dare anche una piccola speranza», ha detto Jez Williams, il cantante e chitarrista dei Doves, arrivati al sesto album, ma al secondo da quando sono tornati dopo una pausa di oltre dieci anni.

Craig Finn
Always Been
Cantastorie di rock americano sulla scia, per capirci, di Bruce Springsteen, ed ex leader degli Hold Steady.

Brad Mehldau
Ride into the Sun
Un disco di canzoni scritte o interpretate da Elliott Smith, suonato dal più poetico dei pianisti jazz. Nient’altro da aggiungere.

Sharon Van Etten & The Attachment Theory
Sharon Van Etten & The Attachment Theory
Disco epico e raffinato, meno cantautoriale rispetto agli album precedenti di Sharon Van Etten, che per l’occasione ha messo su una band, The Attachment Theory (qualunque cosa voglia dire), meno folk, meno indie, ma per questo più sorprendente e dark.

The Swell Season
Forward
Torna il duo formato da Glen Hansard e Markéta Irglová, noti per il film “Once”, una nobilissima carriera personale e più recentemente per quel meraviglioso omaggio alla resistenza ucraina che fu “Take Heart”.

Lucio Corsi
Volevo essere un duro
Trionfatore vero di Sanremo e mio beniamino da anni (pubblicai su IL, in apertura della sezione Yolo, un articolo su Lucio Corsi prima ancora che uscisse il suo primo album “Vetulonia/Dakar”). La canzone “Volevo essere un duro” è un gioiello, come sa tutta l’Italia, ma l’album ne contiene altri.

Brunori Sas
L’albero delle noci 
L’altro trionfatore di Sanremo, del Sanremo migliore degli ultimi decenni, del Sanremo specchio dell’Italia ma che premiando Corsi e Brunori segnala che non tutto è perduto, che c’è ancora speranza. Un disco più piccolo e meno magnificente dei precedenti, ma nell’album ci sono la canzone arrivata terza e soprattutto “La vita com’è”, “La ghigliottina” e “Per non perdere noi”.

Bob Mould
Here We Go Crazy
Un gran bel rock and roll con venature punk, come quello di una volta, adatto a questi tempi impazziti, e a cura dell’ex leader degli Hüsker Dü.

The Antlers
Blight
Un disco sull’apocalisse climatica e personale, fatto di musica eterea, invernale, lenta, mai di fretta: una ninnananna al crocevia tra Sigur Rós, Arcade Fire e The National.