In Savoia governa il centrodestra, così come nel Vallese. Là, i bovini sono stati vaccinati in massa contro la dermatite nodulare contagiosa. In Valle d’Aosta, il centrodestra si schiera al fianco degli scettici: il presidente di Fratelli d’Italia, Alberto Zucchi, la segretaria della Lega, Marialice Boldi, il presidente della Renaissance Valdôtaine, Giovanni Girardini, hanno sottoscritto un lungo appello di Valle d’Aosta Futura – prima firmataria la presidente del movimento, Manuela Careri – che dà fiato agli allevatori più critici verso la scelta della vaccinazione massiva per cercare di limitare il possibile contagio e «salvare» le bovine valdostane, che formano una popolazione a rischio di estinzione per i numeri esigui. In particolare, VdA Futura, Fdi, Lega e Rv chiedono chiarimenti sulla scelta del vaccino sudafricano e propongono l’uso massiccio di insetticidi per proteggere i bovini.
“Meglio l’impiego di insettorepellenti”
«Per quale motivo non si è considerato l’uso di insettorepellenti? – si chiedono le quattro forze politiche –. È da sottolineare come in caso di temperature elevate il contagio sia più semplice rispetto a temperature più miti. La malattia è stagionale da come si evince dal manuale operativo sulla dermatite nodulare contagiosa del giugno 2025 del ministero della Salute, quindi si presuppone che come la blue tongue col freddo possa ridurre la sua trasmissibilità da capo a capo tramite insetti vettori. Considerato che lo scorso mese di luglio ha avuto temperature al di sotto della media e che in genere ad agosto le temperature, soprattutto ad alte quote in cui sono presenti alpeggi, sono destinate a calare, per quale motivo non si è considerata l’ipotesi di un impiego massiccio degli insettorepellenti?».
Preoccupazioni per l’uso di vaccini con virus vivo attenuato
Per i sottoscrittori della lettera aperta, «la situazione nella nostra regione, pur essendo comunque da non sottovalutare, non è paragonabile a quella presente in Savoia in cui il virus ha colpito diversi capi portando anche all’eliminazione di capi sani, per via dei regolamenti europei che inseriscono la malattia nella cosiddetta categoria A». I firmatari ricordano che «a oggi nel territorio valdostano non esistono casi accertati di presenza della malattia e solamente una parte della regione, che dovrebbe coinvolgere circa 4 mila bovini adulti sui 38 mila totali, è inserita nella zona di sorveglianza». Il vaccino obbligatorio «ha generato preoccupazione e timori tra allevatori e cittadini, in particolare per l’utilizzo di un vaccino vivo attenuato».
Quanto costa? Chi paga? Regione, Stato o Europa?
Sono richiesti «importanti chiarimenti sul vaccino». VdA Futura si chiede «il motivo per cui sia stato scelto l’Obp Vaccines rispetto ad altri, quale sia il contenuto del vaccino e se sia confermato che si tratti di un vaccino vivo attenuato? Inoltre doveroso è capire su quali animali sia stato testato e con quali risultati. Non secondaria è poi la richiesta di capire quale sia l’autorizzazione ministeriale che ne consente l’uso». I quattro partiti chiedono anche gli aspetti economici: «Quanto è costato il lotto di vaccini proveniente dal Sudafrica? Chi sostiene i costi: l’Unione Europae, lo Stato, la Regione? Qual è la ripartizione?». E ancora, gli scettici si chiedono: «Una volta vaccinato un capo, le analisi mostreranno una positività distinguibile da quella causata da infezione naturale? O mostreranno invece una negatività? E poi, ci sarà una fase di monitoraggio dei bovini dopo la vaccinazione? Quali garanzie sono previste per gli allevatori in caso di effetti avversi del vaccino a breve, medio e lungo termine?». Infine, «c’è la possibilità di rifiutare la vaccinazione per i propri animali? Come? Esistono cure alternative come strategia di mitigazione del rischio o ci saranno sanzioni in caso di rifiuto?».