I Musei civici di Palazzo Buonaccorsi ospitano dal 21 dicembre 2025 al 03 maggio 2026 la mostra “Lia Drei e Francesco Guerrieri: punti di vista tra percezione e figura” a cura di Maria Dolores Picciau.
L’esposizione intende ricostruire il percorso condiviso dei due artisti, caratterizzato dalla costante ricerca sulle potenzialità comunicative della pittura, ponendo l’accento sulle fasi cruciali della loro carriera: dalla fondazione del gruppo Sperimentale P nel 1963, fino alla riaffermazione del figurativo con l’adesione alla Metapittura degli anni Ottanta.

La mostra inoltre evidenzia lo stretto e duraturo legame degli artisti con Macerata, a partire dal 1979 con la loro partecipazione alla rassegna Verifica tra due decenni e ancora con le mostre del 1981 e 1982 , a cura di Elverio Maurizi, ricordate attraverso le opere in esposizione, entrate a far parte delle collezioni civiche.

Il percorso espositivo mette in luce i momenti salienti della loro ricerca attraverso opere chiave. Per Lia Drei, sono esposti il celebre “Cristallo trasgredito” del 1972, i libri d’artista della quadrilogia del triangolo rettangolo – che evidenziano l’interesse per la poesia visiva – e alcuni disegni inediti che ne svelano il processo analitico. Francesco Guerrieri è rappresentato in modo significativo da due versioni di “Interno d’artista” di diverse dimensioni, opere che testimoniano la sua adesione alla Metapittura e la sua peculiare sintesi tra rigore formale e suggestioni figurative.

A partire dal 1963, Lia Drei e Francesco Guerrieri diedero vita a Lo Sperimentale P., un progetto dal carattere fortemente rivoluzionario. Nato da una rottura con il Gruppo 63 per divergenze metodologiche, il Binomio si propose di superare sia l’Informale che l’Op Art estetizzante, promuovendo l’arte come mezzo conoscitivo. Il fondamento teorico, formalizzato in un manifesto pubblicato sulla rivista Marcatré, si basava sull’integrazione di arte, scienza e tecnologia, conducendo un’indagine metalogica incentrata sullo studio consapevole della percezione visiva, con una poetica fondata su razionalità formale e modularità. Fortemente influenzati dalla fenomenologia della percezione, definirono una nuova concezione di oggettività visiva in cui l’opera, rifiutando i riduzionismi, diviene uno strumento di comunicazione condivisa.

Negli anni Ottanta, l’adesione alla Metapittura fu concepita non come un mero esercizio nostalgico, ma come una pratica riflessiva e spirituale fondata sull’attualizzazione critica della tradizione. La loro visione, influenzata dalla psicanalisi e dal pensiero di William Blake, interpretava la pittura come un vero e proprio itinerario conoscitivo, dove la memoria è forza generativa e l’immagine si trasforma in una presenza attiva e interrogante. Il quadro transfigura da semplice superficie decorativa a spazio simbolico e mentale. Opere come Cielo e mare (1982) di Drei e Tre Tempi (1982) di Guerrieri, conservate nelle collezioni civiche di Macerata, testimoniano questa fase.

Il percorso espositivo sottolinea, inoltre, il legame cruciale e duraturo con la città di Macerata, che affonda le radici nel 1979 con la partecipazione alla rassegna Verifica tra due decenni. Il capoluogo marchigiano ha svolto un ruolo decisivo nell’affermazione critica e teorica del loro lavoro. In particolare, le mostre seminali del 1981 e 1982, curate da Elverio Maurizi e qui rievocate, sono considerate pietre miliari per la corretta interpretazione della loro opera…. leggi il resto dell’articolo»

Questa nuova esposizione si pone in perfetta continuità storica e culturale con quel periodo fecondo, offrendo una necessaria e aggiornata rilettura del contributo dei due maestri a oltre quarant’anni di distanza. Attraverso un costante dialogo tra rigore teorico e sensibilità percettiva, gli artisti hanno confermato la coerenza del loro percorso. L’eredità di Lia Drei e Francesco Guerrieri – secondo la curatrice – risiede infatti “nella sfida intellettuale che ci hanno lasciato: la loro arte richiede allo spettatore uno sguardo attivo e consapevole, invitandoci a riscoprire la capacità critica dell’occhio. Per questa ragione, il loro lavoro non si limita a chiudere un capitolo della storia dell’arte, ma spalanca una porta sul futuro della percezione, dimostrando che i linguaggi pittorici storicizzati sono ancora in grado di offrire preziose lezioni di struttura, etica e verità estetica, essenziali per orientarsi nella complessità del nostro presente”.



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