di
Gian Guido Vecchi
Leone XIV non fa riferimenti diretti all’attacco di Trump contro l’Isis per «difendere» i cristiani ma dice: «Sostenere i cristiani perseguitati con mitezza, coraggio e perdono»
Città del Vaticano – «Invochiamo l’intercessione di Santo Stefano perché renda forte la nostra fede e sostenga le comunità che maggiormente soffrono per la loro testimonianza cristiana. Il suo esempio di mitezza, di coraggio e di perdono accompagni quanti si impegnano nelle situazioni di conflitto per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la pace». Leone XIV si affaccia alla finestra del Palazzo apostolico per l’Angelus di Santo Stefano, primo martire cristiano. E parla di pace, nonostante tutto: «Dovunque nel mondo c’è chi sceglie la giustizia anche se costa, chi antepone la pace alle proprie paure, chi serve i poveri invece di sé stesso. Germoglia allora la speranza, e ha senso fare festa malgrado tutto». Certo, «nelle condizioni di incertezza e di sofferenza del mondo attuale sembrerebbe impossibile la gioia», considera: «Chi oggi crede alla pace e ha scelto la via disarmata di Gesù e dei martiri è spesso ridicolizzato, spinto fuori dal discorso pubblico e non di rado accusato di favorire avversari e nemici. Il cristiano però non ha nemici, ma fratelli e sorelle, che rimangono tali anche quando non ci si comprende».
«Nessuna potenza può prevalere sull’opera di Dio»
Prima di Natale, Prevost aveva chiesto ai potenti della Terra di far tacere le armi per ventiquattr’ore, «rispettare almeno nella festa della nascita del Salvatore un giorno di pace». Nella notte della vigilia il Papa aveva citato Sant’Agostino per dire che «la notte dell’errore» non avrà l’ultima parola. Ora non fa riferimenti diretti, nessun cenno all’attacco di Trump contro l’Isis per «difendere» i cristiani. Nel richiamare la figura di Santo Stefano, tuttavia, spiega che «quella di Gesù e di chi vive come Lui è anche una bellezza respinta: proprio la sua forza calamitante ha suscitato, fin dall’inizio, la reazione di chi teme per il proprio potere, di chi è smascherato nella sua ingiustizia da una bontà che rivela i pensieri dei cuori». Ma quella del Natale è «una gioia motivata dalla tenacia di chi già vive la fraternità», il male non vincerà: «Nessuna potenza, fino a oggi, può prevalere sull’opera di Dio».
«Stefano morì perdonando, come Gesù»
Per questo, dice Leone XIV, «Stefano morì perdonando, come Gesù: per una forza più vera di quella delle armi». L’ultima preghiera del pontefice è rivolta a Maria, «benedetta fra tutte le donne che servono la vita e oppongono la cura alla prepotenza, la fede alla sfiducia», conclude: «Maria ci porti nella sua stessa gioia, una gioia che dissolve ogni paura e ogni minaccia come si scioglie la neve al sole».
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26 dicembre 2025 ( modifica il 26 dicembre 2025 | 13:09)
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