“Minimarket” è il nuovo comedy show di Rai Contenuti Digitali e Transmediali ideato e interpretato da Filippo Laganà, con la partecipazione straordinaria di Kevin Spacey, qui nel ruolo di un mentore imprevedibile e provocatorio. La serie, composta da dieci episodi, racconta il percorso di Manlio Viganò (Laganà), giovane commesso di un minimarket che sogna di diventare una star della televisione, in un continuo confronto con la propria parte più ambiziosa e contraddittoria, incarnata proprio dal personaggio interpretato da Spacey. Tra dialoghi brillanti, momenti musicali e una coralità di personaggi fuori dagli schemi, “Minimarket” debutta su RaiPlay venerdì 26 dicembre con le prime cinque puntate; il boxset completo sarà disponibile dal 9 gennaio sulla piattaforma Rai. Ecco cosa Laganà ha raccontato a Leggo.





Minimarket nasce da un’idea tutta sua, scritta anche grazie all’insonnia notturna: com’è nata l’ispirazione e quanto c’è di autobiografico in Manlio Viganò?


«Minimarket nasce davvero di notte. L’insonnia è sempre stata una specie di stanza creativa per me: quando tutto si spegne, i pensieri diventano più sinceri. L’idea è nata osservando una realtà banalissima – un minimarket aperto h24 – e immaginando cosa potesse succedere se quel luogo diventasse il centro di sogni troppo grandi per stare sugli scaffali. Manlio è profondamente autobiografico, anche se non è una mia copia. È il senso di inadeguatezza che ho provato tante volte, il sentirsi sempre “a un passo da qualcosa” ma bloccati in una situazione che sembra definitiva. Il sogno della televisione, dello spettacolo, convive con la cassa, con il quotidiano, con gli scontrini. Questo conflitto l’ho vissuto sulla mia pelle».



Il rapporto tra Manlio e Kevin (Spacey) è il cuore della serie: come ha sviluppato questa dinamica e cosa rappresenta questo mentore fuori dagli schemi?


«Kevin è tutto ciò che Manlio potrebbe essere se non avesse paura. È il suo talento represso, la sua arroganza, il suo coraggio, ma anche la sua parte più tossica. Non è un angelo custode: è un mentore che ti spinge e ti sabota allo stesso tempo. I loro battibecchi nascono da una dinamica molto reale: quella voce interiore che ti dice “sei speciale” e subito dopo “non ce la farai mai”. Ho voluto renderla ironica, brillante, quasi da varietà, perché l’autoironia è l’unico modo per sopravvivere ai sogni troppo grandi».



È vero che ha scritto a Kevin Spacey in una notte insonne. Com’è andata quella mail e cosa l’ha spinto a farlo?


«Sì, è tutto vero.

Era notte fonda, ero stanco, forse un po’ incosciente. Ho pensato: “Se Kevin è l’alter ego di Manlio, deve essere qualcuno che incarni davvero il mito dello spettacolo.” E ho scritto quella mail senza aspettative. È stato un gesto folle, ma sincero. Gli ho raccontato la storia, il personaggio, il perché lui fosse perfetto. Non c’era strategia, solo verità. Quando mi ha risposto, ho capito che a volte l’onestà batte qualsiasi produzione milionaria».


Kevin Spacey non solo ha accettato, ma ha voluto essere in tutte le puntate e coprodurre: com’è stato lavorare con lui?


«Kevin è stato di una disponibilità disarmante. Sul set era alla pari con tutti: tecnici, attori, produzione. Non c’era mai una distanza gerarchica. Mi ha insegnato che il vero talento non ha bisogno di imporsi. Come attore, osservandolo ho imparato una cosa fondamentale: la precisione emotiva. Ogni battuta, anche la più leggera, aveva un’intenzione chiarissima. E soprattutto mi ha trasmesso una grande umiltà, che non ti aspetti da una leggenda del cinema».



La musica ha un ruolo importante nella serie: come nascono i momenti musicali?


«La musica è il luogo dove Manlio evade davvero. I numeri musicali non sono mai realistici: sono sogni, fantasie, momenti in cui la vita diventa spettacolo. Cantare con Kevin Spacey brani come “You’ve Got a Friend in Me” o “I’ve Got You Under My Skin” è stato un gioco, ma anche una dichiarazione d’intenti: Minimarket parla di amicizia, di complicità, di desiderio di essere visti. La musica serve a ricordare che, anche nella routine più grigia, può esplodere qualcosa di magico.



Quali sono i temi principali della serie e perché il pubblico si riconoscerà in Manlio?


«Il tema centrale è il conflitto tra ciò che sei e ciò che sogni di essere. Manlio rappresenta una generazione – ma non solo – che si sente sempre “in prova”, mai arrivata. Il pubblico si riconoscerà perché tutti, almeno una volta, hanno avuto un sogno che sembrava fuori luogo rispetto alla propria vita. Minimarket dice che quel sogno non è ridicolo. Ridicolo, forse, è smettere di crederci».




Ultimo aggiornamento: venerdì 26 dicembre 2025, 05:00





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