di
Alessandra Muglia

Dietro il blitz Usa in difesa dei cristiani africani ci sarebbero soprattutto ragioni di politica interna: la grande componente evangelica del suo elettorato preme da tempo in questa direzione. A iniziare da Charlie Kirk

1 Perché la Nigeria è importante, in Africa e nel mondo?
La Nigeria è soprannominata il gigante d’Africa, è il Paese dei primati: è la prima economia africana, è il Paese più popoloso del continente: ha 200 milioni di abitanti, quasi equamente divisi tra musulmani (circa il 50%, concentrati nel nord) e cristiani (circa il 40%, concentrati nel sud); è nigeriano un africano su 6, quasi due terzi hanno meno di 25 anni, ma l’aspettativa di vita è un modesto 55). La Nigeria è anche la capitale culturale, con la sua letteratura d’esportazione e Nollywood, su cui si è tuffata Netflix. E soprattutto, è il maggior produttore di petrolio in Africa. 

2 Perché si dice che è un gigante dai piedi di argilla? 
Il patto tacito tra le élite ha frenato a lungo lo sviluppo di questo Paese: nonostante sia il più grande produttore africano di petrolio, la Nigeria importa quasi tutto il suo carburante:  riesce fornire meno di un decimo del fabbisogno nazionale di energia perché mancano raffinerie, quindi esporta petrolio grezzo e importa prodotto raffinato. Si tratta di un gigante economico fragile perché non sa far decollare l’industria e ottiene il 70% dei fondi per il bilancio statale dal petrolio: quindi quando il prezzo fluttua, aumenta l’indebitamento e l’inflazione cresce.




















































Qualcosa sta cambiando con l’entrata in funzione della mega raffineria Dangote,  e anche con la politica di  riforme avviata dal presidente Bola Tinubu, in carica dal 2023, dopo gli anni disastrosi della presidenza Buhari: l’inflazione è scesa e il Pil è cresciuto a una media del 4% nel 2025 (era sotto il 3 nel 2024), spinto dall’espansione guidata dai servizi e dalle riforme. La sfida per il governo resta quella di riuscire a tradurre gli indici di crescita in più denaro nelle tasche dei cittadini: la povertà affligge ancora 139 milioni di nigeriani. Resta da colmare  lo storico divario tra il nord della Nigeria (più povero e centralista o statalista) e il sud (un po’ più ricco e federalista).

3 Perché la Nigeria è un Paese insicuro?
Sono diverse le minacce che rendono il Paese insicuro: la più nota è la violenza degli estremisti islamici: nel Nordest dal 2009 sono in azione Boko Haram e i suoi gruppi separatisti, come lo Stato islamico della provincia dell’Africa occidentale (Iswap), hanno ucciso decine di migliaia di persone e costringendo milioni di persone alla fuga; nel Nordovest, lungo la frontiera con Niger, agiscono i miliziani della Provincia del Sahel dello Stato islamico (Issp). Nel mirino non ci sono soltanto i cristiani: due giorni fa, per esempio, una bomba è esplosa in una moschea. 
Nel Nordovest imperversano anche bande criminali armate – predoni, spesso definiti «banditi» – che compiono rapimenti di massa e incursioni per lo più a scopo di estorsione: colpiscono sia le comunità musulmane che le cristiane. A volte queste gang operano insieme ai miliziani.

Questi gruppi hanno esteso le loro operazioni alla Nigeria centro-settentrionale, sfruttando la debole presenza dello Stato. 
Nella fascia centrale del Paese si concentrano gran parte degli scontri tra pastori fulani e agricoltori yoruba, un conflitto in crescita esasperato dal cambiamento climatico, con i pastori che si spingono sempre più a sud alla ricerca di nuove rotte di transumanza e occupano le proprietà degli  agricoltori, per lo più cristiani. In tutto il Paese c’è una crescente criminalità legata ai sequestri: è diventata l’industria più redditizia in Nigeria con  circa 30 mila «banditi» in azione soprattutto nel Nord ovest e nel centro del Paese, aree coperte di foreste malgestite, prive di strade e presidi governativi. Le gang escono dalla foresta in motocicletta, rapiscono spesso studenti  e li nascondono nella boscaglia in attesa del riscatto. I governi nigeriani hanno faticato a contenere queste minacce:  le forze di sicurezza, mal pagate e mal equipaggiate, sono sotto pressione su più fronti e molte comunità restano senza protezione.

4 Perché Trump è interessato alla Nigeria?
Trump non ha mai messo piede sul suolo africano e nel suo primo mandato ha liquidato il continente come un ammasso di «paesi di merda». Ma le cose cambiano quando intravvede la possibilità di un qualche tornaconto come quello l’accordo sulle materie prime in Congo. Così lo scorso luglio ha interpellato il governo di Abuja per poter trasportare nel Paese i deportati venezuelani e i prigionieri di altri Paesi: il no del presidente Tinubu ha aperto la prima crisi tra i due leader. Lo scorso novembre il secondo scontro: quando Trump ha minacciato un intervento accusando il governo locale di inerzia nel contrastare gli attacchi ai cristiani, le autorità di Abuja hanno ricordato che la «Nigeria è un Paese sovrano» e hanno anche smentito le parole della Casa Bianca: «Non c’è alcun massacro in corso di migliaia di cristiani in Nigeria. Questa è una grossolana esagerazione della situazione nigeriana. Cristiani, musulmani, chiese e moschee vengono colpite in modo casuale, gli attacchi sono insensibili alla religione. Ciò che il nostro Paese chiede all’America è il supporto militare per combattere questi estremisti violenti in alcuni stati del nostro Paese».  Dietro l’intervento in Nigeria di Trump ci sarebbero soprattutto ragioni di politica interna: la grande componente evangelica del suo elettorato preme da tempo in questa direzione. A iniziare da Charlie Kirk, recentemente assassinato. «Sapevate che negli ultimi 15 anni in Nigeria 125.000 cristiani sono stati assassinati e 19.000 chiese sono state distrutte dai musulmani?», aveva scritto Kirk sui social media. 

26 dicembre 2025 ( modifica il 26 dicembre 2025 | 14:19)