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Rita Rusic non dimostra 65 anni. Basta guardare il suo profilo Instagram. «Dicono che li porto bene! – dice lei sorridendo al settimanale F – Ma a me sembra di averne 150, con tutte le vite che ho vissuto». E in tutte queste vite il suo motto è sempre stato uno solo: «Non mollo». 

Al settimanale F confessa che non sente le mancanze delle comodità godute con Vittorio Cecchi Gori: «Ci sono cose indispensabili, come la salute e la felicità, e altre no. Certo, la felicità, oltre che l’amore, comprende un po’ di soldi per vivere senza l’ansia di arrivare a fine mese: quella l’ho sperimentata da bambina ed è davvero dolorosa. Ma gli oggetti non fanno la felicità».


APPROFONDIMENTI

Cosa fa oggi

Oggi per lei felicità significa produrre un film.

Non per forza avere successo. Il rapporto con suo suocero Mario? A F ricorda che lui diceva: «”Hai sbagliato Cecchi Gori, me dovevi scegliere”. Gli piacevo come donna, ma anche perché sono tenace e quadrata. Vittorio è più folle. Certo, mi avrebbero preferito casalinga, ma io dovevo fare, uscire. E per mio marito era più rassicurante che facessi il produttore anziché l’attrice».

Al settimanale femminile ricorda la sua infanzia da profuga istriana. «Sono diventata cittadina italiana a 8 anni, dopo aver vissuto tre anni e mezzo nei campi profughi, dove vivevamo chiusi con il filo spinato. Poi ci hanno dato un appartamentino con una camera da letto, in un villaggio di bambini giuliani e dalmati. Era un inizio da cui partire. Oggi penso che se facciamo entrare stranieri bisognosi di aiuto – e anche noi abbiamo bisogno di loro – dobbiamo permettere che vivano decentemente, senza essere costretti a delinquere».

La violenza

Poi parla di un’amiche picchiata dal padre che lei proteggeva anche a casa sua. «Da più grande, violenza ne ho vissuta tanta. Un pazzo mi ha inseguita in auto, mi sono salvata entrando nella camera di un portiere che non conoscevo. A Milano mi hanno puntato la pistola in fronte. A 17 anni, durante un servizio fotografico, mi sono trovata sola con il proprietario dell’azienda, che mi ha preso per i polsi. Sono andata in bagno e sono scappata: era febbraio, indossavo solo una camicia di seta. Ancora oggi se un uomo abbracciandomi mi stringe troppo io svengo, ho paura».

Domanda diretta del settimanale F: “Ha subìto violenze anche da uomini che conosceva?”. Risposta: «Sì. Vittorio? Lasciamo stare. La violenza è un segnale orrendo, bisognerebbe lasciare subito, ma a volte non si ha il coraggio. Anch’io sono andata alla polizia, ma avevo la sensazione di non accusare abbastanza, non mi sentivo del tutto creduta».

Il nuovo amore

Ma nonostante tutto Rita crede ancora nell’amore. Un amore con un ragazzo di 35 anni, Cristiano Di Luzio. «Abbiamo appena fatto 5 anni. È una storia nata leggera, ma che ha una potenza enorme. Abbiamo un rapporto bello, libero, se gli dico che devo andare via per lavoro non sta a indagare come faceva Vittorio: c’è la gioia di stare insieme, la felicità di separarsi per poi ritrovarsi. Gli vorrei molto bene anche se un giorno mi dicesse che se ne va. Gioca alla PlayStation e mi dà allegria, non i problemi di un compagno della mia età».


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