di
Adriano Barrì
Ci sono Icop (infrastrutture) insieme a Espe e Redelfi (rinnovabili) e Fope (lusso). Ecco i titoli con taglia ridotta che possono attirare l’interesse, quando scenderà la passione per le grandi capitalizzazioni
Nel momento in cui il mercato sembra interrogarsi su quanto ancora possa durare il grande rally delle società a larga capitalizzazione, un nuovo tema sta iniziando a farsi strada: la riscossa delle mid-small cap italiane.
Dopo due anni di dominio dei titoli bancari, della difesa e delle storie legate alla tecnologia, il 2026 potrebbe segnare un cambio di passo. A Wall Street il trend è già in atto con l’indice Russel 2000 che nell’ultimo mese ha guadagnato il 5% rispetto al 2% dell’indice S&P 500. Non perché le big freneranno da un giorno all’altro, ma perché la dispersione tra fondamentali e valutazioni all’interno del mercato è arrivata a livelli tali da rendere sempre più evidente che less is more. L’Economia del Corriere ha messo sotto osservazione il mondo delle mid-small cap a partire da un’analisi incrociata delle ricerche condotte da Banca Profilo, Value Track Sim e Alantra, identificando un gruppo di società accomunate da crescita industriale superiore alla media, multipli compressi e un potenziale di rivalutazione che potrebbe riaccendersi proprio nel momento in cui il mercato inizierà a cercare novità.
I nomi
Tra le storie che oggi attirano maggiore attenzione si distingue Icop, protagonista nel settore infrastrutturale. La società, messa sotto i riflettori da Alantra, si sta affermando come uno dei potenziali beneficiari della nuova stagione di investimenti europei, grazie a una pipeline solida e una visibilità sui ricavi superiore alla media del settore. È un caso emblematico del tipo di profilo industriale che potrebbe beneficiare di un ritorno dell’interesse verso le small cap: business regolati, domanda strutturale, posizione competitiva ben definita. Accanto a Icop, emergono realtà ad alta intensità tecnologica come Next Geosolutions, anch’essa inserita tra i titoli da seguire per via della crescita nei servizi avanzati dedicati all’energia offshore e alla geofisica. In un contesto in cui la transizione energetica continua a generare nuove linee di investimento, la società appare ben posizionata per trasformare la forza commerciale degli ultimi anni in un ciclo di crescita più stabile.
Le ricerche convergono anche sul settore delle energie rinnovabili, dove società come Redelfi ed Espe mostrano una dinamica industriale particolarmente interessante. Redelfi, finita sotto i riflettori sia di Banca Profilo che di Value Track, è tra le realtà che hanno visto aumentare la dimensione e la qualità della pipeline in ambito storage che in italia sta vivendo una fase di grande espansione. Espe, invece, ha beneficiato di una revisione al rialzo delle stime di Ebitda tra le più ampie del campione esaminato, sostenuta dalla domanda di impianti ad alta efficienza e da un posizionamento competitivo che inizia a emergere con più chiarezza.
Made in Italy
Nel mondo del made in Italy più tradizionale si distingue Fope, società del lusso che coniuga crescita organica, margini elevati e un brand consolidato sui mercati internazionali. È una delle storie più apprezzate dagli analisti per la capacità di mantenere stabilità anche nei momenti più complessi, qualità che spesso diventa un elemento decisivo quando il mercato torna a premiare la visibilità dei flussi di cassa.
Infine, un caso particolarmente rappresentativo del potenziale nascosto nelle small cap italiane è Powersoft. Player globale nell’audio professionale, considerato da Alantra, è una società che unisce tecnologia proprietaria, footprint internazionale e una crescente domanda nel segmento degli eventi e delle installazioni professionali.
È il tipo di storia che gli investitori tendono a riscoprire quando la liquidità torna ad allargarsi e l’attenzione si sposta dai colossi industriali verso i business di nicchia ad alta specializzazione.
Se il 2023 e il 2024 sono stati anni dominati dal fattore taglia, il 2026 potrebbe essere il momento in cui gli investitori tornano a guardare sotto la superficie, alla ricerca di quelle storie che crescono lontano dai riflettori ma che, nel medio periodo, possono generare valore anche superiore a quello dei titoli più noti. In questo senso, less is more potrebbe non essere solo una riflessione estetica, ma un principio guida per intercettare la prossima onda di performance a Piazza Affari. Le mid-small cap non sono titoli per tutti, richiedono selettività e visione, ma spesso sono proprio loro a offrire il vero alpha quando il ciclo cambia passo.
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26 dicembre 2025
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