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Elena Lietti lo dice chiaramente: «Non potrei far altro nella vita che l’attrice». Lo dice a F parlando anche del suo compagno, Michael Margotta, insegnante di recitazione e del loro bambino di 10 anni. Un’attrice che ha appena finito di girare per il cinema un film con Moretti, che ritroveremo a teatro con Amleto di Filippo Timi e in televisione ora con Prima di noi, co-diretta da Daniele Luchetti. Una serie dive si racconta la storia di una famiglia, da una generazione all’altra. «È un invito a riflettere sul nostro passato. Quanto ciò che siamo ha a che fare con i nostri antenati?», racconta lei al settimanale femminile.
E a proposito della sua famiglia: «Come molti ho il rimpianto di non aver chiesto di più quando ero ancora in tempo. Però, a casa, se n’è sempre parlato abbastanza. Tra l’altro, la storia dei miei bisnonni materni è simile a quella della serie. Il nonno di mamma era un partigiano e aveva conosciuto la mia bisnonna proprio perché si era rifugiato a casa sua per sfuggire ai nazisti. Con mio figlio ci divertiamo a ricostruire le mie origini e quelle del suo papà».
A F parla anche della differenza di età con il suo compagno che ha una trentina di anni più di lei. «A parte il fatto che fra i due, se parliamo di spirito, l’anziana sono io, la differenza di età è sempre stata una ricchezza.
Almeno finora (ride). Lo stesso per la lontananza culturale, il modo diverso di vedere il mondo».
Come si sono conosciuti?. Semplicemente «ho studiato recitazione con lui. Ha presente il luogo comune dell’allieva che si innamora del maestro? Ecco. Intendiamoci, non ero mica una ragazzina, l’ho conosciuto che avevo trent’anni».
Hanno un figlio di 10 anni. Qualche tempo fa diceva che l’adolescenza l’avrebbe sofferta. A F spiega che «i ragazzini oggi sono pionieri di un’era di cui sappiamo molto poco. Il mio lato ottimista dice: sarà una grande avventura, potranno costruirsi il futuro come vogliono. Nei momenti bui, invece, ho paura che non sarò in grado di capirlo, di sintonizzarmi. La tecnologia rende i loro rapporti virtuali. I ragazzini non si telefonano più, comunicano per messaggi». Ma suo figlio il cellulare non ce l’ha…
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