di
Redazione Economia
L’analisi del Financial Times. La corsa agli investimenti in chip, data center e applicazioni AI ha spinto valutazioni e Borse. Restano i dubbi sulla sostenibilità di questa crescita e sul rischio di una bolla speculativa
L’intelligenza artificiale «ridisegna» non solo le strategie industriali delle grandi aziende tecnologiche, ma anche la mappa delle ricchezze globali. Secondo l’analisi del Financial Times (su dati Bloomberg), nel corso del 2025 i dieci miliardari tech più ricchi degli Stati Uniti hanno incrementato il proprio patrimonio complessivo di oltre 550 miliardi di dollari, beneficiando dell’entusiasmo degli investitori per tutto ciò che ruota attorno all’AI.
Alla chiusura delle contrattazioni di Wall Street alla vigilia di Natale, il valore complessivo di azioni, liquidità e altri investimenti detenuti dai principali fondatori e amministratori delegati del settore tecnologico americano ha raggiunto circa 2.500 miliardi di dollari. All’inizio dell’anno la cifra era ferma a 1.900 miliardi, in un contesto di mercati finanziari in forte espansione, con l’indice S&P 500 cresciuto di oltre il 18 per cento.
Il boom è stato alimentato dalla corsa globale agli investimenti in intelligenza artificiale: chip sempre più avanzati, data center di nuova generazione e applicazioni commerciali stanno attirando centinaia di miliardi di dollari. Una dinamica che ha arricchito i vertici della Silicon Valley, anche se negli ultimi mesi non sono mancati segnali di cautela e timori legati a una possibile bolla speculativa.
In cima alla classifica dei super-ricchi resta Elon Musk, il cui patrimonio è cresciuto di quasi il 50 per cento, arrivando a 645 miliardi di dollari. Un risultato legato soprattutto a Tesla e SpaceX: la casa automobilistica ha approvato un maxi piano di compensi per il fondatore, mentre la società spaziale ha raggiunto una valutazione stimata intorno agli 800 miliardi di dollari.
Tra i maggiori beneficiari della corsa all’AI c’è anche Jensen Huang, fondatore e amministratore delegato di Nvidia. Il gruppo è diventato la società quotata più grande al mondo, superando i 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, grazie al ruolo centrale dei suoi chip nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Huang ha però iniziato a monetizzare parte dei guadagni, vendendo azioni per oltre un miliardo di dollari.
Scelte simili sono arrivate anche da altri big del settore. Jeff Bezos ha ceduto titoli Amazon per 5,6 miliardi di dollari, mentre Michael Dell ha venduto azioni della sua azienda per oltre 2 miliardi, segnando una fase di prese di profitto dopo mesi di rialzi record. Larry Ellison ha visto crescere rapidamente il proprio patrimonio dopo l’annuncio di un accordo da 300 miliardi di dollari tra Oracle e OpenAI per lo sviluppo di data center. Tuttavia, le preoccupazioni legate alle modalità di finanziamento del progetto hanno pesato sul titolo, che ha perso circa il 40 per cento rispetto ai massimi di settembre.
In forte ascesa anche i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, che hanno superato in classifica Mark Zuckerberg ed Ellison grazie ai progressi del gruppo sui modelli di intelligenza artificiale e sui chip proprietari. In controtendenza Bill Gates, unico tra i grandi nomi a chiudere l’anno con un patrimonio in calo, continuando a vendere azioni Microsoft per finanziare le sue attività filantropiche.
Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.
SCARICA L’ APP

Iscriviti alle newsletter de L’Economia. Analisi e commenti sui principali avvenimenti economici a cura delle firme del Corriere.
26 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
