di
Marco Bonarrigo

L’uomo di punta del biathlon internazionale è stato trovato senza vita la mattina del 23 dicembre. La scienza è più che scettica sull’uso delle maschere

La notte del 24 dicembre il Centro di Alta Preparazione (OlympiaToppen) del Comitato olimpico norvegese ha inviato un messaggio urgente a tutti gli atleti di interesse nazionale e non per augurare loro Buon Natale. «In relazione alla morte di Sivert Bakken, vi chiediamo con effetto immediato di non utilizzare più maschere ipossiche da allenamento» ha scritto Tore Øvrebø, direttore della struttura.

Sivert Bakken, 27 anni, uomo di punta del biathlon internazionale, è stato trovato senza vita la mattina del 23 dicembre in una stanza dell’Albergo Dolomiti del Passo di Lavazè da un compagno della Nazionale con cui era in ritiro ai 1.800 metri del valico trentino. Il collega aveva bussato alla sua porta la sera precedente e non avendo ricevuto risposta ha pensato si fosse già addormentato. L’autopsia, che si svolgerà a Trento, stabilirà il momento del decesso.



















































Bocca e naso di Bakken erano ostruiti da una maschera Emt (Elevation Training Mask), dispositivo che permette di ridurre fino a dieci volte l’aria respirata per simulare l’effetto ipossico dell’alta quota (fino a 7.500 metri «virtuali» sul livello del mare) per — a detta di chi lo produce — migliorare resistenza, potenza. L’allarme lanciato dai responsabili olimpici scandinavi — che da vent’anni fanno dell’ipossia una chiave del loro allenamento — fa ipotizzare un possibile collegamento tra la morte di Sivert e l’uso della maschera. Dai 24 ai 26 anni Bakken era stato sospeso dall’attività agonistica per una miocardite e da poco era stato autorizzato a gareggiare, come aveva fatto pochi giorni prima del decesso sul circuito di Le Grand Bornand, in Francia. 

Di ipossia si parla dagli anni Novanta, quando i ciclisti di punta acquistavano tende che simulavano quote comprese tra i 2.000 e i 4.000 metri per ottenere benefici simili a quelli della (proibita) Epo, ovvero un aumento dei globuli rossi. Vietata solo in Italia e solo dalla legge penale fino allo scorso anno, la tenda ipossica è consentita nello sport perché la metodologia non è considerata doping dalla Wada. La maschera è uno strumento più banale e meccanico della tenda: su Amazon se ne trovano decine di modelli dai 15 a oltre 100 euro e funzionano con una valvola che regola il flusso d’aria.

La scienza, quella vera, è più che scettica sul loro uso. Due tra gli studi più importanti tra le centinaia sull’argomento, pubblicati sul Journal of Strenght and Conditioning Research e sull’European Journal of Applied Physiology, evidenziano «modestissimi effetti sulla prestazione», non comparabili con il vero allenamento in altura, e possibili «reazioni avverse in partecipanti agli esperimenti che riportano sensazioni di claustrofobia, disorientamento e soffocamento».

Dagli atleti top a quelli della domenica l’emulazione è facile e il passo breve: non è raro incrociare runner di livello amatoriale o frequentatori di palestra che indossano la maschera. Gli sportivi di alto livello dormono in alberghi ipossici in Norvegia, Spagna o Slovenia o utilizzano durante il sonno o l’allenamento sofisticati modulatori di ossigeno come quelli dell’iberica Altitude Zone. Non è chiaro che maschera usasse Bakken.

Serviranno tempo e i risultati dell’autopsia per indagare su possibili relazioni tra la morte del norvegese e l’uso dell’ipossia e magari per recuperare gli studi del chimico Dario D’Ottavio e dell’ematologo Benedetto Ronci che oltre vent’anni fa lanciarono l’allarme sui rischi di questa pratica.

27 dicembre 2025