di
Daniele Sparisci
La nuova stagione è stata anticipata da una polemica fra i costruttori sulle power unit a causa di un vuoto regolamentare sul rapporto di compressione
Manca meno di un mese ai test di Barcellona, le nuove macchine di Formula 1 non sono mai scese in pista eppure già montano polemiche e sospetti sul prossimo campionato al via l’8 marzo a Melbourne. È esplosa la battaglia dei motori. Dal 2 gennaio quando riapriranno le fabbriche dopo la serrata obbligatoria sono attese risposte importanti. La vicenda è emersa negli ultimi giorni: tre costruttori (Audi, Ferrari e Honda) hanno scritto una lettera alla Federazione per chiedere di prendere posizione riguardo a un sistema escogitato dalla Mercedes e replicato dalla Red Bull grazie alle conoscenze di ingegneri strappati alla concorrenza (da quest’anno il team di Verstappen si costruisce i propulsori in proprio).
Il caso verte sull’interpretazione delle nuove regole in una di quelle aree grigie che da sempre caratterizzano la ricerca in F1. Una trovata che, se ammessa, potrebbe avere effetti notevoli sulla lotta per il Mondiale. Garantirebbe un grosso vantaggio, si parla di fino a quattro decimi al giro, dati tutti da dimostrare.
Il tema è complesso e riguarda il V6 turbo: il regolamento 2026 ha abbassato il valore limite del rapporto di compressione (uno degli indicatori di rendimento di un motore termico, più è alto e maggiori sono le prestazioni, in estrema sintesi) portandolo dai precedenti 18:1 agli attuali 16: 1, questo per armonizzare meglio l’interazione con l’unità elettrica più potente che in passato.
In base al nuovo codice le verifiche saranno effettuate a temperature ambiente (cioè in garage o nella corsia dei box), mentre nulla viene specificato in modalità di marcia, a caldo. Secondo i tre costruttori che invocano l’intervento della Fia, i motori Mercedes (utilizzati anche da McLaren, Alpine e Williams) sarebbero in grado di aumentare il rapporto di compressione nella fase ad alte prestazioni rientrando poi nei parametri «a freddo». Come? Indiscrezioni parlano di una particolare architettura del sei cilindri, altre indicano materiali deformabili. L’accusa: è uno stratagemma che va contro lo spirito del regolamento, le monoposto devono essere conformi in qualsiasi momento. La difesa: nessun trucco, piuttosto ingegno. O magari una lettura più aggressiva» delle norme. Tanto è che la Federazione sarebbe stata a conoscenza dei progetti Mercedes. Gli interventi infatti sul motore richiedono tempi lunghi e costi ingenti in caso di adeguamenti necessari.
La Fia si trova di nuovo a rincorrere. Nel 2020 la Mercedes sorprese i rivali con il volante magico (Das) sfruttando un buco normativo che fu tappato la stagione successiva quando il meccanismo venne bandito. Ma erano serviti mesi per chiudere la querelle. Stavolta, all’alba di un nuovo ciclo — presentato da Liberty e Fia all’insegna della chiarezza con un vocabolario congiunto— la questione è urgente, soprattutto per chi rischia di partire in ritardo.
Fra le strategie possibili dei tre costruttori per evitare l’escalation (l’ultima carta a disposizione è quella della protesta tecnica, rischiosa e dannosa per l’immagine della F1) c’è quella di mettere pressione alla Fia affinché cambi i metodi di controllo del rapporto di compressione, per quanto sia complessa la materia. Se quest’ipotesi fosse percorsa nuovi criteri si potrebbero introdurre dopo 6-7 gare, un arco di tempo giudicato sufficiente per aggiornare le power unit. Manovre politiche, lotte di potere, speculazioni e paure. Il Mondiale è cominciato da un pezzo.
27 dicembre 2025
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