di
Redazione Spettacoli

Un articolo del quotidiano «La Verità» racconta il contenzioso legale fra il cantautore e un revisore dei conti a cui sarebbe crollato il soffitto di una parte dell’appartamento a causa dei lavori al piano di sopra

I lavori di ristrutturazione in un appartamento acquistato nel quartiere di CityLife a Milano starebbero creando onerosi problemi a Eros Ramazzotti e soprattutto al suo vicino del piano di sotto, il revisore dei conti genovese Paolo Rossi, che avrebbe chiesto al cantante 200mila euro di risarcimento per i presunti danni arrecati alla sua abitazione. 

A riportare il contenzioso è il quotidiano La Verità, in un lungo articolo, corredato anche dalle immagini, intitolato «Ramazzotti mi ha distrutto casa ma ora si rifiuta di pagare i danni»: la vicenda, spiega il giornale, comincia a ottobre 2024 quando Eros Ramazzotti acquista l’appartamento al piano di sopra rispetto a quello di Paolo Rossi, spostandovi anche la residenza.



















































Subito dopo, sostengono gli avvocati del revisore dei conti, il cantautore inizia dei lavori «letteralmente devastanti che hanno gravemente danneggiato l’appartamento sottostante». Ramazzotti, proseguono i legali, avrebbe «demolito e rimosso tutti i muri divisori interni, porte e impianti e successivamente, in un paio di giorni, sono stati rimossi sia i pavimenti che il sottostante massetto ricorrendo a un uso tanto improprio quanto massiccio di martelli pneumatici». 

Oltre al disagio dovuto ad «abnormi immissioni sonore e consistenti vibrazioni», i lavori avrebbero causato «un crollo» nell’appartamento di Rossi, con un «distacco del plafone» in una parte dell’abitazione. Da allora è iniziato un contenzioso legale, poiché, secondo Rossi, la disponibilità iniziale dell’impresa di Ramazzotti di fermare i lavori e verificare i danni non sarebbe poi stata mantenuta e le operazioni con il martello pneumatico sarebbero riprese, nonostante il crollo. 

Rossi, a quel punto, ha chiesto l’intervento delle autorità: Polizia municipale e Vigili del fuoco si sono recati sul posto e nel verbale della polizia viene segnalato che la rimozione del pavimento al piano di sopra «potrebbe essere stata la causa del distacco del soffitto in danno dell’immobile sottostante», dove vengono anche posti dei nastri bianchi e rossi per limitare l’accesso alla zona «pericolante». 

A gennaio 2025, dunque, viene «contestato l’accaduto a Ramazzotti e all’impresa appaltatrice», ma l’avvocato dell’artista, Antonio Cacciato, replica che la perizia è «di per sé non ricevibile e non condivisibile anche perché generica, formata unilateralmente e non riscontrata, a supporto di (generiche, ampie e non circostanziate) richiesta risarcitorie, mostra un approccio immotivatamente aggressivo, che senz’altro rende meno agevole l’interlocuzione fra i soggetti coinvolti». 

Si arriva così a una causa, in cui gli avvocati di Rossi quantificano il risarcimento «in oltre 200mila euro» e producono ulteriori relazioni in cui i danni sono attribuibili con certezza «ai lavori di ristrutturazione» in casa Ramazzotti. Dal lato dell’artista, invece, la colpa del crollo viene data a «presunti difetti occulti dell’immobile». 

Il 19 gennaio prossimo, il giudice milanese Carlo Di Cataldo ha fissato il secondo tentativo di conciliazione, mentre il suo consulente tecnico avrà tempo fino al 9 febbraio per depositare la relazione preliminare e fino al 10 aprile per quella finale. Le due parti potranno depositare osservazioni fino all’11 marzo. Ramazzotti, contattato dal «Corriere» tramite il suo ufficio stampa, non ha per ora voluto rilasciare dichiarazioni.

27 dicembre 2025 ( modifica il 27 dicembre 2025 | 12:28)